Per mettere al tappeto i disturbi alimentari come anoressia e bulimia esiste un nuovo strumento: «Sc(hi)accia dca», la prima applicazione disponibile su iOs e Android che permette alle persone che hanno un problema alimentare, ai loro amici, famigliari, insegnanti ed educatori di ottenere informazioni ed un eventuale aiuto entrando in contatto diretto con medici e specialisti.
Voluta dal Centro per la diagnosi e la cura dei disturbi del comportamento alimentare (Cdca) della Casa di Cura Palazzolo di Bergamo, «Sc(hi)accia dca» è un canale immediato per parlare agli adolescenti, con il loro linguaggio: quello digitale. In un mondo sempre più fatto di tablet e smartphone, «Sc(hi)accia dca» rappresenta la via più efficace per mettersi al fianco dei giovani, sempre più spesso vittime di questi disturbi. Si stima, infatti, che almeno il 3,3% della popolazione italiana sia affetta da anoressia e bulimia, che l’80% dei pazienti sia donna, che il 50% abbia tra i 12 e 25 anni e che il 20% dei malati sia ancora più giovane, tra gli 8 e i 12 anni. Non solo: anoressia, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata, tendono ad avere una cronicizzazione elevata (circa il 20-30% dei casi) e un indice di mortalità (5-12%) che ne fa la seconda causa di morte tra i giovani. Per questo è importante agire su più fronti e intervenire per tempo.
«Sc(hi)accia dca» consentirà agli adolescenti, ma anche alle famiglie, di interagire direttamente con un esperto in disturbi del comportamento alimentare, trovando le risposte e l’aiuto necessario. È un’App rivoluzionaria, un ulteriore tassello del nostro impegno in questa direzione: dal 2000, ovvero da quando il Centro per la diagnosi e la cura dei disturbi del comportamento alimentare (Cdca) ha aperto, abbiamo seguito 1743 persone e ne abbiamo ricoverate 653. È un fenomeno in continua crescita e con questa App sarà più facile offrire un supporto concreto a ragazze e ragazzi che altrimenti difficilmente si rivolgerebbero a un centro» – spiega il direttore generale, dott. Edoardo Manzoni.
«Chi è affetto da disturbi alimentari assume un atteggiamento di isolamento relazionale – aggiunge il dott. Amaglio, Direttore del Centro per la diagnosi e la cura dei disturbi del comportamento alimentare – Attraverso l’App chi rileva questo rifiuto ora sa che cosa fare: ha la possibilità di valutare i propri timori e affidarsi a un’equipe specializzata che attui interventi psicologici e nutrizionali mirati alla gestione dell’ansia, delle emozioni negative, del reintegro nel tessuto sociale e dell’aumento graduale del peso, finalizzato a ottenere una condizione di buona salute».
Anoressia e bulimia, infatti, sono malattie e come tali necessitano di cure specialistiche: l’App è il primo approccio per facilitare il contatto con pazienti solitamente sfuggenti e può essere un utile accompagnamento verso una guarigione fatta di valutazioni diagnostiche e ambulatoriali e di percorsi personalizzati con l’intervento di psichiatri, medici, dietisti e psicoterapeuti che aiuteranno a elaborare le emozioni e superare le difficoltà di salute. Un lavoro terapeutico a tutto tondo, basato su immagine corporea, autostima e relazioni interpersonali. Solitamente, infatti, intercorrono almeno 3 anni tra inizio della malattia e avvio delle cure, ma per chi intraprende un percorso terapeutico, le possibilità di guarigione sono del 50%.
Le richieste che arrivano alla app «Sc(hi)accia dca» vengono gestite dal Centro per i Disturbi Alimentari della Clinica Palazzolo di Bergamo che dialoga con il network nazionale di centri accreditati e assicura un contatto meno invasivo, ma più immediato con il mondo sommerso di chi soffre di questa patologia, reso possibile grazie al bando promosso dalla Fondazione Vodafone “Digital for Social”.
L’impegno della Fondazione Vodafone Italia, con il bando “Digital for Social” si declina nella promozione del digitale e, più in generale della tecnologia, come strumento di innovazione sociale. Rientra proprio in questa dimensione l’iniziativa SC(HI)ACCIA della Casa di Cura Palazzolo di Bergamo, che è stata premiata tra più di 450 progetti ricevuti. “Come Fondazione Vodafone Italia – spiega Maria Cristina Ferradini, Sustainability manager di Vodafone e Consigliere Delegato di Fondazione Vodafone – abbiamo deciso di sostenere questo progetto perche’ coniuga insieme le tecnologie digitali alle competenze psicologiche e mediche del team, la collaborazione di importanti esperienze del territorio e soprattutto perche’ si propone di aiutare i ragazzi e le famiglie in quella dimensione del disagio nascosto e spesso negato che porta a punti di non ritorno”.