Facebook è troppo grande, troppo opaco, non investe sufficienti risorse per mettere al sicuro i propri utenti e in alcuni contesti mette a rischio la sicurezza nazionale.
Sono queste le accuse dell’ultimo periodo che stanno coinvolgendo l’azienda di Mark Zuckerberg, in una settimana non proprio da incorniciare, aggravata dal blackout causato da un errore interno commesso durante una procedura di manutenzione che ha fatto perdere 6 miliardi di dollari al suo fondatore.
Le accuse dell’ex product manager Frances Haugen
Le pesanti accuse dell’ultimo periodo arrivano da Frances Haugen, che ha lavorato per due anni come ingegnere informatico addetto ai dati all’interno dell’azienda. Haugen, che ne poteva più delle ingiustizie che vedeva consumarsi sotto i suoi occhi, ha raccolto decine di documenti segreti, li ha passati al Wall Street Journal e infine “ci ha messo la faccia” in un’intervista a “60 Minutes” in onda su CBS News per poi essere chiamata al Senato americano durante un audizione sulla protezione dei bambini online.
“Mi chiamo Frances Haugen. Lavoravo in Facebook e mi sono iscritta perché credo che Facebook abbia il potenziale per tirare fuori il meglio di noi. Ma sono qui oggi perché credo che i prodotti di Facebook danneggino i bambini, alimentino la divisione, indeboliscano la nostra democrazia e molto altro. La leadership dell’azienda sa come rendere più sicuri Facebook e Instagram e non apporterà i cambiamenti necessari perché hanno messo i loro immensi profitti prima delle persone. L’azione del Congresso è necessaria. Non possono risolvere questa crisi senza il vostro aiuto”, ha spiegato Haugen in audizione al Senato Usa.
I’ll be testifying to the Senate tomorrow at 10a ET / 7a PT about @Instagram and @Facebook's impacts on children and society at large.
— Frances Haugen (@FrancesHaugen) October 5, 2021
You can watch here: https://t.co/uTPMBwqtx9
Haugen, che ha lavorato in passato anche con Google, Pinterest e Yelp, sostiene che Facebook era a conoscenza dei danni causati da Instagram alla salute mentale delle adolescenti, ha mentito al pubblico sul monitoraggio dei contenuti di odio e minacce, perché erano funzionali all’aumento di traffico, e ha allentato le garanzie contro la disinformazione dopo le elezioni del 2020, scelta che può aver contribuito preparare il terreno alla rivolta del Campidoglio il 6 gennaio.
Haugen: “Facebook è un’azienda da 1000 miliardi che fa profitti sulla nostra sicurezza”
“Lavorando in quattro grandi aziende tecnologiche che gestiscono diversi tipi di social network, sono stata in grado di confrontare il modo in cui ogni azienda si avvicina e affronta le diverse sfide. Le scelte fatte dalla leadership di Facebook sono un problema enorme – per i bambini, per la sicurezza pubblica, per la democrazia – ecco perché mi sono fatta avanti. Siamo chiari: non deve essere così. Siamo qui oggi a causa delle scelte deliberate che Facebook ha fatto”, continua. “Questa non è semplicemente una questione di alcuni utenti dei social media che sono arrabbiati o instabili. Facebook è diventata un’azienda da mille miliardi di dollari pagando i suoi profitti con la nostra sicurezza, compresa quella dei nostri figli. E questo è inaccettabile”.
La replica del fondatore di Facebook
Il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, ha replicato alle accuse della ‘talpa’ Frances Haugen contro i suoi social media, definendole “illogiche”. In una lettera aperta ai dipendenti, Zuckerberg ha assicurato che il gruppo si preoccupa “profondamente di questioni come la sicurezza, il benessere e la salute mentale”. “E’ difficile per noi assistere a una rappresentazione errata del nostro lavoro e delle nostre motivazioni”, ha scritto, “penso che molti di voi non riconoscano la falsa immagine della società che è stata dipinta”
In una nota la società ha poi passato la palla alla politica: “È tempo di creare regole standard per l’industria di Internet. Tuttavia non devono essere le società a occuparsene, ma il Congresso». Facebook ha quindi evidenziato che le accuse della talpa non si basano su nessuna evidenza scientifica: “Se una qualsiasi ricerca avesse identificato una soluzione per queste complesse situazioni l’industria, il governo e la società le avrebbero risolte ormai da tempo”.
La stretta del Congresso Usa verso i big tech e l’appello di Haugen
Repubblicani e Democratici sembrerebbero d’altro canto aver accolto la chiamata di Haugen, aprendo un dibattito che potrebbe condurre in breve tempo a un irrigidimento delle leggi sulla privacy e sulla concorrenza, a un rafforzamento delle tutele online per i bambini e a un inasprimento della responsabilità delle piattaforme.
“La gravità di questa crisi richiede di uscire dalle precedenti cornici normative. Gli aggiustamenti alle obsolete protezioni della privacy o le modifiche alla sezione 230 non saranno sufficienti. Il centro della questione è che nessuno può capire le scelte distruttive di Facebook meglio di Facebook, perché solo Facebook può guardare sotto il tappeto. Un punto di partenza fondamentale per una regolamentazione efficace è la trasparenza: pieno accesso ai dati per la ricerca non diretta da Facebook. Su questa base, possiamo costruire regole e standard sensati per affrontare i danni ai consumatori, i contenuti illegali, la protezione dei dati, le pratiche anticoncorrenziali, i sistemi algoritmici e altro ancora”.
“Finché Facebook opererà all’oscuro di tutto, non dovrà rendere conto a nessuno. E continuerà a fare scelte che vanno contro il bene comune. Il nostro bene comune. Quando abbiamo capito che le compagnie di tabacco nascondevano i danni che provocavano, il governo è intervenuto. Quando abbiamo capito che le auto erano più sicure con le cinture di sicurezza, il governo è intervenuto. E oggi, il governo sta intervenendo contro le compagnie che hanno nascosto le prove sugli oppioidi. Vi imploro di fare lo stesso in questo caso”, conclude Haugen.