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Durata del processo penale, siamo i peggiori d’Europa

L’Italia continua a essere un’anomalia in Europa per quanto riguarda i tempi della giustizia: durata processo penale e durata del processo civile. Dopo gli iniziali progressi dell’ultimo decennio secondo il report di Cepej (Commissione per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa) i giorni necessari per portare a termine un processo hanno ripreso a crescere, nonostante non si fossero ancora avvicinati alle medie europee e men che meno a quelle dei Paesi più virtuosi. Adesso, non resta che sperare nel Pnrr che prevede l’assunzione di 17mila tecnici per il Ministero della Giustizia e negli effetti della riforma Cartabia, appena approvata dal Consiglio dei ministri.

La durata media dei processi in Italia

I dati di cui parliamo riguardano il Disposition Time, che è l’indicatore usato dal Cepej stesso e che misura il tempo medio prevedibile di definizione dei procedimenti confrontando lo stock di pendenze alla fine dell’anno con il flusso dei procedimenti definiti nell’anno. Se lo stock è superiore al numero di processi definiti significa che in media questi durano più di un anno.

Che cosa è il disposition time

Ed è il caso dell’Italia, per cui la durata del processo penale risulta essere di 361 giorni solo in primo grado. Si tratta di un dato del 2018, che è decisamente peggiorativo di quello del 2016, di 310 giorni, quando invece si era registrato un miglioramento rispetto ai 386 giorni di due anni prima. Ma è soprattutto la durata più lunga d’Europa. considerando che per esempio in Spagna, il Paese solitamente in tanti indicatori più simile al nostro, ci si ferma a 170, nel Portogallo a 205, nei Paesi Bassi a 104. Facciamo anche peggio della Turchia, dove ci vogliono 303 giorni.

La durata dei processo penale in Italia

Tra i motivi dell’andamento negativo della durata del processo penale vi sono per il Cepej paradossalmente le modifiche alla legislazione che hanno portato alla decriminalizzazione di alcuni reati, cosa che ha provocato una riduzione generale del numero dei processi, tra cui sono rimasti però solo quelli per crimini più gravi e quindi più complessi e lunghi da definire.

I tempi della giustizia civile

I ritardi nella giustizia civile non sono da meno. Anzi, i tempi sono ancora maggiori. Nel 2018 un procedimento veniva smaltito mediamente in 527 giorni nel primo grado, 13 giorni più che nel 2016, anche se 53 in meno che nel 2012. E anche in questo caso si trattava quasi delle tempistiche peggiori d’Europa, superate solo da quelle della Grecia. In Spagna i giorni necessari sono 362, in Germania 220, in Francia 420. Il record però si raggiunge nel processo amministrativo, con 889 giorni nel 2018, in questo caso però almeno con una riduzione rispetto ai dati di due anni prima.

La riforma del ministro Cartabia

Sono anche questi numeri a essere alla base dei tentativi di riforma della giustizia che negli anni sono stati intrapresi dai governi, e anche di quello dell’attuale ministra Marta Cartabia, che infatti tra i provvedimenti che compongono la sua di riforma ha inserito anche tempi certi dei processi penali, in particolare due anni per quello d’appello e uno per quello di Cassazione, che si aggiungono alla conferma dello stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado, sia di colpevolezza che di assoluzione.

La durata del processo penale

Oltre ai ritardi primo grado del resto vi sono del resto quelli dei successivi ad allungare i tempi, che nel complesso ora arrivano anche a 7 anni considerando che il 41,5% dei procedimenti di appello secondo Cepej supera i due anni in ambito penale (e il 44,8% in quello civile), la percentuale più alta d’Europa.

La riforma della Cartabia per tagliare la durata del processo penale

Per sfoltire la coda dei processi inoltre il pubblico ministero potrà chiedere il rinvio a giudizio solo in caso di ragionevole previsione di condanna. Per i reati particolarmente gravi, come quelli legati alla mafia e al terrorismo, si segue un regime diverso: il procedimento va avanti ma le proroghe devono essere motivate dal giudice. Inoltre per i primi 3 anni, cioè fino al 2024, la riforma Cartabia della giustizia prevede che i tempi restino piuttosto lunghi: 4 anni in appello e 2 in Cassazione per tutti i processi in via ordinaria. A medio termine questi provvedimenti dovrebbero portare complessivamente a una riduzione dei tempi di durata del processo penale, che nelle intenzioni dell’esecutivo tra tutti i gradi dovrebbero scendere a circa 5 anni e non oltre.

A che punto è l’informatizzazione del processo pensale

L’informatizzazione del processo penale ha fatto dei progressi significativi che migliora molte aree della giustizia. Per esempio:

  1. Gestione dei casi: Ci sono sistemi informatici dedicati alla gestione dei casi giudiziari. Viene utilizzato il sistema informatico Penale Giustizia per la gestione dei procedimenti penali nei tribunali.
  2. E-filing: È possibile presentare documenti e atti processuali in forma digitale tramite la piattaforma Telematico Giustizia.
  3. Documentazione digitale: Molta della documentazione utilizzata nei procedimenti giudiziari è stata digitalizzata, consentendo un accesso più rapido e condiviso.
  4. Condivisione delle prove digitali: L’utilizzo di prove digitali, come video, registrazioni e documenti elettronici, è sempre più comune nei procedimenti penali.
  5. Videoconferenze: Le udienze a distanza tramite videoconferenza sono state introdotte in alcuni casi, specialmente durante la pandemia da COVID-19, per ridurre la necessità di presenze fisiche.

I dati si riferiscono al: 2018

Fonte: Cepej

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