Con la sfiducia a Draghi e le conseguenti sue dimissioni, si è squarciato il velo di Maia, che copriva le tante sciagure della nostra Italia.
Sono usciti così allo scoperto: a) la reale figura di Draghi; b) lo sparuto numero di intellettuali neoliberisti, dei quali si serve la propaganda dei media; c) la inqualificabile massa dei politici populisti, a cominciare da Berlusconi; d) la massa dei cittadini senza idee, sbandata, accecata e infine stremata, dagli effetti provocati dalla propaganda genocida del neoliberismo, che ha distrutto il sistema economico produttivo di stampo keynesiano, che assicurava loro posti di lavoro, sviluppo economico e benessere per tutti, mantenendo fuori commercio la proprietà pubblica demaniale dei beni in appartenenza al popolo, e utilizzando tali beni per l’intervento dello Stato (cioè del popolo) nell’economia.
Per quanto riguarda la caduta del governo Draghi, è da dire che questo evento, come aveva preconizzato Peter Gomez, e ripetuto ieri Maddalena Oliva durante la trasmissione “in onda”, rispettivamente Direttore e Vice Direttore del Fatto Quotidiano on line, è stato pervicacemente voluto da Draghi stesso.
Benché chiamato da tutte le parti, e persino dal movimento 5 stelle, a restare al suo posto, egli, con alterigia fuori posto, insulti e una inaccettabile forma di autoritarismo, ha proposto il suo “patto”, e cioè l’attuazione del suo disegno di legge “concorrenza”, che “privatizza” e “sottrae” alla “proprietà pubblica demaniale del popolo italiano “beni e servizi” di rilevantissimo valore economico, in quanto fonti di lavoro e di ricchezza per tutti. Il suo pensiero è stato informato al fatidico principio “non turbate il manovratore”.
Egli infatti è stato durissimo nell’affermare che vuole una maggioranza unitaria; in sostanza una maggioranza tanto larga che impedisca a singoli partiti di avanzare richieste, con la riserva mentale di far cadere il governo in caso di rifiuto. Insomma Draghi si è dichiarato “fedelissimo” esecutore dei voleri delle multinazionali e della finanza, dimenticando di essere italiano e di avere il dovere, sancito dall’art. 54 Cost., “di adempiere le sue funzioni con disciplina e onore”.
Disciplina e onore che sono del tutto mancate nel suo arrogante discorso.
Per quanto riguarda gli intellettuali intervenuti sui media, si tratta di persone che, probabilmente per loro scarse conoscenze economiche, hanno giurato su una “fede incrollabile” nel “pensiero neoliberista”, senza tener conto, che questo pensiero ha dato luogo a un “sistema economico” che, accentrato la ricchezza nelle mani di pochi, impone una rigorosissima, e sovente dannosissima, concorrenza, con spreco di conoscenze, di professionalità, di posti di lavoro e di quanto necessario a una vita libera e dignitosa (art. 36 Cost.). E al riguardo non c’è altro da dire, se non ricordare che non saranno loro a pagare per questa insana e irrazionale scelta, ma l’ignaro popolo, da loro, forse inconsapevolmente, ingannato.
Per quanto riguarda la popolazione, quello che appare è una massa inerme di persone, sbandate, senza idee, impoverite anche sul piano intellettuale, drogate dalle imposture della propaganda mediatica, e infine “stremata” dalle sofferenze (aggravate dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina) imposte dalla perdita dei posti di lavoro e dall’impoverimento generale.
Eppure la speranza c’è.
E’ l’attuazione della Costituzione, e in particolare, come sempre ho ripetuto, della reale attuazione del titolo terzo, della parte prima, dedicata ai “rapporti economici”. Un titolo nel quale viene pienamente accolto il sistema economico produttivo di stampo keynesiano, considerando le privatizzazioni, le liberalizzazioni, le svendite, le concessioni della gestione di beni e servizi a privati speculatori, degli atti in pieno contrasto con i principi e i diritti fondamentali.
Da poco è sorto un nuovo partito, denominato “Unione popolare”, guidato principalmente dall’ex, valorosissimo, Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e dal notissimo Paolo Ferrero, che ha posto come programma l’attuazione dei principi testé esposti. Ripongo in questo nascente partito le mie più ardite speranze.