Al posto della garanzia bancaria di 1,2 miliardi è stata spedita una Pec alle 21:12 di ieri sera. Così è avvenuta l’operazione bluff messa in scena da Mediapro che non ha, quindi, versato alla Lega di Serie A la fideiussione prevista dal bando e promessa di persona ai presidenti dei club giovedì scorso da Jaume Roures, il fondatore e presidente del gruppo cino-spagnolo: “entro il 26 aprile”, ha detto Roures, “verrà depositata la fideiussione da un miliardo più Iva” dando piena esecutività al contratto da intermediario firmato con la Lega, dopo il versamento dell’anticipo di 64 milioni.
Nel testo della posta certificata il gruppo ha cercato di dare tre motivazioni, che sono un vero e proprio ricatto.
- Al posto della fideiussione vi diamo a garanzia “la consistenza patrimoniale della casa madre”, integrata dal pagamento anticipato dei diritti, facendo quindi riferimento ai cinesi del fondo Orient Hontai e una cordata di imprenditori, che hanno acquistato l’azienda di Barcellona a febbraio per il 53% con quasi un miliardo di euro.
- Tale garanzia non la consegniamo alla Lega ma la affidiamo a un notaio in attesa che si risolva la “situazione giuridica creata pretestuosamente da Sky”. Va subito precisato che il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso dell’emittente satellitare e il 4 maggio il giudice si esprimerà sulla regolarità del bando aggiudicatosi dagli spagnoli. Nessuna reazione da Sky, chiamata in causa nel comunicato degli spagnoli: aspettano di capire prima le mosse della Lega.
- Se invece la Lega decidesse di fare con Mediapro il Lega Channel, ogni problema verrebbe superato e le garanzie sarebbero subito disponibili.
Come un colpo di magia.
La gamba tesa di Mediapro ha colto tutti di sorpresa, a partire dalla Lega, accusata, per la prima volta, dal gruppo; che si è aggiudicato come intermediario i diritti pay tv della Serie A 2018-2021 con un’offerta di un miliardo e cinquanta milioni di euro a stagione; di non aver fornito “piena ed incontrastata disponibilità dei diritti”. Non a caso la Lega Serie A ha fatto sapere che “documenti e certificazioni” ricevuti “nella tarda serata” di ieri da parte del Gruppo Mediapro “sono attualmente al vaglio degli Organi e dei legali della Lega”. Fra il commissario Malagò, il vice commissario Nicoletti, il presidente Micciché, il dg Brunelli e i club domani ci sarà un giro di consultazioni per verificare lo stato della situazione, il cui epilogo resta complicato da prevedere.
I possibili prossimi passi
In virtù del mossa di Mediapro, la Lega di Serie A ha convocato un’assemblea d’urgenza per giovedì 3 maggio, alle ore 16, presso la propria sede in Milano “per relazionare ai presidenti dei club”.
Presidenti che si troveranno di fronte a un aut aut: fidarsi (ancora?) dei soldi promessi da Mediapro e dare l’ok alla nascita del Canale della Lega di Serie A, oppure affidarsi a Sky, e al suo miliardo per la A in esclusiva, e indire così un terzo bando.
Servono 14 voti su 20. Esiste in realtà un’altra ipotesi: quella che le singole società, scavalcando la Lega, decidano di fare causa a Mediapro, ritenendola inadempiente: il primo luglio, da contratto, i club dovrebbero fatturare agli spagnoli la loro quota dei primi 200 milioni.
Sempre sullo sfondo di questa estenuante trattativa c’è ancora il canale della Lega
Ieri, alla scadenza del termine per presentare la fideiussione da 1,2 miliardi, la società guidata da Jaume Roures non mettendo il cash sul tavolo della Lega, ha voluto, probabilmente, comunicare che senza il canale dedicato abbandonerà il campo, nonostante i 64 milioni già versati.
Va detto che il progetto del canale è sostenuto da alcuni presidenti di Serie A e da Infront, l’advisor della Confindustria del pallone. In questo scenario Mediapro potrebbe fare entrare in scena l’alleato qatarino BeIn Sports.
Ma alcune domande sono d’obbligo.
- In una manciata di mesi si riesce a mettere in onda un canale televisivo sportivo?
- E con chi, eventualmente? Con la Lega medesima?
- E chi si prenderà la briga di mettere in piedi ex-abrupto una infrastruttura distributiva?
- Chi sarà disposto ad assumersi un rischio di impresa (così alto) che è tipico, in questo caso, dei broadcaster?
Questa improbabile ‘partita’ per mettere su, in quattro e quattr’otto, un canale televisivo della Lega di Serie A ha un solo effetto, quello di far perdere tempo. A rimetterci sia i club, che dal primo luglio vorrebbero ricevere i soldi per riutilizzarli per il calcio mercato, sia i tifosi-telespettatori che con questa situazione di stallo rischiano di non vedere in Tv le prime (almeno tre) partite del campionato che inizierà il 19 agosto.