“Il medium digitale è un medium non ha età, destino e morte. In esso il tempo è congelato. E’ un medium senza tempo, a differenza del medium analogico, soffre il tempo ” sostiene Byung-Chul Han, – autore di Nello Sciame, edito da Figure Nottetempo – e pertanto il digitale assorbe tempo.
Quel tempo che ci sfugge di mano perchè passa per le notifiche di uno smartphone.
I principali ostacoli alla concentrazione sul lavoro e non solo, e al momento presente sono:
- lo smartphone e le sue notifiche;
- internet e la navigazione senza senso;
- le persone sul posto di lavoro;
- la mente e la sua programmazione.
La gestione del tempo si occupa del chronos, termine greco che indica il tempo cronologico, considerato lineare e sequenziale. L’orologio, detta fondamentalmente lo scorrere del ritmo della vita.
Si dice “ si è fatto presto tardi” per porre l’attenzione del tempo che scorre inesorabilmente verso una giornata dove 24 ore non sono più sufficienti.
Chi cerca di riempire al massimo il tempo si accorge ben presto che non può bastare. il tempo scorre e non si fa che inseguirlo.
Sarebbe molto più interessante lavorare nel paradigma basato sul kairos, dove c’è il tempo in quanto sinonimo di “tempo di qualità”.
Abbiamo bisogno di maggior focus e pathos nel riempire il tempo “migliore” per la nostra vita, che non inizia e finisce con lo smartphone al letto.
La gestione del tempo è un prospettiva legata al management, ma è anche un concetto antico quanto il “vuoto” delle persone che cercano di riempire il tempo magari stando sempre e spesso sui social network, alla ricerca di un bisogno di accettazione o gratifazione.
Per gestire il tempo, abbiamo bisogno di gestire una parte fondamentale della nostra vita: dobbiamo agire sul cambiamento delle nostre abitudini che sono figlie del carattere.
Le abitudini possono essere distinte in potenzianti e limitanti, dove queste ultime vengono assorbite maggiormente dall’ambiente familiare.
Il segreto nella gestione del tempo è nel tempo del cambiamento.
Il modo in cui vediamo ( il nostro paradigma) porta a ciò che facciamo ( i nostri comportamenti); e ciò che facciamo porta ai risultati che otteniamo nella vita.
Perciò se vogliamo creare un cambiamento non possiamo semplicemente cambiare i comportamenti con nuove metodologie o tecniche di gestione del tempo, bensì cambiare i paradigmi.
“Ciò che è dentro diventa continuamente ciò che è fuori” ha detto James Allen autore del classico As a Man Thinketh. “Dallo stesso cuore di un uomo derivano le condizioni della vita, i suoi pensieri si traducono in azioni, e le sue azioni portano il frutto del carattere e del destino”.
Il tutto può essere riassunto con il pensiero di Albert Eistein quando dice : i problemi significativi che affrontiamo non possono essere risolti dallo stesso livello di pensiero che li ha creati.
Prima di sperimentare le varie tecniche, come quella del pomodoro o l’ultima applicazione per la to do list, abbiamo bisogno di rivedere le nostre abitudini, ma soprattutto aver il coraggio di cambiare e andare fuori dalla zona di “confort”.
La cosa certa è che se continueremo a fare ciò che facciamo, continueremo ad ottenere ciò che otteniamo.
Abbiamo bisogno di una rivoluzione nel “sentire” piuttosto che un’evoluzione nel fare, basata su nuovi paradigmi della qualità di “vivere” la vita.
Ecco, tutto questo per dirvi che la gestione del tempo è una disciplina che sta evolvendo verso la gestione del focus, perchè è lì che dovremmo “lavorare”.
Il modo in cui si vive il tempo dipende dall’atteggiamento interiore : “il medium dello spirito è il silenzio” sottolinea Byung-Chul Han, pertanto un utile esercizio nella gestione delle distrazioni digitali è fermarsi ad ascoltare.
Del resto, è inutile gestire il tempo se poi non sei sul “focalizzato” nell’era delle distrazioni digitali.