l'intervista

E. Borghi (Italia Viva): “L’Agenzia sulla disinformazione? Non per censurare, ma per identificare le minacce informatiche alla nostra democrazia”

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Intervista di Key4biz al senatore Enrico Borghi di Italia Viva, il partito che propone, con un emendamento al Ddl Sicurezza, di istituire presso la presidenza del Consiglio l’Agenzia sulla disinformazione e la sicurezza cognitiva: “È già realtà in Svezia, Francia, Slovacchia, Spagna e USA”.

“L’Agenzia da noi pensata non può e non potrebbe avere alcun potere censorio, ma solo di analisi e informazione dei fenomeni in atto, colmando i vuoti di competenza che hanno soggetti come Agcom o ACN”. Spiega così a Key4biz il senatore Enrico Borghi di Italia Viva la ratio della proposta, contenuta in questo emendamento presentato alla Camera al Disegno di legge sulla Sicurezza, di istituire presso la presidenza del Consiglio l’Agenzia sulla disinformazione e la sicurezza cognitiva

Key4biz. Perché questa proposta?

Enrico Borghi. Siamo in presenza di un salto di qualità dell’azione di disinformazione. Lo comprovano gli allarmi portati dai nostri massimi vertici della sicurezza. Se presentando il suo rapporto alle Camere, il capo dei servizi segreti, Elisabetta Belloni, attuale capo sherpa del G7, dice che “è in gioco la tenuta delle economie e delle società liberal-democratiche” e se in Parlamento il Capo di Stato Maggiore e futuro presidente del Comitato Militare NATO, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, denuncia che “è in atto una strategia di disinformazione russa e ne va del nostro modello di vita e dei nostri valori democratici”, cosa bisogna fare? Girarsi da un’altra parte? Noi pensiamo che si debba reagire e agire, prima che sia troppo tardi. 

Key4biz. Come dovrebbe operare l’Agenzia?

Enrico Borghi. Dovrebbe identificare, analizzare, prevenire la disinformazione, la misinformazione, gli attacchi alla sicurezza cognitiva di istituzioni e cittadini, identificando quando dietro a queste attività vi sono minacce informative frutto di ingerenze straniere. Questi aspetti vanno ricondotti in termini di analisi e informazione a chi ha la responsabilità di vertice dello Stato, con l’obiettivo di salvaguardare la società aperta e democratica, la libera formazione e informazione dell’opinione pubblica e la libertà e l’indipendenza italiana. Serve quindi una grande capacità di lettura, analisi e intellettura dei fenomeni in corso, per informare di ciò che accade il decisore, analogamente a quanto accade con gli attacchi cyber.

Key4biz. Come fare per evitare la censura?

Enrico Borghi. Non bisogna confondere la disinformazione con la cattiva informazione. La prima sono autentiche campagne pianificate di manipolazione, organizzate da strutture specializzate e frutto spesso di ingerenze straniere. Al contrario di quanto sostiene qualche polemista sprovveduto o indirizzato, la nostra proposta va nella direzione della tutela e del sostegno della libera informazione, oggi spesso schiacciata dalla mole di ridondanza delle fake news, per creare la condizione per la quale sia la moneta buona a scacciare quella cattiva e non viceversa. La nostra è una proposta che va in direzione opposta alla censura. Al contrario, consente alla libera informazione di muoversi agevolmente senza le tossine di un inquinamento comunicativo programmato quanto spesso inconsapevole ai più. Dobbiamo agire per rafforzare gli anticorpi della società democratica, e per salvaguardare i valori della libertà, della democrazia e dei diritti umani che sono proprio quelli che vengono conculcati dalla disinformazione. E in ogni caso l’Agenzia da noi pensata non può e non potrebbe avere alcun potere censorio, ma solo di analisi e informazione dei fenomeni in atto, colmando i vuoti di competenza che hanno soggetti come Agcom o ACN.

Key4biz. Da chi potrebbe essere composta?

Enrico Borghi. Se partiamo dall’assunto che le operazioni cognitive sono l’ultima frontiera delle guerre ibride, che attaccano l’ambiente informativo di una società per seminare discordia e indebolirla, polarizzando e fomentando le contraddizioni sociali esistenti, servono evidentemente figure professionali in grado di analizzare tutto ciò. Analisti, studiosi, ricercatori, esperti di geopolitica come di scienze sociali, sviluppatori tecnologici, filosofi ed esperti di etica. Servono competenze per elaborare strategie di prevenzione e deterrenza che oggi mancano, vuoi perché siamo davanti a un fenomeno nuovo vuoi perché si toccano ambiti tra il tecnologico e lo psicopedagogico che non erano appannaggio dell’intelligence classica. Ma noi dobbiamo capire una cosa chiave: siamo società aperte e plurali (caratteristiche da preservare), e questo fa di noi agli occhi delle autocrazie realtà vulnerabili. Negli scenari futuri, che prevedono la militarizzazione del metaverso, l’arrivo dei chatbot maligni e dei killbot, e l’azione per l’annientamento della consapevolezza cognitiva e situazionale delle masse, servono i nuovi medici che ci curino dagli oppiacei digitali. Ecco da chi dovrebbe essere composta questa Agenzia. Non certo da burocrati passacarte. Ma dai migliori prodotti delle nostre università e delle nostre aziende. Perché è su questo terreno che si gioca il nostro futuro.

Key4biz. Se l’emendamento non dovesse passare, Italia Viva andrà avanti per farla realizzare?

Enrico Borghi. Per l’importanza delle cose che le ho detto, noi lavoreremo fino in fondo, auspicando uno spirito unitario e istituzionale in tutte le forze politiche esattamente come fu quando si varò la legge 124 sui servizi di informazione nel 2007.

Key4biz. In Svezia già esiste l’Agenzia per la Difesa Psicologica. Con quali risultati?

Enrico Borghi. Non è un caso che la Svezia si sia dotata di una struttura simile, nel quadro di una nuova strategia di difesa militare totale che l’ha portata anche a rompere la sua tradizionale neutralità per aderire alla Nato. È un caso concreto di strumenti della “cognitive warfare”, che assicura supporto alla difesa nazionale e sviluppo di azioni mirate e di quello che si definisce “vantaggio informativo”, che porta anche all’implementazione di nuove soluzioni tecnologiche. La Svezia in tal modo si difende, e costruisce gli anticorpi per impedire intossicazione dello spazio informativo che l’ha vista particolarmente esposta proprio dopo la sua decisione di aderire al Patto Atlantico. E dopo di lei Francia, Slovacchia e Spagna, oltre agli USA ovviamente, si sono dotati di strutture analoghe. È il caso di muoverci anche noi.

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