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Dopo i veicoli elettrici, la Cina punta a dominare la guida autonoma potenziata dall’AI

La Cina, dopo aver superato il resto del mondo nel settore dei veicoli elettrici, sta ora cercando di replicare il successo nel campo della guida autonoma potenziata dall’intelligenza artificiale.

Startup come XPeng e colossi tecnologici nazionali come Huawei stanno intensificando la competizione nello sviluppo di software di assistenza alla guida, considerato un passo verso la guida completamente autonoma.

Queste aziende utilizzano tecniche di AI per imitare i comportamenti umani alla guida, consentendo ai veicoli di navigare in diverse situazioni di traffico.

Sebbene la tecnologia cinese non sia ancora ampiamente disponibile negli Stati Uniti, sta già suscitando preoccupazioni in ambito di sicurezza nazionale.

La Cina punta a diventare una potenza globale nel settore automobilistico, sfidando l’Occidente e il Giappone. Il mercato cinese, con metà delle nuove auto vendute che sono veicoli elettrici o ibridi plug-in, offre un vantaggio competitivo.

I consumatori cinesi, tecnologicamente avanzati e in gran parte neofiti alla guida, sono più inclini a cedere il controllo del veicolo a un computer. XPeng, ad esempio, ha testato il suo sistema su oltre 4 milioni di miglia di strade cinesi, e nuovi modelli dotati di questa tecnologia saranno disponibili a partire da 22.000 dollari.

Tuttavia, restrizioni americane sull’accesso della Cina a chip avanzati potrebbero rappresentare una sfida significativa per l’industria automobilistica cinese.

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Facebook ammette di raccogliere foto e post pubblici di tutti gli adulti australiani per addestrare l’AI, senza opzione di opt-out

Facebook ha ammesso di raccogliere le foto pubbliche, i post e altri dati di tutti gli utenti adulti australiani sulla piattaforma per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale, senza offrire alcuna opzione di opt-out.

Questa pratica è stata confermata durante un’inchiesta parlamentare, dove i rappresentanti di Meta hanno dichiarato che, a differenza degli utenti dell’Unione Europea, agli australiani non è concessa la possibilità di rifiutare il consenso.

La direttrice globale della privacy di Meta, Melinda Claybaugh, ha spiegato che tale differenza è dovuta alla mancanza di leggi sulla privacy in Australia che impongano l’obbligo di offrire un’opzione di opt-out.

Durante l’inchiesta, i senatori hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla raccolta di dati sensibili, incluso il possibile utilizzo di foto di bambini pubblicate dagli adulti sui loro account. Nonostante le rassicurazioni di Meta che gli account di minori non vengono coinvolti, resta la questione delle foto dei bambini presenti sui profili degli adulti.

La decisione di Meta di non offrire un opt-out agli australiani riflette una diseguaglianza nella protezione della privacy tra diverse regioni, sottolineando la necessità di riforme legislative in Australia per proteggere meglio i dati dei cittadini.

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