Da una parte Mediapro, che vuole continuare la battaglia giudiziaria, e dall’altra Malagò che chiede “un passo indietro di tutti per il bene del sistema”, perché ancora non si sa dove vedere in Tv il campionato di Serie A, che parte il 19 agosto, tra tre mesi.
Nonostante il tempo stringa il gruppo sino-spagnolo ha annunciato di impugnare l’ordinanza del Tribunale di Milano che, accogliendo il ricorso di Sky, ha annullato i pacchetti con cui Mediapro avrebbe voluto rivendere agli operatori di comunicazione i diritti tv per il prossimo triennio della Serie A, perché il bando, questa la motivazione del giudice Claudio Marangoni, non è stato correttamente formulato sul fronte delle regole per la concorrenza, mettendo di fatto Mediapro in posizione di monopolio, inibendo la libertà degli altri operatori e costringendoli a pagare di più per i servizi televisivi.
“Mediapro ritiene che la sua proposta di commercializzazione sia conforme a quanto stabilito nel contratto con la Lega e a quanto previsto dalla legge Melandri e nelle linee guida”, si legge nella nota dell’intermediario finanziario. “Dopo aver analizzato l’ordinanza”, ha aggiunto il gruppo, “Mediapro considera che la propria offerta agli operatori italiani non comprendeva contenuti editoriali e ritiene che, con l’attuale quadro normativo italiano si possa commercializzare pubblicità”.
Staremo a vedere se anche il giudice di secondo grado giudicherà come “abuso di posizione dominante” il fornire anche partite ‘chiavi in mano’, come vorrebbe Mediapro, ossia, tra gli altri, pacchetti completi partite+pubblicità. In questo modo il gruppo svolgerebbe il ruolo di semplice intermediario, come vincolato dall’Antitrust, oppure si comporterebbe come un editore?
In attesa del verdetto del giudice di appello, Mediapro deve rispettare l’ultimatum della Lega di Seria A e offrire entro il 22 maggio le garanzie per la fideiussione di 1,2 miliardi: “Stiamo parlando con la Lega sul tema della garanzia, non va legata una cosa all’altra”. Queste le parole del fondatore e presidente di Mediapro, Jaume Roures: “Venderemo i diritti, siamo tranquilli. Se verrà bocciato di nuovo il bando, ne faremo un altro in funzione di quanto dicono i giudici”. Infine ha risposto anche sul suo sogno del canale della Lega. “È in discussione con Lega e club ma non ha nulla a che vedere col tema del Tribunale: è sempre stata un’alternativa. Per me non ci sarà un terzo bando della Lega”.
La fideiussione di Mediapro, con quali garanzie?
La strada scelta da Mediapro, che andrebbe bene alla Serie A, potrebbe essere la seguente, meno onerosa (di circa 30 milioni) rispetto al rilascio della fideiussione: la garanzia finanziaria da oltre 1,2 miliardi (Iva compresa) si concretizzerebbe con il versamento di 186 milioni in contanti e la visibilità del patrimonio netto della capogruppo che – giurano gli spagnoli – nel giro di alcuni giorni ammonterà a 1031 miliardi, dopo che sarà ridefinito l’assetto azionario alla luce della presa di controllo (al 53,5%) da parte del fondo cinese Orient Hontai Capital.
L’appello di Malagò
In attesa della garanzia della fideiussione, ieri il commissario di Lega Giovanni Malagò ha lanciato un appello: “Serve un passo indietro di tutti per il bene del sistema. In questo momento un’opera di mediazione da parte mia non sarebbe neanche giuridicamente corretta. Qui non devono esserci né vincitori né vinti, altrimenti si rischia di farsi male. C’è una prospettiva a medio-lungo termine: se investi e fai un buon prodotto ci sono le potenzialità per fare ricavi e dare soddisfazione a tutti. Se invece in questo momento vuoi capitalizzare il massimo in un senso o nell’altro, la partita diventa complicata”.
Ai tifosi interessa sapere dove potranno vedere le partite in Tv dalla prima di campionato, che inizierà il 19 agosto, e allo stesso tempo ci si aspetta il rispetto delle leggi italiane in tutta questa vicenda.