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eBook, l’Italia abbatte l’Iva ora la palla passa alla Ue

Dario Franceschini

Dal 1° gennaio 2015 anche l’Italia si allinea a Francia e Lussemburgo con l’abbattimento dell’Iva per i libri digitali.

Nella serata di ieri, infatti, è stata approvata definitivamente la Legge di Stabilità 2015 che rende operativo il ddl uscito dal Consiglio dei ministri del 15 ottobre e modificato nell’esame parlamentare.

La grossa novità per il digitale, come anticipato, è appunto la riduzione al 4%, dal precedente 22%, dell’Iva sugli eBook, grazie alla norma voluta dal Ministro alla Cultura Dario Franceschini.

Marco Polillo (AIE): ‘Adesso bisogna far cambiare idea agli altri Paesi Ue’

Grossa soddisfazione per l’Associazione Italiana Editori (AIE) che aveva lanciato la campagna #unlibroéunlibro, divenuto lo slogan di questa battaglia per l’equiparazione fiscale tra carta e digitale.

Per il presidente dell’AIE, Marco Polillo, è una “vittoria per il Paese e non solo per il mondo del libro”:

“L’Italia riconosce così ufficialmente che un libro è un libro, al di là del supporto – ha proseguito Polillo – In questo modo si aprono scenari nuovi per la lettura in Italia: per questo è una vittoria di tutto il paese. Un successo per chi legge, per chi non lo fa e potrà scegliere la modalità di lettura, una vittoria del buon senso prima di ogni altra cosa”.

“Il risultato eccezionale – ha indicato il presidente degli editori italiani, ricordando la campagna che ha sostenuto la proposta – è frutto dell’impegno di oltre 40 mila pollici in giù, degli autori, dei lettori, degli editori. Una mobilitazione di massa senza precedenti di tutti coloro che amano i libri”.

“L’Italia ha scelto e cambia dal 1° gennaio – ha concluso Polillo –. Adesso l’obiettivo, insieme al Governo, è far cambiare idea agli altri paesi d’Europa”.

 

Riforma Ue sempre più urgente

L’Unione europea dovrà tener conto di quanto sta avvenendo e modificare rapidamente ormai vecchie disposizioni che escludono i libri digitali dai regimi agevolati.

La situazione è complessa perché alcuni Paesi si sono messi di traverso, ma da tempo l’industria degli editori chiede a Bruxelles di prendere una posizione decisa, un libro è un libro a prescindere dal supporto sul quale si legge.

L’Italia rischia la procedura d’infrazione, ma il Governo ha deciso ugualmente di andare avanti convinto che la differente aliquota tra carta e digitale abbia rappresentato e rappresenti uno degli ostacoli alla diffusione della lettura in Italia. Pertanto, per favorire la cultura, occorre andare verso una equiparazione dell’Iva.

Del resto anche la Francia e il Lussemburgo sono già da tempo sotto la lente della Ue, ma finora non hanno fatto alcun passo indietro

Nel 2012 la Francia ha fissato l’Iva al 7% per gli eBook e nel 2013 l’ha ulteriormente ridotta al 5,5%. Anzi il Governo francese è andato anche oltre e ha esteso il regime agevolato anche alla stampa online, diversamente dall’Italia che ha deciso di rinviare su questa questione.

Quattro anni fa il Lussemburgo ha anche deciso di abbattere l’Iva per i libri digitali al 3%.

La differenza dell’Italia rispetto agli altri casi europei consiste nel fatto che la norma Franceschini non interviene per modificare l’elenco di beni soggetti a Iva agevolata ma, in via interpretativa, per ricondurre a una categoria già esistente – quella dei libri – un’ipotesi specifica (il supporto elettronico) che altrimenti rischierebbe di venire discriminata sotto il regime fiscale.

Questo, secondo il Ministro, dovrebbe escludere un intervento della Ue contro l’Italia.

L’articolo 98 della direttiva Iva 2006/112/Ce consente agli Stati membri di applicare aliquote ridotte solo alle operazioni relative a determinati beni e servizi, a condizione, però, che siano specificamente indicati nell’Allegato III alla direttiva.

Tra i vari beni e servizi riportati nell’Allegato nella sua originaria versione, comparivano solo i libri cartacei ampliati poi a quelli forniti ‘su qualunque supporto fisico’, senza alcun riferimento a quelli veicolati attraverso internet.

L’esclusione degli eBook dalla categoria dei beni o servizi qualificabili per l’aliquota ridotta è stata poi rafforzata dall’introduzione di una nuova proposizione all’articolo 98 della direttiva secondo cui “le aliquote ridotte sono in ogni caso escluse per i servizi forniti elettronicamente”.

Scopo di tale disposizione è di far applicare una sola aliquota (quella ordinaria) per ciascun Paese di consumo, quando già nei 28 Stati membri le aliquote ordinarie sono diverse e variano tra il 15 e il 27%.

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