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Un dato è certo: nei prossimi anni dovranno essere sostituiti centinaia di migliaia di dipendenti pubblici. La loro media, al momento, è di 50,7 anni (secondo Forum PA). Ma quanti sono i dipendenti statali in Italia? Vediamo cosa dicono i dati dell’Istat (aggiornati al 2018) e quelli dell’Ocse (aggiornati al 2017) per un confronto internazionale. Sono i dati più recenti che abbiamo a disposizione.
Aumentano gli stipendi dei dipendenti pubblici
Per prima cosa dobbiamo dire che gli stipendi dei dipendenti pubblici sono in aumento da tempo. Anche il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale” sulla pubblica amministrazione firmato dal ministro Renato Brunetta, il presidente del consiglio Mario Draghi, ora dimissionario, e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil (Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri) prevede aumenti medi di 107 euro. Le misure erano già state stabilite dal precedente ministro, Fabiana Dadone. Ma in questo Patto c’è anche l’impegno del governo a reperire maggiori risorse per la “classificazione”, cioè per il riconoscimento delle professionalità di livello più alto acquisito dai dipendenti e l’inserimento di nuovi profili professionali.
Quanti dipendenti statali ci sono in Italia?
Vediamo, però, quanti sono i dipendenti statali in Italia. Il grafico qui sopra mostra sia il numero di dipendenti statali nei principali Paesi europei e alcuni appartenenti all’Ocse mostrati sia come numeri assoluti sia in termini percentuali cioè la percentuale di dipendenti statali in rapporto al totale dei dipendenti. In entrambi i grafici l’Italia è indicata con il colore nero e passando dall’una all’altra tabella spicca immediatamente una sorta di contraddizione. L’Italia ha pochi dipendenti pubblici in rapporto al totale degli occupati, ma ne ha tantissimi se considerati come numero assoluto. Vediamo i dati ufficiali dell’Istat e dell’Ocse.
I dati dell’Istat sono diversi da quelli dell’Ocse, perché cambia il perimetro di analisi. Secondo l’ultimo censimento delle istituzioni da parte dell’Istat (con dati aggiornati al 31 dicembre 2018) in Italia lavorano per il settore pubblico 3.457.498 dipendenti.
Quali sono le regioni con più dipendenti statali?
Le regioni dove sono presenti più addetti in termini assoluti sono la Lombardia (2.105) che è prima anche per numero di addetti (192.656), il Piemonte (103.283 dipendenti) e il Veneto (113.962 dipendenti). Il numero di dipendenti è superiore alla media nazionale anche in Sicilia (133.049 dipendenti), in Emilia Romagna (118.744 dipendenti), nel Lazio (114.339 dipendenti), in Toscana (96.955 dipendenti) e in Campania (95.677 dipendenti).
Per quanto riguarda le retribuzioni orarie da contratto dopo una fase di decelerazione che perdurava da nove anni, le retribuzioni nel totale economia sono tornate ad aumentare (+1,5%) nel 2018 e sono state trainate proprio da quelle del settore pubblico (+2,6%) dopo il blocco contrattuale che, per numerose categorie, si protraeva dal 2010.
Il calo dei dipendenti statali in Italia
Nel grafico che indica i dipendenti pubblici in termini di numeri assoluti gli Stati Uniti non sono indicati per motivi grafici, ma sono i primi (ovviamente) con il maggior numero di dipendenti pubblici del mondo Ocse: ben 22 milioni 808mila persone. Gli Usa sono seguiti dalla Francia mentre l’Italia è in ottava posizione con 3 milioni 372mila persone circa.
Più interessante della classifica in valore assoluto, che ovviamente risente delle dimensioni dei Paesi in termine di popolazione, è in realtà il trend negli anni. E quello che emerge è che l’Italia è uno dei grandi Paesi in cui il numero dei dipendenti pubblici è calato di più: meno 8,1% in 10 anni. Solo nel Regno Unito la diminuzione è stata maggiore: 9%. Per trovare poi tagli uguali o maggiori si deve andare presso Paesi più piccoli, come la Grecia, in cui gli statali sono stati decurtati del 14,9%, a causa principalmente della crisi. Al contrario i maggiori aumenti di dipendenti pubblici si sono verificati in Canada, +12%, e Turchia, +14,8%. Grandi incrementi anche in Ungheria, +18,2%, Norvegia, + 15,1%, Israele, +14,9%.
Questi dati però vanno visti anche e soprattutto in relazione all’occupazione generale e alla popolazione totale. E alle dinamiche che queste hanno avuto. Per esempio in alcuni Paesi come Canada, Turchia, Israele gli abitanti sono cresciuti molto, cosa che non è accaduto altrove, e questo ha avuto il proprio peso.
I dipendenti statali in Italia in rapporto alla forza lavoro
Passiamo al numero dei dipendenti pubblici in rapporto al totale dei lavoratori. In questo caso in testa vi sono i Paesi del Nord Europa in cui da sempre lo Stato ricopre un ruolo molto più ampio che altrove. In Norvegia gli statali sono il 30,34% di tutti gli occupati; in Svezia il 28,83%; in Danimarca il 28,02%.
Conta un po’ anche il fatto che si tratta di Paesi relativamente piccoli. Un apparato statale centrale ha un numero minimo di addetti non comprimibile e indipendente dalla popolazione, e di conseguenza se la popolazione è poca in percentuale sul totale degli occupati i lavoratori pubblici sono in media di più che nei Paesi più grandi. A maggior ragione se la popolazione è poca, ma la superficie su cui lo Stato deve comunque essere presente è molto ampia.
Così al quarto posto troviamo la Finlandia, con una proporzione di lavoratori del pubblico del 24,29% e poi la Lituania, con il 22,16%. La Francia con il 21,91% è il primo dei Paesi più grandi e supera di poco la piccola Estonia.
Il peso dei dipendenti della pubblica amministrazione
L’Italia con il 13,43%, è molto sotto la media Ocse, che è del 17,71% rispetto al 10,49% della Germania. Guardando alle variazioni nel tempo in media a livello Ocse vi è stato un calo della percentuale di occupati pagati dallo Stato. La ragione è che in molti Stati i lavoratori in 10 anni sono cresciuti, e anzi i dipendenti pubblici non hanno tenuto il passo. Un chiaro esempio è Israele dove nonostante il forte aumento in senso assoluto la percentuale di statali sul totale degli occupati è calato del 2,89%.
In Italia si passa dal 14,5% del 2007 al 13,43% del 2017 e, visto che i lavoratori nel loro complesso non sono cresciuti molto questo si traduce come si è visto in un calo netto degli statali. Nel Regno Unito la quota di statali è ancora più in decremento, del 3,19%. In pochissimi Paesi, tra cui Norvegia e Ungheria, cresce la proporzione di dipendenti pubblici.
I dipendenti statali nei Paesi europei
Quest’ultima tabella è forse ancora più significativa. Rappresenta la percentuale di lavoratori non sull’insieme degli occupati, ma sul totale della popolazione.
Qui l’Italia è ancora più in fondo alla classifica. Nel 2017 gli statali erano solo il 5,6% del totale della popolazione. Siamo arrivati al pari della Germania, mentre nel 2010 erano il 6% contro il 5,7% In cima anche qui vediamo Norvegia, in cui il 16,1% della popolazione ha un lavoro nello Stato, poi Svezia, Danimarca, Finlandia, con il 14,5%, 14,2%, 11,2%. Sopra il 10% anche il Canada, l’Estonia e la Lituania.
Ci sono più dipendenti pubblici in Usa
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare gli Usa con il 7% dei dipendenti pubblici in rapporto al numero dei cittadini, sono a metà classifica e più in alto dell’Italia. Così come era anche per il rapporto dipendenti pubblici/occupati. Potrebbe certamente influire anche il grande ruolo dell’esercito e degli apparati di sicurezza.
Quello che è certo è che i dipendenti statali in Italia sono meno di quello che ci si potrebbe aspettare. Certamente meno che nei Paesi piccoli e del Nord, le ex socialdemocrazie scandinave, ma sono meno anche rispetto ad altri grandi Paesi, come la Francia, dove i dipendenti pubblici sulla popolazione sono il 9,1%, e la Spagna, con il 6,4%.
Siamo ultimi in Europa con la Germania. Conta certamente il fatto che in generale sono pochi i lavoratori nel nostro Paese, e coloro che sono in età da lavoro. Ma in generale vuol dire che in Italia c’è un dipendente pubblico ogni 18 abitanti, mentre a Nord quasi uno ogni 6.
Come si diventa dipendente pubblico
Dopo il film di Checco Zalone “Quo Vadis” la figura del dipendente pubblico è diventata quasi mitologica, nel senso che il comico pugliese ha messo in chiaro un sentimento comune e, cioè, che quando si ottiene un posto pubblico non lo si deve mollare mai. Perché? Perché è praticamente impossibile licenziare un dipendente pubblico, ha benefit che i dipendenti privati non hanno e non è soggetto, per esempio, alla cassa integrazione. Tutti motivi che, per esempio, inducono le banche a fidarsi molto di più di un dipendente pubblico di uno privato.
Ma come si fa a diventare dipendente statale? Lo dice la Costituzione: all’articolo 97 stabilisce, infatti, che occorre necessariamente passare per un concorso pubblico per entrare nell’”esercito” dei dipendenti pubblici. Il concorso può essere “per titoli” o “per esame”, ovvero attraverso test sia scritti che orali giudicati da una commissione ad hoc.
I concorsi per diventare dipendente pubblico
Ma il concorso non è l’unico modo per diventare dipendente pubblico a tempo indeterminato. La legge riconosce anche altre strade, anche se non con le stesse garanzie. Ad esempio si può iniziare a lavorare per la Pubblica Amministrazione con un contratto a tempo determinato. In questo caso non serve un concorso. E non si tratta solo di consulenze individuali, ma, per esempio, anche di contratto di somministrazione per sostituire temporaneamente una figura professionale. Sono moltissimi i casi, anche recenti, in cui una persona viene impiegata in modo temporaneo come, per esempio, i navigator che dovrebbero trovare un impiego stabile ai percettori del reddito di cittadinanza.
I dati si riferiscono al: 2017-2018
Fonte: Ocse