il giallo dell'estate

Durov, perché nel 2018 Macron gli ha chiesto di trasferire Telegram a Parigi e concesso nel 2021 la cittadinanza in modo inusuale?

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Perché tanta attenzione di Macron per Durov e Telegram? Perché è stato arrestato Durov? Per "complicité".

L’arresto in Francia del fondatore e CEO di Telegram è diventato il “giallo” di quest’estate 2024 per chi, come noi, si occupa di innovazione tecnologica, privacy, cybersecurity e geopolitica. 

Oggi emerge una nuova curiosità. Nel 2018, 6 anni prima che finisse arrestato, Pavel Durov è stato a pranzo con il presidente Emmanuel Macron. Secondo quanto svelato dal Wall Street JournalMacron ha chiesto, in quella circostanza, a Durov di trasferire la sede di Telegram a Parigi. Il fondatore della piattaforma ha rifiutato. Disse anche no alla proposta di Macron di concedergli la cittadinanza francese, che comunque è arrivata nel 2021. In una modalità inusuale, scrive POLITICO.

Durov e la cittadinanza francese

“Le condizioni per le quali a Durov è stata concessa la cittadinanza francese, tuttavia, non sono chiare. Ottenere la cittadinanza per le persone nate all’estero di solito richiede di aver vissuto in Francia, il che non era il caso di Durov”, secondo quanto scritto da Le Monde l’anno scorso.

Sempre secondo il giornale francese, Durov è diventato cittadino francese, su iniziativa del Governo, attraverso una procedura speciale prevista per “uno straniero francofono che contribuisce attraverso il suo eccezionale lavoro all’influenza della Francia e alla prosperità delle sue relazioni economiche internazionali”.

Ciò che ha portato Durov a ottenere questo status, continua POLITICO, non è stato reso pubblico e le sue abilità linguistiche francesi sono sconosciute.

Un portavoce della presidenza francese ha detto a POLITICO che la richiesta di concedere la cittadinanza a Durov era stata avanzata dal ministero degli Esteri, il quale ha smentito, replicando di “non proporre cittadinanza individuali”.

Il giallo si infittisce.

Perché tanta attenzione di Macron per Durov e Telegram?

Perché Macron ha chiesto a Durov di trasferire la sede e quindi i dati di tutti gli utenti di Telegram a Parigi? Temeva in un blocco della piattaforma da parte di Putin? Aveva paura che i dati degli utenti finissero nelle mani del Cremlino?

E poi perché Macron gli ha concesso la cittadinanza francese?

Temeva che Durov facesse la fine di Assange o Snowden?

Ritorniamo ai fatti. 

Perché è stato arrestato Durov? Per “complicité

Durov è stato arrestato in Francia sabato scorso e la sua custodia cautelare può durare al massimo fino alle ore 20 di oggi. È stato arrestato nell’ambito di un’indagine, avviata l’8 luglio, nei confronti di un soggetto non ancora identificato per crimini informatici compiuti attraverso Telegram. Durov non è il principale obiettivo dell’indagine, hanno detto gli investigatori. Tra i reati contestati a questa persona ancora sconosciuta sono:

  • La condivisione su un gruppo Telegram di materiale pedopornografico
  • Traffico di droga
  • Riciclaggio di denaro
  • E vendita di software di crittografia non autorizzato.

Il Ceo e fondatore di Telegram è stato arrestato per diversi motivi: 

  • Per non aver contrastato e cancellato questi contenuti illegali su Telegram da cui sono stati compiuti reati
  • Per non aver collaborato prontamente con le autorità francesi
  • È accusato, per tutti i motivi ora esposti, di complicità. Di complicité. Co-responsabile penalmente dei contenuti illeciti veicolati su Telegram.

Per questo motivo il caso Telegram in Francia sta facendo scuola. In base a una legge nazionale francese di quest’anno è richiesto alle piattaforme online di collaborare con le autorità per contribuire al contrato di contenuti d’odio, disinformazione, razzismo, cyberbullismo e crimini informatici. 

Questa legge francese è perfettamente in linea con il Digital Service Act. Il DSA nell’articolo 9 dal titolo “Ordini di contrastare i contenuti illegali” prevede: “Appena ricevuto l’ordine di contrastare uno o più specifici contenuti illegali, emesso dalle autorità giudiziarie o amministrative nazionali competenti, sulla base del diritto dell’Unione o del diritto nazionale applicabili in conformità con il diritto dell’Unione, i prestatori di servizi intermediari informano senza indebito ritardo l’autorità che ha emesso l’ordine”.

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