Grande vertice oggi a Bruxelles tra i Garanti Privacy Ue, riuniti nel gruppo di lavoro G29, e i rappresentanti dei principali motori di ricerca: Bing, Google e Yahoo!.
Obiettivo dell’incontro, definire le modalità di intervento sul diritto all’oblio (Scheda) sulla scia della sentenza di maggio della Corte di Giustizia Ue che ha innovato la materia.
I giudici europei hanno, infatti, stabilito anche la responsabilità dei motori di ricerca per i contenuti pubblicati online da terzi.
Ma la cosa non appare così facile da realizzare, ragione per la quale i Garanti Privacy Ue lo scorso 15 luglio hanno invitato i motori di ricerca al confronto che si è tenuto oggi sull’attuazione pratica della sentenza in modo da poter successivamente mettere a punto le linee guida, attese per il prossimo autunno.
Ciò consente, inoltre, al G29 di trattare in modo coordinato i reclami presentati dagli utenti che hanno ricevuto dai motori di ricerca una risposta negativa alla richiesta di rimozione di link che li riguardano.
Le modalità di esercizio di tale diritto di recesso e il mancato accoglimento da parte dei motori di ricerca sono stati studiati attentamente dai Garanti, che hanno messo in rilievo la necessità per gli utenti “d’essere informati delle ragioni specifiche dell’eventuale rifiuto“.
Le Autorità hanno anche valutato i criteri da considerare in alcuni casi specifici che riguardano l’interesse pubblico ad accedere ad alcune informazioni.
Dopo la sentenza, la situazione si è subito complicata. Google ha dapprima protestato per poi allinearsi ai nuovi dettami, lanciando un modulo online per le richieste di rimozione, seguita a ruota da Bing.
Ma la rimozione dei link non è una pratica così semplice, al punto che Google, dopo essere rimasta coinvolta in una serie di polemiche per aver cancellato alcuni link poi ripristinati, ad articoli del Guardian e della BBC, ha lanciato un sito ad hoc e un Comitato d’esperti per gestire le richieste degli utenti.
La situazione ha acceso un forte scontro tra media ed esperti di internet da una parte e dall’altra tutti quelli che hanno sperato che la recente sentenza della Ue gli desse il potere di far cancellare dal web informazioni imbarazzanti o dannose per sé stessi.
La sentenza della Ue, a riguardo, è abbastanza chiara. Non basta la rimozione sic et simpliciter di un link per allinearsi alla decisione dei giudici Ue, perché è anche necessario salvaguardare il diritto all’informazione.
La Corte ha, infatti, sottolineato che occorre ricercare un ‘giusto equilibrio’ tra questo e l’interesse dell’utente a ‘essere dimenticato’.
In ogni caso, appare necessario che i Garanti intervengano per fissare delle direttrice chiare e inequivocabili ed è quello che il Gruppo di lavoro G29 farà entro il prossimo autunno.