Dopo lo scoppio del caso antitrust per l’assegnazione dei diritti tv della Serie A per il triennio 2015-2018, il governo decide di mettere mano al Decreto Melandri e avvia la riforma.
Ad annunciarlo è il premier Matteo Renzi in un’intervista rilasciata a Repubblica nella quale sostiene che la bozza di riforma è in dirittura d’arrivo: “Ci sta lavorando in modo costante il sottosegretario Lotti. Questione di qualche settimana e presenteremo il nostro progetto”.
Obiettivo: evitare che si ripetano accordi tra le società che gestiscono i diritti tv calcio, come quello appena sanzionato dall’Antitrust, e introdurre il modello inglese nella ripartizione dei proventi tra i club.
La maxi riforma, alla quale da mesi sta lavorando Palazzo Chigi, “camminerà di pari passo con la proposta di legge parlamentare che entro dieci giorni sarà ufficializzata dalle proponenti, le due deputate Pd Lorenza Bonaccorsi e Daniela Sbrollini (responsabile sport), e che si limiterà a ridefinire la titolarità e la commercializzazione dei diritti tv, ovvero i primi due titoli (i primi 20 articoli) della Melandri. Ma il ‘cuore’ e le centinaia di milioni dei diritti tv ballano sulla terza parte, passata ai raggi X della riforma”.
La notizia arriva a distanza di alcuni giorni dalle multe dell’Antitrust: 51 milioni di euro a Mediaset Premium, 9 milioni a Infront, 4 milioni a Sky e 1,9 milioni a Lega Calcio.
Mediaset e Lega hanno già annunciato il ricorso.
Oggetto del provvedimento dell’Autorità, l’intesa restrittiva della concorrenza che, in violazione dell’articolo 101 del Trattato Ue, ha alterato l’asta dei diritti tv della Serie A.
Per l’Antitrust, nei fatti, e questo spiega perché le sanzioni hanno un ammontare differente, la Lega Calcio, su suggerimento e con l’ausilio dell’advisor Infront, ha promosso una soluzione negoziale che, in contrasto con le regole del bando, ha recepito l’assegnazione concordata con i due principali concorrenti, Mediaset e Sky.
La posizione più pesante è quella di Mediaset che, secondo l’Autorità, ha condiviso questa soluzione concordata fin dall’apertura delle buste.
Da quando nel maggio 2015 l’Antitrust aveva avviato il procedimento, era nell’aria la necessità di rivedere in modo impellente il quadro normativo sul quale si basano le aste per i diritti tv. La riforma dovrebbe essere ormai imminente e sollecitata anche dall’Agcom che considerala Legge Melandri ormai superata oltre che di difficile attuazione.
La mission è arrivare pronti e con nuove norme al prossimo appuntamento che è nel 2017 quando saranno assegnati i diritti tv fino al 2021.
L’ultima asta per i diritti tv sella Serie A si è tenuta a giugno 2014: a Sky sono andate tutte le partite del campionato da trasmettere sul satellite per 572 milioni di euro mentre a Mediaset 8 squadre big per il digitale terrestre per 373 milioni di euro.
La Lega Calcio ha assegnato i diritti con un incasso da 945 milioni di euro, circa 130 in meno rispetto alle previsioni dell’advisor Infront ma 116 in più rispetto al campionato precedente.
La riforma annunciata punta a introdurre in Italia il modello inglese, per cui la parte uguale per tutti sale dal 40 al 50% e rivisto il criterio del “bacino di utenza”, che assegna un altro 30% in base non al numero incerto dei tifosi ma degli abitanti per città, secondo un criterio di “massima oggettività”. E così “quello dei risultati sportivi, messo già in discussione da alcuni presidenti”.
Dovrebbe essere rivista, conclude Repubblica, la piena autonomia gestionale delle Lega Calcio sull’asta per l’assegnazione dei diritti tv. Nemmeno è escluso che venga rimessa in discussione la norma che oggi prevede un mega paracadute (circa 40 milioni) alle squadre che retrocedono in B, “col rischio di falsare il campionato cadetto e col paradosso per cui i presidenti di squadre oggi in bilico potrebbero avere convenienza a retrocedere”.