Il recente D.L. 76/2020 (c.d. “Decreto semplificazioni”) si occupa,
tra l’altro, della complessa materia dell’erogazione delle risorse
pubbliche in agricoltura e dei relativi controlli, con importanti
connessioni con il mondo della tecnologia e del digitale.
Cosa prevede nel dettaglio
L’art. 43, comma 1, infatti, prevede, nell’ambito del Sistema
Informativo Agricolo Nazionale (SIAN):
– l’istituzione di un nuovo sistema unico di identificazione delle
parcelle agricole (SIPA), basato “sull’evoluzione e sviluppo di
sistemi digitali che supportano l’utilizzo di applicazioni grafiche e
geospaziali” (comma 1, lett. a);
– l’aggiornamento annuale dei singoli fascicoli aziendali che,
insieme, compongono l’anagrafe nazionale delle aziende agricole, “in
modalità grafica e geospaziale” (comma 1, lett. b);
– la verifica della superficie aziendale sulla base del sistema unico
di identificazione delle parcelle agricole per mezzo delle modalità
digitali menzionate ai punti precedenti (comma 1, lett. c).
L’antecedente logico-giuridico di questa norma si trova nel
Regolamento del Parlamento e del Consiglio UE n. 1306/2013
(Regolamento sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio
della politica agricola comune), che disciplina il sistema di
identificazione delle parcelle agricole ai fini delle domande di aiuto
e delle misure di sostegno e sviluppo in agricoltura. A tale dettato
normativo è stata data pratica attuazione, in sede europea, con il
Sistema Integrato di Gestione e Controllo (SIGC) per l’identificazione
delle parcelle agricole, la corretta quantificazione della superficie
massima ammissibile, il confronto tra la superficie dichiarata e la
superficie massima ammissibile all’interno delle parcelle di
riferimento. Il tutto finalizzato all’attività degli organismi
pagatori (art. 5, Reg. della Commissione UE n. 640/2014).
In capo agli Stati membri corre l’obbligo di valutare annualmente la
qualità del sistema di identificazione delle parcelle agricole “ai
fini del regime di pagamento di base e del regime di pagamento unico”
(art. 6, Reg. UE n. 640/2014).
Operativamente, il Sistema Integrato di Gestione e controllo, prevede
l’utilizzo di immagini aeree e satellitari, disponendo che, qualora
non diano risultati apprezzabili, vengano sostituite da controlli in
loco sul campo (Reg. Commissione UE n. 809/2014).
Già solo il lessico utilizzato rende evidente il mutamento concettuale
di prospettiva in cui si è posto il legislatore, prima europeo e poi
italiano, in questi ultimi anni.
Il Reg UE del 2013 parla infatti del Sistema di Identificazione delle
Parcelle Agricole costituito “sulla base di mappe, documenti catastali
o altri riferimenti cartografici”, per mezzo di tecniche
informatizzate che comprendano “ortoimmagini aeree o spaziali” (ossia,
tecnicamente, corrette per compensare la distorsione geometrica, c.d.
“ortorettificazione”).
Di contro, il Decreto Semplificazioni abbandona ogni riferimento alle
mappe ed ai documenti catastali per rivolgersi ai “sistemi digitali
che supportano l’utilizzo di applicazioni grafiche e geospaziali”.
Un cambio di rotta importante che potrà dirsi completo quando il
Ministro delle Politiche agricole adotterà, entro i 60 giorni
successivi all’entrata in vigore del decreto (o, più verosimilmente,
della legge di conversione), i provvedimenti attuativi necessari, come
previsto dal comma 2 dell’art. 43 del Decreto semplificazioni.
Tuttavia si può già dire che il percorso e l’evoluzione sono stati già
segnati in questi anni e sono stati resi più urgenti e stringenti
dall’emergenza sanitaria.
Già infatti nel 2018 la Commissione UE dava conto del fatto che le
“nuove tecnologie, quali i sistemi aeromobili senza pilota, le
fotografie geolocalizzate, i ricevitori GNSS collegati ad EGNOS e
Galileo ed i dati rilevati dai satelliti Sentinel di Copernicus ed
altri dispositivi, forniscono informazioni pertinenti, gratuite e
liberamente accessibili sulle attività svolte sulle superfici
agricole”, tanto da rendere opportuno ridurre le ispezioni fisiche del
personale ed i controlli in campo (Reg. della Commissione UE n.
746/2018, considerando 2). Con lo stesso provvedimento la Commissione
ha introdotto i controlli tramite monitoraggio sulla base dei dati
satellitari o di altri dati “almeno equivalenti”, come quelli ricavati
dai droni, dalle fotografie georeferenziate e da altri satelliti
diversi dai Sentinel (l’art. 1 par 10 inserisce nel corpo del Reg Ue
809/2014, a mo’ di novella, l’art. 40bis).
Questo sistema è destinato a sostituire i controlli in loco, con il
vantaggio di non svolgere più verifiche a campione ma a tappeto su
tutte le domande di aiuto (e non solo su una minima percentuale di
esse). Il frequente aggiornamento delle immagini satellitari consente
di seguire passo passo il lavoro nel campo, evidenziando la conformità
o meno alle condizioni di ammissibilità all’aiuto richiesto (ad es.
tipologia e tempistica delle coltivazioni).
Più di recente, la Relazione speciale della Corte dei Conti
dell’Unione Europea n. 4/2020 fa il punto dell’evoluzione del sistema
unionale dei pagamenti in agricoltura, dell’incremento degli standards
di qualità e delle frequenze delle immagini satellitari, dando conto
che 15 organismi pagatori di diversi paesi dell’Unione, nel corso del
2019, hanno utilizzato i controlli mediante monitoraggio per alcuni
dei loro regimi.
Secondo la valutazione della Corte dei Conti, il monitoraggio,
contrariamente al precedente sistema sequenziale basato sulla
scansione domanda-controllo, consente agli agricoltori di rettificare
le proprie dichiarazioni prima che siano finalizzate, alla luce
dell’evoluzione del campo coltivato.
Inoltre la Corte sottolinea le importanti implicazioni economiche ed
ambientali dei dati generati dalle osservazioni satellitari ed
equivalenti, che attraverso le informazioni rilasciate consentono agli
agricoltori di ottimizzare la produzione e l’utilizzo delle risorse
naturali oltre che il dosaggio dei fertilizzanti (in relazione, ad
esempio, alla quantità di azoto nel campo o lo stress da siccità).
La Commissione, recependo le osservazioni della Corte, ha sottolineato
come l’art. 68 della proposta di regolamento che andrà a sostituire il
Reg. 1306/2013 nella nuova PAC stabilisce che gli Stati membri
istituiscano un sistema di monitoraggio delle superfici, ossia una
procedura periodica e sistematica di osservazione, sorveglianza e
valutazione delle attività agricole tramite i dati di Sentinel di
Copernicus.
Come impiegare le tecnologie
Peraltro, sempre secondo la Commissione, le tecnologie dovranno
servire anche e soprattutto per studiare gli aspetti climatici ed
ambientali, ed in questo senso molto potranno fare i dati, disponibili
per tutti gli operatori, forniti da Copernicus e consultabili
attraverso la piattaforma DIAS.
Il provvedimento preso dal Governo Italiano nel decreto
Semplificazioni sopra esaminato si colloca perciò nel quadro di un
sistema normativo e tecnico europeo in veloce evoluzione, che la
pandemia ha vieppiù accelerato.
Non sono mancate, in questi anni, molte iniziative pubblico-private di
studio approfondito dei territori agricoli, onde ricavarne un insieme
di dati funzionali sì alla buona produzione ma anche al buon governo
del territorio. Si pensi, a titolo di esempio, alla “zonazione” delle
zone viticole a Denominazione di origine della regione Veneto, svolta
da ARPA Veneto in collaborazione e su iniziativa dei rispettivi
Consorzi di tutela. Azioni che hanno avuto il merito di catalogare in
modo sistematico intere porzioni di territorio vocate alla viticoltura
di qualità.
Oggi, l’aiuto massivo di tecnologie, satellitari e non, sempre più
performanti può davvero creare le premesse per una conoscenza
integrata del territorio, sulla base di grandi quantità di dati ed
unità di misura condivise ed uniformi.
L’auspicio è che sia il legislatore comunitario che quello interno
raccolgano integralmente la sfida lanciata delle nuove tecnologie, che
non devono solamente essere funzionali ai controlli ma anche stimolo
di una sempre più rinnovata agricoltura, al servizio del paesaggio,
dell’ambiente, della biodiversità e della salute di tutti.