Prima il voto di fiducia, poi l’approvazione della Camera con 272 sì, 143 no e tre astenuti: il decreto fiscale è legge e con esso l’emendamento sulla rete unica presentato dal Governo giallo-verde, che non ha subito variazioni rispetto al testo approvato al Senato, con le misure per incentivare il progetto di rete unica Tim-Open Fiber per la creazione di una rete unica e favorire lo sviluppo di infrastrutture “nuove e avanzate in banda ultra larga” con attenzione alla forza lavoro “dei soggetti giuridici coinvolti” e con tempi certi per la “separazione” della rete.
L’Agcom potrà indicare “uno schema di eventuale aggregazione” volontaria “in un soggetto giuridico non verticalmente integrato e wholesale”, con proprietà “diversa o sotto controllo di terzi” che devono essere anche “indipendenti ossia diversi da operatori di rete verticalmente integrati”.
Il fatto che si debba tenere conto della “forza lavoro dei soggetti giuridici coinvolti” e non più della “società separata” conferma l’ipotesi che lo spin off in Tim potrà riguardare non tanto la rete (il progetto è stato smentito dal ministro Di Maio), quanto i servizi, con la costituzione di una società separata Tim Servizi e di una successiva fusione (per incorporazione?) di Open Fiber in Tim Reti.
In questo caso, il testo approvato sarebbe volto a garantire anche i livelli occupazionali della nuova Tim Servizi, soggetto giuridicamente coinvolto nell’operazione di separazione volontaria della rete Tim.