In Thailandia un padre ha impiccato sua figlia di 11 mesi e ha condiviso il video in diretta su Facebook, negli USA l’assassinio di un 74enne si è consumato in videostreaming sullo stesso social network e a Chicago lo stupro di una ragazza di 15 anni da parte di un branco di 14enni è andato in onda sulla stessa piattaforma e dei 40 utenti connessi nessuno ha chiamato la polizia. Queste sono alcune delle immagini choc che quotidianamente sono trasmesse in tempo reale sui social media, basta selezionare l’icona “Live” e in un istante si è in onda e visibile da tutti gli utenti del mondo registrati a Facebook, Instagram, Twitter e YouTube.
Come è nata la diretta social?
Il primo ad introdurre lo strumento della “diretta” è stato Twitter con la sua app Periscope, poi Facebook che, come avviene spesso vede ciò che funziona sul web e lo ingloba nella sua piattaforma, ha fatto conoscere ai più i Live video e di recente li ha attivati anche nel social network di sua proprietà, Instagram. Gli utenti di YouTube da poco possono trasmettere live da mobile.
I pericoli per i minori del live sui social
Tutti gli iscritti ai principali social hanno la possibilità di effettuare una diretta, minori compresi. Questo è il primo limite e pericolo di questo strumento che fino a circa un anno fa era di uso esclusivo delle emittenti televisive. Facebook mette a disposizione questa pagina per vedere, secondo dopo secondo, tutti i suoi utenti che trasmettono Live. Zero barriere, confini annullati e minori potenzialmente adescabili da mezzo mondo. Infatti proprio da questa mappa live dei video è stato scovato un gruppo di ragazze in diretta dai banchi di scuola, con la professoressa in classe! Come potete vedere lo ammettono candidamente “siamo al 2^ giorno di scuola e stiamo ignorando proprio la prof.”. Inoltre l’elemento che rende ulteriormente grave la situazione è che il video di queste giovani studentesse può essere visto, non solo dai loro amici su Facebook, ma da tutti gli iscritti che in quel momento sono online. Queste minorenni, che inconsapevolmente ammiccano alla telecamera e sono a caccia dell’inquadratura migliore “però togliti dal sole, mi sa eravamo meglio prima, comunque facciamo proprio schifo”, sono alle mercé di tutti, “mi dai il tuo numero?”, chiede uno dei 50 utenti connessi. In questo caso viene risposto un secco “No”, ma in tutti gli altri milioni di video trasmessi live non solo su Facebook, ma anche su Twitter e in particolare su Instagram (il più amato dai Millennials) quanti minori possono essere facilmente adescati da pedofili? Inoltre le loro immagini possono essere facilmente rubate e postate su siti pedopornografici. E i genitori di tutti questi video hot cosa sanno?
La nostra proposta: vietare la diretta social ai minori
Mettere nelle mani di un minore uno strumento che consente la messa in onda, che di solito viene utilizzato dai broadcaster, quale utilità persegue?
Un teenager quale “grande evento” può trasmettere al pubblico? Se non mettere in pericolo la propria incolumità. Poi, c’è da dire che in maniera perversa l’algoritmo dei social “premia” i video live e li colloca in testa al News Feed, ossia sono i primi contenuti visualizzati da chi accede alla piattaforma da app o da desktop.
Perché allora Facebook, Instagram, Twitter e YouTube non vietano la diretta ai minori di 18 anni? Così come le sigarette e alcuni tipi di film…
Poi se gli Over the Top non hanno questa sensibilità almeno impostino di default questo standard di trasmissione: i contenuti video dei minori possono essere visti solo dai loro amici/follower, tecnicamente consentire solo una trasmissione a un pubblico limitato e non a tutto il mondo indistintamente.