L’amministrazione Trump “sicuramente darà grande impulso ulteriore al settore tecnologico, al cosiddetto high tech, dove noi siamo già molto indietro e questo è il settore trainante della produttività”. Meglio quindi muoversi e reagire subito, per evitare una lenta agonia, rilanciando così la sua ricetta che in sintesi prevede investimenti extra per 800 miliardi di euro per il rilancio della Ue. Lo ha detto oggi Mario Draghi al meeting della Comunità economica europea a Budapest, dove l’ex presidente della BCE rilancia i suoi temi: l’autore del report di riferimento per il rilancio della Ue commissionato da Ursula von der Leyen nel quale super Mario aveva già messo in fila le priorità tecnologiche per la nuova Commissione, fra ritardi dell’ultraboradband e rischi connessi ad una crescita scomposta dell’AI, che con Trump al timone degli Usa rischia di accentuarsi in termini di deregulation.
Draghi: ‘Trump darà impulso ai settori innovativi. Bisogna negoziare con l’alleato Usa’
“Trump darà tanto impulso nei settori innovativi e proteggerà tanto le industrie tradizionali, che sono proprio le industrie dove noi esportiamo di più negli Stati Uniti. E quindi lì dovremo negoziare con l’alleato americano, con uno spirito unitario, in maniera tale da proteggere anche i nostri produttori europei”, ha detto Draghi al vertice informale nella capitale magiara. Chiaro in questo senso il riferimento ai nostri (pochi) campioni tecnologici, che vanno salvaguardati dallo strapotere cinese ma anche da quello Usa. Quindi, meglio avere chiaro chi è l’alleato, vale a dire, gli Usa, per poter quanto meno proteggersi dall’invasione asiatica.
La vittoria di Trump rende ancor più urgente prendere in mano la situazione e rilanciare una sovranità digitale ed economica da troppo tempo latitante a Bruxelles. Dal Cloud ai semiconduttori passando per le reti ultrabroadband e i servizi digitali sono molti i nervi scoperti sul fronte tecnologico europeo.
“Già ora – ricorda Draghi – la differenza della produttività tra gli Stati Uniti e l’Europa è molto ampia, quindi noi dovremmo in un certo senso agire e gran parte delle indicazioni del Rapporto vanno proprio solo su questo tema”.
La vittoria di Trump e la sua lezione per la politica tecnologica dell’UE
“La vittoria di Trump non solo ricorda all’Europa che deve essere in grado di reggersi in piedi da sola nella tecnologia digitale. Illustra anche i danni collaterali che la digitalizzazione non guidata può causare alle società”, scrive Daniel Mügge è professore di aritmetica politica presso il dipartimento di scienze politiche dell’Università di Amsterdam in un intervento su Euractiv.
“La vittoria di Trump è un campanello d’allarme per i politici dell’UE affinché indirizzino con forza la tecnologia digitale in modo che rafforzi la democrazia, la sicurezza dei cittadini e dell’economia, la coesione sociale e la prosperità umana, l’opposto di ciò a cui abbiamo assistito negli Stati Uniti. Inseguire semplicemente la competenza tecnologica degli Stati Uniti in una “corsa alla competitività” farà più danni che benefici”, aggiunge il professore.
Musk e el Big Tech avranno più campo libero
Quel che è certo è che con Trump alla Casa Bianca le aziende di Elon Musk, da Starlink a SpaceX passando per Tesla, avranno più campo libero. Così come sul fronte dell’intelligenza artificiale è prevedibile uno sviluppo meno regolato e più libero che porterà a scenari ancora difficili da prevedere.
Per quanto riguarda le grandi piattaforme, i ‘gatekeepers’ della Rete, oltre all’alleanza conclamata con Musk, Trump potrà contare sull’appoggio di Jeff Bezos, fondatore di Amazon (che controlla AWS e Kuiper) e sulla non belligeranza di Marc Zuckerberg (Meta), di Google e di Microsoft.
Il rischio di un incremento delle fake news nei prossimi anni è più che concreto e non basteranno eserciti di fact-checkers per evitare l’invasione di false notizie e di falsi video creati ad hoc dall’intelligenza artificiale che sarà sempre più pervasiva in tutte le sue sfaccettature.
Meloni-Musk, rapporto privilegiato un vantaggio per l’Italia nella Ue
C’è da dire, d’altro canto, che il rapporto privilegiato di Giorgia Meloni con Elon Musk, al di là di tutto, è un vantaggio innegabile per il ruolo che l’Italia potrà ricoprire nel consesso europeo. Su questo non ci sono grossi dubbi e il fatto che Meloni si sia subito congratulata con Elon Musk e che già prima delle elezioni abbia avuto rapporti privilegiati con lui rappresenta un plus non da poco per il nostro paese che potrebbe pesare anche a Buxelles.
Nei prossimi anni, la Commissione Ue e entità come l’AI Office daranno corpo alle ossa della legislazione digitale dell’UE. Molte di queste normative sono dinamiche: lasciano spazio per la messa a punto e l’adattamento man mano che accumuliamo esperienza con la tecnologia, i suoi lati positivi e negativi, e cosa funziona e cosa no.
“Ci saranno grandi cambiamenti in vista e credo che l’Europa non possa più rinviare le decisioni”, ha insistito nel suo intervento odierno Draghi, che si è rammaricato che negli ultimi anni le decisioni siano state rinviate alla ricerca di un “consenso che non è arrivato” e ha sottolineato la necessità di unità per affrontare la necessità di “grandi cambiamenti”. Alla domanda sulla necessità di investimenti pubblici comuni, Draghi ha detto che “sono indispensabili” ma ha ammesso che non è il primo passo urgente perché ci sono “molte altre decisioni che possono essere affrontate prima senza affrontare immediatamente il problema del finanziamento pubblico comune”.
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