Ora che la riforma del copyright è stata definitivamente approvata dal Parlamento europeo dovrà essere applicata da ogni singolo Stato membro per avere effetto dal 2021. In Italia, ad oggi, c’è un rebus su come la direttiva verrà recepita, perché gli eurodeputati di Lega e M5S hanno votato compatti, nel voto finale, contro la direttiva europea che riforma il diritto d’autore nel mercato unico digitale.
A favore della riforma ha votato, invece, Forza Italia, la stragrande maggioranza del Pd (solo 3 contrari, Brando Benifei, Renata Briano e Daniele Viotti) e gli eurodeputati italiani di Ecr. Tra gli altri contrari Elly Schlein e Sergio Cofferati (S&D), Marco Affronte (Verdi) Eleonora Forenza e Barbara Spinelli (Gue). Astenuta l’ex M5S Giulia Moi.
Perché il Governo italiano è contrario
La posizione del Governo gialloverde sul tema è stata indicata da Luigi Di Maio a giugno scorso: “Internet che ha modificato per sempre le nostre vite ora “sta correndo un grave pericolo e il pericolo arriva direttamente dall’Europa e si chiama riforma del copyright. Vogliono mettere il bavaglio alla rete inserendo la cosiddetta link tax, ovvero un diritto per gli editori di autorizzare o bloccare l’utilizzo digitale delle loro pubblicazioni”. “E soprattutto – aveva aggiunto Di Maio – vorrebbero garantire un controllo ex ante sui contenuti che i cittadini vogliono condividere. Praticamente deleghiamo a delle multinazionali che spesso nemmeno sono europee, il potere di decidere cosa debba essere o meno pubblicato”.
“Ci opporremmo con tutte le nostre forze, a partire dal Parlamento europeo. Siamo anche disposti a non recepire la direttiva se dovesse rimanere così com’è”, aveva concluso il vicepremier Di Maio.
Ma alla vigilia del voto finale di oggi a Strasburgo il Governo non ha cambiato idea, sul tema è compatto. “La direttiva sul copyright non porterà i benefici sperati, anzi sarà un danno per le realtà editoriali più piccole”, ha detto ieriVito Crimi, sottosegretario con delega all’informazione e all’editoria, in occasione dell’inaugurazione degli Stati Generali sul tema. “Tante piccole realtà possono sopravvivere grazie al traffico generato, e alla pubblicità che i grandi operatori del web sono disposti a pagare”, ha aggiunto Crimi. Purtroppo – occorre aggiungere – quelle inserzioni valgono pochissimo per chi le ospita, moltissimo per chi le raccoglie e le sparge qua e là nei banner.
Dunque la questione del diritto d’autore e di come tutelare l’informazione e il mondo autoriale dall’avanzata dei grandi player globali della rete è uno dei pochi argomenti sui quali Lega e Cinque Stelle sono d’accordo. E proprio dalla conclusione degli Stati Generali dell’Editoria e dell’Informazione il Governo potrebbe indicare come intenderà recepire la direttiva e nel caso con quali modifiche. L’obiettivo dell’esecutivo è giungere a settembre con un disegno di legge per riformare il settore. Staremo a vedere se a favore di autori, registi, scrittori, produttori, artisti, giornalisti e altri professionisti dell’editoria, delle industrie culturali e creative o degli Over the Top.
In 5 punti cosa prevede la direttiva Copyright
- Le piattaforme online saranno responsabili dei contenuti che gli utenti caricano
- Meme o GIF espressamente esclusi dalla direttiva
- Hyperlink ad articoli di attualità accompagnati da “singole parole o brevi estratti” possono essere condivisi liberamente
- I giornalisti devono ottenere una quota delle entrate legate al diritto d’autore ottenute dal loro editore
- Le start-up saranno soggette ad obblighi meno rigidi