Mafie e web

Digital Crime. Pizzini digitali: come cambia la comunicazione della mafia nella società connessa

di Paolo Galdieri, Avvocato, Docente di Informatica giuridica, LUISS di Roma |

Le mafie, pur conservando i loro antichi codici, hanno sempre dimostrato una grande capacità di adattamento rispetto ai cambiamenti della società.

Pochi giorni fa sono state trasmesse dai telegiornali le immagini di un rito di iniziazione all’interno di una cosca dell’’ndrangheta che fa comprendere quanta tradizione continui a persistere nell’ambito delle organizzazioni mafiose.

La rubrica #DigitalCrime, a cura di Paolo Galdieri, Avvocato e Docente di Informatica giuridica, alla LUISS di Roma, si occupa del cybercrime dal punto di vista normativo e legale.
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Quelle immagini, tuttavia, non devono far credere che le associazioni criminali siano rimaste arretrate nei metodi e nelle scelte dei loro obiettivi.

Le mafie, infatti, pur conservando i loro antichi “codici”, hanno sempre dimostrato una grande capacità di adattamento rispetto ai cambiamenti della società in cui operano.

Si è passati così da una mafia rurale ad una “industrializzata”, per arrivare oggi a quella operante a pieno titolo nella cosiddetta società dell’informazione.

Videoconferenza criptata

Attualmente, senza ricorrere a tecnologie particolarmente sofisticate o costose, si può realizzare lo svolgimento di un vertice criminale, per audio o video conferenza, la cui riservatezza sarà garantita sia dall’estrema difficoltà di intercettare in tempo reale tali flussi telematici, sia dalla possibilità di criptare le comunicazioni con appositi software.

La rete consente altresì di rafforzare il consenso, fondamentale per la sopravvivenza delle grandi organizzazioni criminali.

 Mafia e social network

Nei social network ed in particolare su Facebook sono presenti centinaia di gruppi che inneggiano alla mafia ed ai suoi capi. All’interno di alcuni gruppi di discussione sovente si polemizza sulle sentenze definitive su capi mafia accusati di omicidi e stragi riproponendosi temi cari ai mafiosi come la revisione dei processi ed un aggiustamento del 41 bis.

Reati tradizionali e digitale

Per quanto concerne i reati tradizionali (tratta degli esser umani, spaccio di droga,

estorsione, prostituzione, traffico di armi), le tecnologie vengono usate principalmente per raggiungere un maggior numero di destinatari e soprattutto per comunicare, come visto, in modo sicuro e veloce.

Rete e riciclaggio

La rete viene poi oggi impiegata anche per le attività di riciclaggio. Secondo la Dia, le ‘ndrine sono quelle che usano di più internet per riciclare i proventi delle loro lucrose attività attraverso l’utilizzo di banche online e dei siti web localizzati in paesi offshore (i cosiddetti paradisi fiscali).

Phishing e pornografia minorile

Alcune organizzazioni, già in passato, sfruttando la vulnerabilità dei sistemi informatici di società private o di singoli utenti della rete, si sono rese responsabili di furti elettronici o di operazioni di phishing. Come pure va segnalato il coinvolgimento di elementi legati alla criminalità organizzata dietro il lucroso mercato della pornografia minorile e delle rapine elettroniche, realizzate attraverso la penetrazione e l’infiltrazione dei sistemi di banche e società online, come dimostra un’operazione di polizia realizzata in Russia alcuni  anni fa.

Cybercrime

L’esigenza di utilizzare le tecnologie ha spinto ben presto le organizzazione criminali a reclutare i cosiddetti cyber criminali, sovente laureati o comunque dotati di una formazione specifica nella loro disciplina. Da tale punto di vista non è da sottovalutare la circostanza che all’interno degli istituti penitenziari sono offerti corsi di informatica, che di fatto consentono al “picciotto” di procurarsi importanti cognizioni tecniche a spese dello stato.

Sul piano culturale la lotta a queste nuove forme di criminalità organizzata è affidata, tra l’altro, ai numerosi siti che evidenziano i danni provocati dalle attività illegali, siti che fanno da contraltare a quelli che dipingono i mafiosi come veri e propri eroi.

Strumenti di contrasto

Sul piano giuridico si osserva come per un effettivo contrasto sia necessario un reale coordinamento tra le forze investigative e giudiziarie impegnate sul fronte del cybercrime e quelle specializzate nel contrasto ai sodalizi criminali nazionali e transazionali, così da avere una visione globale di due fenomeni sicuramente interconnessi.

 

Unione Europea

 

L’Unione Europea già da tempo ha sottolineato l’esigenza di uno sforzo comune nella lotta alla criminalità in rete. In tale direzione si muovono: la raccomandazione del Consiglio d’Europa R(89)9; la raccomandazione R(95)13; il documento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, intitolato ”Prevenzione e controllo della criminalità organizzata” (2000/C 124/01); Risoluzione del Parlamento europeo del 23 ottobre 2013 sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro.

Convenzione di Budapest

Tale necessità si riflette in modo ancora più evidente nella Convenzione di Budapest sul cybercrime e nell’art. 83 TFUE che inserisce la “criminalità informatica” fra i fenomeni criminosi di natura grave e transnazionale su cui l’Unione Europea ha competenza penale.

 

In Italia

Sul piano nazionale leggi fondamentali per il contrasto alla criminalità informatica sono la L.547/93 e la L.48/2008, attraverso le quali vengono introdotte nel codice penale e di procedura penale numerose disposizioni espressamente riferite alla criminalità informatica.

Visto lo scenario innanzi ai nostri occhi occorre quindi non lasciarsi fuorviare da riti “folcloristici” ancora presenti nelle organizzazioni di stampo mafioso, cercando, invece, di affinare strategie di contrasto all’altezza di quelle che sono ormai diventate vere e proprie holding criminali perfettamente inserite nel modo digitale.

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