La digitalizzazione del paese, la necessità di dotare il paese di reti a banda ultralarga e 5G meritano un capitolo a sé nel piano in 9 punti di Giuseppe Conte per la ripresa del Paese. E non potrebbe essere altrimenti, visto il ruolo cruciale del digitale per la tenuta dell’Italia e il lancio di una Fase 3 che sarà basata su rapporti sociali e relazioni economiche sempre più virtuali. E allora, ben venga il piano di Giuseppe Conte per promuovere una buona volta la digitalizzazione del paese e la copertura del paese con reti ultrabroadband. A patto però che si tratti di un vero piano operativo e non di un libro dei sogni, come è stato troppe volte in passato.
Il piano Conte su digitale, rete unica e 5G
Il capitolo della “Digitalizzazione del Paese” nel piano del presidente del Consiglio agli Stati generali dell’economia in corso a Villa Doria Pamphili parte dall’obiettivo di dotare il paese di una Rete unica di fibra ottica per essere tutti connessi. I cento giorni di lockdown del paese, chiuso per coronavirus, con le scuole serrate e milioni di studenti in DAD (Didattica a distanza) a casa e altri milioni di persone in smart working, hanno fatto capire concretamente quanto il nostro Paese sia in ritardo in materia di digitale.
Il gap digitale dell’Italia
Tra connessioni a singhiozzo e problemi di copertura il quadro è emerso in tutta la sua cruda realtà: il digital divide del nostro paese è ancora ampio e serve uno sforzo di sistema per superarlo. La fotografia della situazione, impietosa, è emersa ancora una volta nell’ultimo Indice Desi, il report della Commissione sul monitoraggio del livello di didigitalizzazione del paese che ci vede al quart’ultimo posto complessivo, al 17essimo per connettività sopra i 100 Mbps, con un incremento del 4% in un anno (dal 9% al 13%) e all’ultimo posto per digital skills. Insomma, l’Italia digitale è un disastro.
Cosa vuole fare il Governo per invertire questa situazione? Cinque gli obiettivi per realizzare un paese “completamente digitale”:
- Il primo è “Connettere tutti” e l’obiettivo è realizzare una rete nazionale unica in fibra ottica
- Realizzare la nuova rete 5G.
- Il rafforzamento della cybersecurity
- Nuovi investimenti nel campo dell’intelligenza artificiale, della robotica e dei servizi di cloud.
- Confermata l’intenzione di promuovere i pagamenti digitali (decollati in lockdown) e il piano cashless.
Pa digitale, smart working e didattica a distanza
In che modo, al di là dei proclami, il governo Conte intende favorire la digital transformation della PA? In che modo si intende favorire la formazione digitale del personale pubblico e il ricorso al telelavoro? Come si pensa di ovviare ai problemi di connessione che hanno penalizzato la didattica a distanza di troppi ragazzi durante il lockdown? Davvero alla ripresa della scuola saremo costretti a mix didattici misti, in parte a scuole e in parte al pc da casa?
E i ragazzi che non possono connettersi perché in digital divide?
Rete unica, muro contro muro Tim–Open Fiber
Le intenzioni di Conte sono indubbiamente buone, ma la loro realizzazione non sarà facile. In primo luogo, il progetto rete unica è in stallo da tempo per le divergenze sulla governance della nuova eventuale entità unica della rete fra i maggiori protagonisti del progetto, Tim e Open Fiber. In che modo intende intervenire il Governo per sbloccare l’impasse? Al momento non è chiaro ma senza il superamento delle divergenze che vedono Tim favorevole al progetto, a patto di mantenere un ruolo di maggioranza della nuova entità mentre Open Fiber privilegia il modello ‘Wholesale only’ inviso a Tim e non vuole cedere il controllo all’ex incumbent, il progetto è destinato a restare lettera morta. I botta e risposta fra Tim e Open Fiber sono una costante e per superare questo muro contro muro servirebbe un passo indietro delle diverse parti in commedia.
5G, le resistenze dei comuni e i diktat calati dall’alto
Per quanto riguarda la realizzazione delle nuove reti 5G, non sono pochi gli ostacoli all’orizzonte per la realizzazione delle nuove reti che rappresentano un elemento fondamentale per la ripresa economica dell’Italia. Il problema è legato alle centinaia di comuni che, per motivi fantasiosi legati a problemi inesistenti per la salute dei cittadini dovuti alle emissioni elettromagnetiche delle antenne 5G, bloccano l’installazione delle antenne. Un problema amplificato durante il lockdown dalle fake news in rete che hanno surrettiziamente legato la diffusione del virus con la presenza di impianti 5G, creando uno scenario surreale da ‘B movie’ distopico.
Ma il problema non va preso sottogamba, è necessario schierarsi dalla parte di sindaci e promuovere il dialogo con i comitati cittadini “No 5G” usando argomenti razionali e scientifici per rassicurare la cittadinanza e spegnere sul nascere timori ingiustificati per la salute, visto che più sono le antenne sul territorio e minore sarà la potenza di emissione del segnale. Più dense sono le reti, meglio è per la qualità del segnale.
Le reti 5G si possono realizzare tranquillamente mantenendo gli attuali limiti di emissione elettromagnetica, che in Italia sono fra i più bassi d’Europa.
Cosa deciderà di fare il governo?
E quindi, cosa deciderà di fare il Governo? Sposare la linea dura dettata dal “Piano Colao” che suggerisce di innalzare i limiti di emissione elettromagnetica e di bypassare lo stop dei sindaci?
Oppure adottare una linea più dialogante, che punta sulla moral suasion della cittadinanza corroborata da argomenti scientifici? Le reti mobili sono peraltro delle opere di pubblica utilità che vanno garantite, come scrive l’Anci nelle linee guida per i sindaci in relazione al 5G. Certo, sarebbe utile scongiurare l’escalation della protesta ed evitare che le frange “No 5G” si trasformino in elementi di protesta più organizzati e aggressivi, analoghi a “No Tav” e “No Vax”. Vale la pena esacerbare e polarizzare lo scontro? Il 5G è una grandissima risorsa, necessaria per la ripresa. Rallentarne la realizzazione sarebbe un danno che davvero non ci possiamo permettere.