In Italia è così: grandi fiammate polemiche che durano un giorno e poi via tutto nel dimenticatoio. Invece il caso Perego (gli offensivi stereotipi sulle donne squadernati durante la sua trasmissione in tv) merita di dare l’avvio ad un approfondimento serio.
Il fatto che la televisione parli delle donne solo come “corpi” da confrontare e da mettere in gara, dà forma e sostanza a quello che noi donne non pensavamo mai sarebbe accaduto: e cioè che il maschilismo strisciante da sempre, ma in fondo negato, camuffato, “ingentilito”, si è fatto più arrogante e pretende la legittimazione sociale.
Le donne dell’Est sono migliori perché “dopo la gravidanza recuperano più facilmente un corpo marmoreo”. E quello sono le donne, il loro corpo, che altro, sennò?
Questa uscita non sortisce dal nulla: sono migliaia i messaggi che da anni su tutti i media vanno in quella direzione; sono decine gli show demenziali in cui donne abbigliate come “signorine allegre” di altri tempi si contendono i favori del “tronista” di turno. E questa materializzazione, questa oggettificazione del femminile coagula proprio nell’epoca in cui la globalizzazione ci confronta con usi e costumi di una cultura (l’islam) che intorno alla donna tesse una rete di parole di sottomissione ma anche di rispetto, dignità, pudore.
Chi ha occhi per vedere, vigili. E chi ha un cervello pensante si faccia sentire e reclami una diversa rappresentazione del femminile.
Non è più questione di femminismo è questione di confronto tra culture.
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