La querelle

Diritto all’oblio, il Garante francese respinge il ricorso di Google

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Secondo l’Autorità, l’azienda dovrà estendere le cancellazioni dei link a tutte le versioni del motore di ricerca, non solo quelle europee.

Nuova puntata nella querelle che contrappone Google e il Garante Privacy francese per l’applicazione della sentenza sul diritto all’oblio (Scheda) emessa dalla Corte di Giustizia nel maggio 2014.

L’Autorità d’oltralpe (CNIL – Commission nationale de l’informatique et des libertés) ha respinto il ricorso del gruppo contro la richiesta del regolatore che aveva ordinato a giugno alla web company di cancellare i link che portano alle notizie, ritenute non più pertinenti dai cittadini che lo chiedono, da tutte le versioni del motore di ricerca, specie quella Google.com, non solo da quelle europee.

Il Garante ha infatti spiegato che limitare il delisting solo ad alcune estensioni del motore di ricerca e non anche a quelle extraeuropee “priverebbe di efficacia il diritto all’oblio e farebbe variare i diritti riconosciuti ai singoli in funzione dell’utente che interroga il motore di ricerca e non in funzione delle persone interessate”.

A giugno il Garante francese aveva presentato alla società una lettera di diffida, chiedendo di estendere il delisting a tutte le versioni del motore di ricerca nell’ambito delle richieste riguardanti il diritto all’oblio per rispettare la sentenza Ue.

A luglio Google aveva risposto chiedendo alla CNIL di ritirare la diffida perché il diritto a vedere cancellati dai motori di ricerca i link a notizie su una persona ritenute “inadeguate o non più pertinenti”, riguarda solo l’Europa e perciò, riferiva l’azienda, la sua implementazione resterà dentro i confini dell’Ue.

Per Google, l’Autorità francese non è, infatti, competente ‘a controllare’ informazioni accessibili da tutto il mondo.

Ieri la CNIL ha però replicato che “contrariamente a quanto indicato da Google, questa decisione non riflette una volontà di applicazione extraterritoriale del diritto francese da parte della CNIL”, ma “si limita a chiedere il pieno rispetto del diritto europeo da parte di attori non europei che offrono i loro servizi in Europa”.

A giugno nella diffida il regolatore d’oltralpe ricordava che il mancato allineamento da parte di Google non avrebbe comportato alcuna sanzione che potrebbe invece essere decisa qualora la Commissione Ue intervenisse per una possibile violazione della direttiva sul Data protection.

A dicembre 2014 Google è stata condannata in Francia ad accogliere la richiesta di un utente che chiedeva la rimozione di due articoli riguardanti una sua condanna per frode del 2006.

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