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Dopo due anni il Governo scopre i pericoli della ‘infodemia’ (dannosa quasi quanto il Covid)

La notizia avrebbe dell’incredibile, se non fosse vera: sui quotidiani di oggi emerge la notizia (che ha iniziato a circolare ieri) che nella riunione del Comitato Tecnico Scientifico (l’ormai stranoto “Cts”) prevista per domani alle 11 verrebbe affrontata la decisione di modificare l’assetto del “bollettino” quotidiano dei dati relativi alla pandemia da Covid-19.

I “numeri” della pandemia sono infatti nuovamente in crescita, la diffusione dei contagi cresce a ritmo sostenuto, ma qualcuno sembra… finalmente (comunque tardivamente!) rendersi conto che questi flussi informativi producono essenzialmente due conseguenze nella collettività e nel tessuto psichico di ogni cittadino: confusione ed apprensione.

Un processo comunicazionale ansiogeno che si ripropone giorno dopo giorno ormai da quasi due anni. Quasi quasi una sorta di “arma di distrazione di massa” rispetto ad un sano “agenda setting” della politica.

Possiamo rivendicare di essere stati tra in primi in Italia, ormai quasi due anni fa, a denunciare le dinamiche di flussi informativo-comunicazionali confusi, frammentari, erratici, e le correlate gravi conseguenze: lo abbiamo detto a chiare lettere in numerosi interventi, come giornalisti, anche in occasione della allora rituale conferenza stampa delle ore 18 presso la sede della Protezione Civile (vedi – tra gli altri – l’articolo pubblicato su “Key4biz” del 19 marzo 2021, “Pandemia e infodemia? si insedia il nuovo Comitato Tecnico Scientifico” e quello dell’11 aprile 2020, sul quotidiano “il Riformista”, “Covid, c’è un’altra emergenza: quella psico-sociale”).

Abbiamo più volte segnalato questa criticità, grave non meno dell’altra: la sottovalutazione delle conseguenze psico-sociali (e poi ovviamente anche economiche) di un approccio monodimensionale (sanitario) alla pandemia, ignorando i saperi altri (sociologia, psicologia, mediologia, statistica…).

Abbiamo affrontato queste criticità direttamente con i massimi esperti designati dal Governo, dal Coordinatore del Cts Franco Locatelli al Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) Silvio Brusaferro. In una occasione l’allora Commissario Straordinario alla Protezione Civile, quel Domenico Arcuri (scomparso dai radar, dopo la rimozione messa in atto dal Presidente Mario Draghi nel marzo 2021), ci rispose che avrebbe ragionato su una possibile “integrazione di saperi” scientifici all’interno del Cts, e lo stesso allora Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte sembrò accogliere questa prospettiva.

Nei mesi successivi, è forse cambiato qualcosa? No.

A distanza di due anni, la situazione è rimasta sostanzialmente immutata.

Anche l’avvento dell’esecutivo guidato da Mario Draghi non ha determinato cambiamenti significativi, fatta salva la non riproposizione delle stucchevoli “conferenze stampa” cui ci aveva abituato il suo predecessore Giuseppe Conte, ovvero i suoi “annunci alla nazione”. Ma Draghi è caduto su una buccia di banana, se è vero che, dopo le decisioni assunte dal Consiglio dei Ministri mercoledì della scorsa settimana (5 gennaio 2022), ha ritenuto, a distanza di tre giorni, di convocare una conferenza stampa (lunedì 10 gennaio 2022) per illustrare le motivazioni che avevano portato a quelle decisioni, sempre in materia di controverse misure anti-pandemiche.

I telegiornali – in primis il Tg1 della Rai – continuano a sparare, ogni sera, dati e tabelle che vengono proposti come una triste litania, meccanicamente e asetticamente, quasi mai con un commento critico intelligente.

Il mix tra pandemia e infodemia: cocktail letale per la democrazia

Abbiamo scritto più volte che il mix tra “pandemia” e “infodemia” rappresenta un cocktail letale per la stessa democrazia.

Improvvisamente, uno dei “super-esperti” che impazzano sui media, Matteo Bassetti (Primario di Malattie infettive all’Ospedale “San Martino” di Genova), ha cominciato a sostenere la sostanziale inutilità del… bollettino dei contagi quotidiano. Bassetti ha sostenuto – in un’intervista a Radio Cusano Campus – “bisogna finirla col report serale: non dice nulla, e non serve a nulla, se non mettere l’ansia alle persone”.

Oh, perbacco!

Ma il Professor Bassetti scopre ciò soltanto a metà gennaio 2022?! E fino ad oggi, invece, caro professore… “a casa tutti bene” (per citare l’avvincente amara serie tv Netflix tratta dal film di Gabriele Muccino)?!

Gli sono comunque andati a ruota diversi Presidenti delle Regioni, che hanno avanzato proposte per modificare le tabelle.

È trapelato quindi che il Comitato Tecnico Scientifico sta effettivamente valutando quindi una modificazione della sua strategia (“strategia”?!) di comunicazione, proponendo un nuovo formato del bollettino ed una novella cadenza periodica.

Un nuovo formato ed una nuova cadenza per il “bollettino” del Cts

Dalla cadenza quotidiana, si potrebbe passare ad una cadenza bisettimanale, se non addirittura settimanale.

E forse non si verrebbero a conteggiare come ricoveri dovuti al coronavirus i pazienti ospedalizzati per altre patologie e poi risultati positivi… Questa condivisibile tesi è stata fatta propria in particolare dalla Regione Lombardia, che sostiene che la correzione di rotta consentirebbe “una rappresentazione più realistica e oggettiva della pressione sugli ospedali causata dal Covid”, e pare che da domani stesso (venerdì 14 gennaio) provvederà a modificare il report dei dati regionali che trasmette al Ministero…

C’è chi sostiene che è necessario eliminare dal computo tabellare gli asintomatici, conteggiando solo i sintomatici…

Si ricorda che ogni pomeriggio viene pubblicato un rapporto che fotografa la situazione della pandemia Regione per Regione, utilizzando i dati raggruppati dal Ministero della Salute e dall’ Istituto Superiore di Sanità. Vengono proposti i numeri sui nuovi positivi, i guariti e i deceduti, i pazienti ospedalizzati, quelli in terapia intensiva, e sono conteggiati tutti i tamponi effettuati (distinguendo fra test rapidi e molecolari)…

La conferma di una gestazione decisionale in materia è stata confermata ieri l’altro 11 gennaio 2022 da uno dei membri del Cts, l’infettivologo Donato Greco, cheha spiegato a Rai Radio1 che “noi del Cts stiamo valutando se parlarne con il Governo”.

Va ricordato che non si tratta soltanto di un problema squisitamente “comunicazionale”: non è emersa infatti una improvvisa eppur apprezzabile sensibilità mediologica da parte del Ministero della Salute o da parte dei Governatori regionali, bensì cresce la preoccupazione che l’attuale sistema di monitoraggio possa presto determinare un avvio di “zona arancione” in molte Regioni, con le ormai note disastrose conseguenze nel tessuto produttivo, commerciale.

Ancora una volta, la preoccupazione è purtroppo prevalentemente economica.

Per evitare ulteriori limitazioni e contrazioni dell’economia, le Regioni sono quindi in pressing per rivedere i criteri e per snellire le procedure per gli asintomatici, soprattutto per quelli completamente vaccinati.

Per esempio, la Regione Liguria propone di “tamponare solo i sintomatici, altrimenti non saremo travolti dai malati, ma dalle carte e dai tamponi”…

Emerge qualche voce contraria alla proposta di modificazione del report: secondo Fabrizio Pregliasco, virologo e docente della Statale di Milano (in una intervista all’AdnKronos), “in questa fase ancora espansiva dell’epidemia, eliminare il bollettino quotidiano sarebbe un segnale di liberi tutti, mentre la comunicazione quotidiana ha l’effetto di ricordare la situazione in cui siamo”. Anche lui però ammette che “i dati così come sono comunicati sono un po’ grossolani e non tengono conto dei vari distinguo, si dice cioè che un 34 % delle persone ospedalizzate è anche positivo a Covid, ma in condizioni tranquille e quindi il dato andrebbe articolato meglio. Poi non è solo il dato in sé, ma anche come lo si racconta, è chiaro che se diventa la prima notizia del Tg, raccontata con enfasi, effetto ansiogeno”… C’è chi teme che non pubblicare i dati “potrebbe sembrare un modo di nascondere qualcosa”, sostiene oggi sul quotidiano “il FoglioAlessio D’Amato, Assessore alla Sanità della Regione Lazio.

Il Sottosegretario alla Salute Andrea Costa (che esercita la delega per la “prevenzione sanitaria”) sarebbe favorevole ad una edizione bisettimanale del bollettino: ha sostenuto “dobbiamo anche lanciare dei messaggi rassicuranti ai cittadini che hanno aderito in maniera importante alla campagna vaccinale e hanno seguito in maniera rigida le regole”. Ha anche detto, a chiare lettere: “il report quotidiano dei contagi è inutile, perché di per sé non dice nulla. Ho proposto al Ministro Speranza di fare una riflessione. In questa fase dell’epidemia è bene soffermarsi su ricoveri e occupazione dei letti”.

Bene! Un esponente del Governo, nientepododimeno che Sottosegretario alla Salute, dichiara che il bollettino sarebbe “inutile”.

E spiega: “perché di per sé non dice nulla”. Da non crederci.

La situazione – ancora una volta – non è sotto controllo: prevale confusione, sia nelle decisioni assunte operativamente dal Governo, sia nelle modalità di comunicazione.

Crediamo che sia il Cts sia l’Iss si dovrebbero attrezzare con una “task force” comunicazionale adeguata alla delicatezza dei loro rispettivi ruoli istituzionali. E questo deficit di competenze (che richiede specializzazione estrema, ben altra rispetto a quella medico-sanitaria) andava in verità affrontato fin da subito, ad inizio 2020… Come dire?! Non è però mai troppo tardi.

Infodemia perdura: e il Governo disturba la salute mentale degli italiani. La petizione “Bonus Salute Mentale” supera 250.000 firme

Eppure, una correzione di rotta, semplice, potrebbe essere basata sulla introduzione di dati differenziati: basterebbe distinguere i “ricoverati con Covid” dai “ricoverati per Covid”, per fornire una rappresentazione più sensata della situazione e della sua evoluzione.

Sarebbe tanto complicato, Professor Locatelli?! Sarebbe tanto complicato, Professor Brusaferro?! Sarebbe tanto complicato, Ministro Speranza?!

Come ha efficacemente scritto Gabriele Rizza (su “Lacritica.org”) di oggi, “non è il virus, è il governo a disturbare la salute mentale degli italiani” (titolo in verità assai efficace): “dopo due anni di pandemia, il governo si rende conto che l’altra faccia del lockdown è la tenuta mentale degli italiani, dai bambini agli anziani. A porre il problema sotto gli occhi del Ministro della Salute, Roberto Speranza, è una petizione lanciata sul web che ha raccolto circa 250 mila firme in pochi giorni, che chiedeva l’istituzione di un bonus o una forma di agevolazione per accedere gratuitamente, o con una spesa molto ridotta, ad un percorso con gli specialisti della salute mentale, psicologi, psichiatri e psicoterapeuti. Tuttavia, la commissione in Senato ha bocciato l’iniziativa, sostenuta da fondi limitati, meno di 50 milioni di euro”.

Ad oggi, le firme raccolte dalla petizione sono poco più di 250.000, e l’obiettivo dei promotori è raggiungere quota 300.000 (clicca qui, per la petizione “Bonus Salute Mentale”, su Change.org).

Questa la risposta, su questi temi, che ha dato ieri il Sottosegretario alla Salute Andrea Costa (che milita in “Noi con l’Italia”, alleato della componente del centro-destra guidata da Maurizio Lupi) in materia di “sostegno psicologico”: ha sostenuto che “massima è l’attenzione riservata a questa problematica da parte del Ministero della Salute”.

Gli interventi del Governo a tutela della “salute mentale”, secondo il Sottosegretario alla Salute Andrea Costa

Sarebbero diverse – secondo il Governo – le iniziative già sostenute in diversi provvedimenti a tutela della salute mentale, anche mediante il potenziamento dei servizi territoriali e ospedalieri di neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza. Anche nell’ultima manovra, “il Ministero della salute ha sostenuto tutti i numerosi emendamenti presentati e, in particolare, quello in materia di disturbi alimentari”. Così il Sottosegretario ha risposto ieri in Commissione Affari Sociali alle interrogazioni sul tema presentate dai deputati Roberto Bagnasco (Forza Italia) e Maria Teresa Bellucci (Fratelli d’Italia). Da segnalare che il primo è farmacista di professione e la seconda psicologa.

Così Costa, in un lungo dettagliato intervento: “di seguito, sintetizzo le iniziative avviate a tutela della salute mentale anche mediante il potenziamento dei servizi territoriali e ospedalieri di neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza, ma andiamo per ordine. Il Ministero della Salute a ottobre 2021 ha finanziato il Progetto ‘Effetti dell’emergenza pandemica Covid-19 sui minori di età: strategie di prevenzione e contrasto delle problematiche di salute mentale e delle dipendenze’, il cui avvio è avvenuto il 30 novembre scorso e che avrà la durata di 24 mesi, con il coinvolgimento di 12 Regioni, le Province autonome, l’Aifa, il Ministero dell’Istruzione e l’Istituto Superiore di Sanità.  Già il decreto-legge n. 34 del 2020 aveva previsto per le aziende e gli enti del Servizio Sanitario Nazionale, ‘ai fini di una corretta gestione delle implicazioni psicologiche e dei bisogni delle persone conseguenti alla pandemia di Covid-19’, la possibilità di conferire, fino al 31 dicembre 2021, incarichi di lavoro autonomo a psicologi in numero non superiore di uno ogni 100.000 abitanti, per un limite massimo di 24 ore settimanali.  Successivamente, l’articolo 33, comma 1, del decreto-legge n. 73 del 2021 ha stabilito che ‘… le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale (…) fino alla concorrenza dell’importo massimo complessivo di 8 milioni di euro, possono… utilizzare forme di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, fino al 31 dicembre 2021, per il reclutamento di professionisti sanitari e di assistenti sociali’.  Inoltre, il comma 3, dello stesso articolo 33 ha previsto che ‘… le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano possono autorizzare le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale a conferire (…) fino al 31 dicembre 2021, incarichi di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, a psicologi, regolarmente iscritti al relativo albo professionale, allo scopo di assicurare le prestazioni psicologiche, anche domiciliari, a cittadini, minori ed operatori sanitari, nonché di garantire le attività previste dai livelli essenziali di assistenza (Lea)’. Per tali finalità sono stati stanziati per l’anno 2021 19.932.000 di euro (articolo 33, comma 5).  La legge di bilancio per il 2022 ha previsto la proroga delle citate disposizioni di cui all’articolo 33 del decreto-legge n. 73 del 2021 fino al 31 dicembre 2022, stanziando rispettivamente 8.000.000 di euro per le disposizioni di cui al comma 1 e 19.932.000 di euro per le disposizioni di cui al comma 3, e ha esteso anche al 2022 il fondo di 10 milioni di euro annui (comma 6-bis dell’articolo 33) destinato a promuovere il benessere e la persona, favorendo l’accesso ai servizi psicologici delle fasce più deboli della popolazione, con priorità per i pazienti affetti da patologie oncologiche, nonché per il supporto psicologico dei bambini e degli adolescenti in età scolare. Pertanto, sono destinati in complesso circa 38 milioni di euro annui.  Segnalo, inoltre, che la stessa legge di bilancio 2022 (articolo 1, comma 697) ha previsto che il Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche (di cui alla legge di bilancio per il 2007) sia incrementato di 20 milioni di euro per l’anno 2022. Il predetto incremento è destinato a supportare il personale delle istituzioni scolastiche statali, gli studenti e le famiglie attraverso servizi professionali per l’assistenza e il supporto psicologico in relazione alla prevenzione e al trattamento dei disagi e delle conseguenze derivanti dall’emergenza epidemiologica da Covid-19.  Il Ministero della Salute ha anche sostenuto tutti i numerosi emendamenti parlamentari presentati alla legge di bilancio e, in particolare, quello in materia di disturbi alimentari approvato con una dotazione di 15 milioni di euro per l’anno 2022 e di 10 milioni di euro per l’anno 2023 (cfr. commi 688 e 689 articolo 1 legge n. 234 del 2020).  I servizi di assistenza psicologica territoriali sono altresì interessati dalla riforma di riorganizzazione e potenziamento dell’assistenza territoriale contenuta nella Missione 6, componente 1 del Pnrr”

Risposta dettagliata, molti numeri sciorinati, ma francamente non proprio chiara.

Quel che comunque emerge è che, complessivamente, le risorse assegnate nel tentativo di risolvere questo problema sono poche.

Maria Teresa Bellucci (FdI): “le risorse: una frazione minima di quanto sarebbe necessario. Le misure: parcellizzate, disomogenee e scoordinate”

Maria Teresa Bellucci (Fratelli d’Italia), ha infatti giustamente replicato osservando che le misure per promuovere il supporto psicologico elencate nella risposta rappresentano solo “una frazione minima di quanto sarebbe necessario”, come rilevato anche dagli operatori del settore. Ha sottolineato che andrebbe assicurata un’effettiva accessibilità alle cure psicologiche per tutti coloro che ne hanno bisogno, partendo dalla persona e non dai servizi. Il singolo, infatti, dovrebbe essere libero di scegliere le cure che ritiene più adeguate ai propri bisogni. Bellucci ha anche denunciato che le misure attualmente previste appaiono “parcellizzate, disomogenee e scoordinate”, mentre sarebbe necessario assicurare la massima facilità di accesso ai servizi attraverso un’integrazione della rete pubblica con quella privata. Ha ricordato che per l’Organizzazione Mondiale della Sanità il concetto di salute non implica semplicemente l’assenza di patologie, ed ha dichiarato che il proprio gruppo partitico continuerà a proporre l’introduzione del cosiddetto “bonus psicologo” attraverso la presentazione di emendamenti alle proposte di legge che saranno esaminate dal Parlamento nei prossimi mesi.   

Roberto Bagnasco (Forza Italia), replicando, ha osservato che le misure finora adottate sono “significative ma non sufficienti” per assicurare il supporto psicologico a tutti coloro che ne hanno bisogno. Ha segnalato l’esigenza di assicurare una maggiore flessibilità nelle risposte, attraverso un’integrazione delle strutture pubbliche con il privato sociale e quello convenzionato, con un’attenzione particolare per i bambini e i giovani. Ha preannunciato la riproposizione di proposte emendative volte a introdurre contributi economici per il sostegno psicologico.

David Lazzari (presidente dell’Ordine degli Psicologi): “salute psichica: investimenti quasi inesistenti, quasi una carità”

Da ricordare che qualche giorno fa è stato l’Ordine nazionale degli Psicologi a sentenziare, nella persona del Presidente David Lazzari, in modo netto e brutale: “la salute psicologica è stata oggetto di attenzione ed investimenti quasi inesistenti, che somigliano più alla carità che si concede per dire di aver fatto qualcosa”. Ciò basti.

Siamo alle solite: sensibilità da parte del Governo più retorica che reale, risorse complessivamente inadeguate, deficit organizzativo negli interventi, parcellizzazione delle azioni, dispersione di danaro pubblico…

Conseguenze?! Inefficacia e confusione.

La solita solfa italica: nozze coi fichi secchi.

Sulla pelle (sulla psiche) dei cittadini. Con buona pace della democrazia.

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