Diventa sempre più concreto il progetto, nato dalla proposta dell’Appello Donne e Media e della sua promotrice Gabriella Cims di realizzare un format sul talento delle donne.
Lunedì 15 dicembre sarà presentato a Roma (Parlamento Europeo, Sala dei Mosaici) in anteprima il format sperimentale.
Si tratta di un programma televisivo elaborato insieme al Censis – Cultura e a Pubblicità Progresso.
Il format, spiega Cims, si basa su una ricerca del Censis, appositamente progettata, che mette a fuoco le profonde trasformazioni della percezione del maschile e del femminile sul piano antropologico registrate in questi decenni, nonché l’interazione dei due mondi, evidenziando i molteplici ruoli che le donne svolgono nelle diverse dimensioni sociali, culturali ed economiche della collettività.
Nel presentare il progetto, sottolinea Cims, “riteniamo indispensabile ricreare quella rete di volontà condivisa che ci ha permesso di realizzare il primo successo, la riforma di genere della Rai. Una serie di puntate sul servizio pubblico sono una finestra aperta sul reale contributo delle donne alla società”.
“Una serie di puntate sul servizio pubblico – ha osservato Gabriella Cims – sono una finestra aperta sul reale contributo delle donne alla società. Vi proponiamo di esserne protagoniste”.
Cims, d’intesa con la responsabile delle politiche culturali del Censis, Elisa Manna, promuove quindi la VI sessione del Gruppo di lavoro dell’Appello Donne e Media, in continuità con il lavoro svolto con il Comitato Unico di Garanzia dell’Enea.
L’Appello, che ha avuto come primo sostenitore il Presidente Napolitano, è la Rete di associazioni nazionali e internazionali, di rappresentanze professionali, di organismi di parità, donne e uomini, che è riuscita ad imporre all’agenda politica la prima riforma di genere nei media, facendo sì che venissero inseriti circa 13 articoli nel Contratto di Servizio tra lo Stato e la Rai, in vigore dal 2011.
“L’iniziativa si fonda sul presupposto che solo attraverso un nuovo contesto culturale, ampiamente influenzato dalla capillare dieta mediatica offerta dalle nuove tecnologie, si possa cambiare la percezione delle donne per combattere le mille forme di violenza che esse purtroppo ancora subiscono e realizzare appieno la parità “sostanziale” sancita dalla Costituzione”.
Cims ricorda che “fin dal novembre 2009, abbiamo quindi condiviso e sostenuto un ampio piano di riforme del sistema mediatico nazionale, con il preciso scopo di andare oltre agli stereotipi riduttivi in cui i media tendono a rinchiudere le donne, per rappresentare la variegata pluralità di ruoli e attività che esse svolgono realmente nella società, dando un grande contributo di crescita”.
“Confrontando infatti il quadro regolatorio europeo, molto dettagliato sul settore Donne e Media in tutti i paesi dell’Unione, come messo in luce dal rapporto Censis del 2006, “Women and Media in Europe”, abbiamo proposto un piano di riforme centrato su quattro cardini: la riforma di genere della Rai; l’adozione di un Codice Deontologico Donne e Media valido per tutte le tivù e per le diverse piattaforme mediali; l’insediamento istituzionale di un Comitato Donne e Media, sia con funzioni di monitoraggio e controllo che con funzioni propositive per la formazione nelle scuole, nel comparto della comunicazione e dell’informazione per professionisti quali autori televisivi, registi, pubblicitari, giornalisti; l’armonizzazione delle diverse norme vigenti nei paesi dell’Unione, promuovendo uno Standard Europeo Donne e Media”.
Gli articoli introdotti, con l’iniziativa dell’Appello, nel Contratto di servizio pubblico vigente impegnano Rai alla programmazione di “trasmissioni idonee a comunicare al pubblico una più completa e realistica rappresentazione del ruolo che le donne svolgono nella vita sociale, culturale ed economica del Paese, nelle istituzioni e nella famiglia”.
“Ora – ha concluso Gabriella Cims – si tratta di dare concretezza a questo primo, importante passo”.