È cosa nota che Milano è la capitale creativa della moda e del lusso, una città all’avanguardia, attivissima sotto il profilo economico e culturale; una città che affascina e rapisce.
L’analisi “ICity Rate 2018” realizzata da FPA sui 107 Comuni capoluogo italiani, che misura efficienza, innovazione, qualità di servizi e risultati, la definisce “città intelligente, innovativa, moderna, efficiente, che sa valorizzare al meglio, attraverso tecnologie, strategie, soluzioni, le proprie risorse e le qualità del territorio”. Milano, per il quinto anno di fila, è la prima Smart City italiana e ancora una volta stacca tutte le altre; Roma è solo al 15esimo posto della graduatoria e il Sud resta indietro, in forte ritardo.
Tale analisi è stata confermata dal Digital Week 2019 con un palinsesto che ha previsto oltre 500 eventi tra incontri, mostre, seminari e performance distribuiti sul tessuto cittadino.
Avendo avuto l’opportunità di partecipare alla manifestazione e in particolare all’evento che si è svolto mercoledì 13 marzo presso il Centro Base, al numero 34 di Via Bergognone, ad un dibattito dal titolo: “INTELLIGENZA URBANA, INTELLIGENZA COLLETTIVA”, a cura dell’Assessorato alla Trasformazione Digitale e Servizi Civici del Comune di Milano, ho avuto modo di constatare alcune cose importanti e migliorative per la vita sociale di un cittadino.
A partire dall’opening di Roberta Cocco (Assessore alla Trasformazione Digitale e Servizi Civici) e in successione Annalisa Prencipe (Direttore della Scuola Universitaria, Professore ordinario, Dipartimento di Accounting, Università Bocconi), Giorgio Metta (Vice Direttore Scientifico e Direttore iCub Facility – Istituto Italiano di Tecnologia), Maria Chiara Carrozza (Direttore Scientifico Fondazione Don Carlo Gnocchi), il Creator Favij, Gianluigi Castelli (Presidente Ferrovie dello Stato, Presidente UIC, Direttore DEVO Lab SDA Bocconi), Luca Attias (Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale), fino alla chiusura del lavori da parte del Sindaco di Milano Giuseppe Sala, i messaggi sono stati chiarissimi.
Dopo il successo della prima edizione, afferma Roberta Cocco: “quest’anno si pone grande attenzione sui temi tecnologici contemporanei (intelligenza artificiale, robotica, Internet of Things, blockchain) insieme a iniziative di educazione e alfabetizzazione digitale, networking tra le città per lo scambio di buone pratiche e molte iniziative di diffusione della conoscenza digitale. La leva dell’innovazione potenzia una città che vuole valorizzare le intelligenze singole per connetterle in una intelligenza cooperativa. Il cambiamento investe anche il comune, dove l’accelerazione digitale è già in corso a livello di servizi per il cittadino, ma anche di cultura interna. I diversi assessorati, non solo quello alla trasformazione digitale, saranno coinvolti e dovranno essere organizzati e realizzati attraverso la piattaforma digitale dedicata; dalla Digital Week in poi lo Sportello Unico eventi diventerà esclusivamente digitale.”
Partendo dall’intelligenza artificiale fino ai progetti digitali e innovativi che provengono da tutti gli attori attivi a Milano, la manifestazione ha offerto una istantanea della città contemporanea come terreno di coltura e di esperienze conseguenti delle radicali modifiche che il digitale impone alla vita di tutti i giorni.
Milano e il suo territorio costituiscono di fatto un modello di best practice da seguire; qui l’innovazione sociale si distingue, sia nei risultati che nei rapporti, in nuove forme di cooperazione e collaborazione che simultaneamente rispondono a bisogni sociali in modo più efficace rispetto ad approcci tradizionali.
La città è il luogo in cui vari fenomeni accadono con intensità sempre maggiore ed è quindi necessario progettare e adottare nuove pratiche di lavoro e strumenti legali per codificare le nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che andranno a soddisfare efficacemente i bisogni sociali.
L’innovazione sociale è importante per la città, specialmente se si considerano alcuni fattori: per la prima volta nella storia, più della metà della popolazione mondiale vive in aree urbane dove si concentrano maggiormente la produzione di PIL e l’innovazione. Un’ipotesi futuristica è che la competizione globale tra città potrebbe sostituire quella tra stati.
La struttura del modello socioeconomico su cui si basano le politiche economiche e di welfare sta cambiando; il ritmo rapido della modernizzazione urbana e la maggiore mobilità sociale hanno contribuito ad una perdita d’interazione sociale e d’identità locale. Attualmente, e l’esempio lo abbiamo avuto in questi ultimi anni in Europa, molte città europee soffrono di un declino del senso di comunità nei quartieri. Promuovere l’innovazione sociale non significa quindi ridurre il dibattito alla sola dimensione tecnologica, ma ragionare, invece, su come l’innovazione nelle città possa contribuire allo sviluppo di nuovi metodi di risoluzione di problemi socialmente rilevanti. Le Smart Cities sono di fatto le città che creano le condizioni di governo, infrastrutturali e tecnologiche, per produrre anche innovazione sociale.
Oggi le tecnologie digitali hanno impatto sulla vita delle persone e delle organizzazioni e la trasformazione digitale può favorire la nascita di un’Intelligenza Collettiva. Le nuove tecnologie stanno favorendo lo sviluppo di nuove modalità di legame sociale perché non sono fondate solo su appartenenze territoriali, ma sul radunarsi intorno a centri d’interesse comuni, sulla condivisione del sapere, sull’apprendimento cooperativo, su processi aperti di collaborazione. Un fenomeno che consente a ogni persona di essere parte attiva, esprimendosi liberamente e offrendo il proprio contributo, facendo al contempo appello alle risorse intellettuali e all’insieme delle qualità umane di tutti i membri della collettività.
Di grande rilevanza è inoltre l’impatto delle tecnologie sui diversi ambiti che caratterizzano la vita delle persone: dall’economia alla società, dalla cultura alla salute, dalla ricerca all’entertainment. Il digitale promuove quindi una sorta di etica (della quale concettualmente riferirò più in basso) dell’intelligenza condivisa che è in grado di favorire contemporaneamente crescita individuale e sociale. Eventi come questo offrono a tutta la cittadinanza la possibilità di conoscere e condividere i benefici offerti dalle varie opportunità delle nuove tecnologie. Milano diventa così una città-guida di questo straordinario cambiamento perché mette in connessione tutte le singole intelligenze, aiutando così i suoi cittadini a diventare protagonisti del proprio futuro.
Per questo motivo c’è molta attenzione sull’alfabetizzazione digitale e sulla volontà di far dialogare gli attori che lavorano a nuove visioni.
Il tema della digitalizzazione si impone a più livelli in una città che corre più velocemente di altre e che vuole, attraverso la crescita delle competenze digitali, ragionare più in ottica da filiera per proporre possibilità di lavoro qualitative ai più giovani, ma anche per favorire il ricollocamento e riposizionamento di quanti stanno scivolando a margine del sistema lavorativo tradizionale.
Più partecipazione, ma anche più riflessione perché i divari vanno attenutati. Oggi l’evoluzione tecnologica si sposa con l’evoluzione sociale e la tecnologia può contribuire a rendere la nostra una società migliore.
Milano è un luogo di giovani generazioni, di tecnologia, di università, che possono essere il veicolo per creare innovazione e internazionalizzazione. Il principio deve essere sempre e comunque pensare in maniera allargata, pensare non solo al beneficio del singolo territorio, ma a quello di tutto il Paese. Il digitale permette di raggiungere tutti, l’intelligenza collettiva serve per trasformare Milano in un hub tecnologico e rilevante a livello europeo. Per questo AI, IoT, 5G e tutte le nuove tecnologie saranno declinate in virtù della loro possibile applicazione: l’industria, la scuola, il pubblico, in ciascuno di queste branche le sfumature sono diverse e meritano di essere raccontate. Intelligenza artificiale, robotica, Internet of things sono alcuni dei macrotemi tecnologici che stanno ridefinendo i perimetri del sapere, cambiando velocemente la fruizione della città che diventa sempre meno “contenitore” e sempre più piattaforma di contenuti per i cittadini, per le comunità, per il sistema progettuale e produttivo. Afferma il sindaco di Milano, Giuseppe Sala: “Sul terreno dell’innovazione digitale, rispetto alle altre città d’Europa con cui spesso ci confrontiamo, siamo purtroppo ancora indietro. Milano deve colmare questo distacco generato da anni di ritardo di tutto il nostro Paese per diventare pienamente una metropoli internazionale. Noi siamo molto determinati a raggiungere questo obiettivo e da due anni siamo al lavoro per la semplificazione e la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Vogliamo rendere più facile il dialogo dei cittadini con gli uffici e i servizi del Comune, ma anche dare una nuova dimensione digitale a tutta la città, per sua natura veloce ed efficiente, in una parola smart. Siamo una città piena di studenti e di giovani, di nuove imprese, che attira investimenti dall’estero e tantissimi turisti. Non possiamo davvero perdere altro tempo.” Davvero al passo col presente e col futuro, con competenza, consapevolezza, professionalità e lungimiranza.
Anche la P.A. sta facendo dei grossi passi in avanti, seppure tra mille difficoltà e partendo da una situazione drammatica, come evidenziato dall’intervento del Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, Ing. Luca Attias.
Avviare la costruzione del un “sistema operativo” del Paese, una serie di componenti fondamentali sui quali costruire servizi più semplici ed efficaci per i cittadini, la Pubblica Amministrazione e le imprese, attraverso prodotti ditali innovativi, è ciò che il Commissario e il Team per la Trasformazione Digitale che lo supporta si propongono.
Da sottolineare il concetto di “trasversalità” del Team di lavoro rispetto ai cambiamenti nel Governo italiano; Diego Piacentini (precedente Commissario Straordinario) ha espresso la volontà di dare continuità al progetto scegliendo la persona che, secondo lui, meglio rispondeva alle esigenze e la politica ha confermato la scelta.
Il consolidamento di alcuni progetti già avviati (ANPR, Spid, pagoPA, ecc.), la definizione di alcuni processi che riguarderanno a breve il prossimo futuro (Progetto IO), il turn-over degli specialisti di settore a impegni limitati nel tempo, ma soprattutto la determinazione nell’affermare che è obiettivo primario quello di fornire servizi che funzionano orientati al cittadino, capovolge di fatto ciò che finora è stata storia; non più la P.A. al centro dell’universo, ma il cittadino che interagisce con le diverse amministrazioni.
In tal senso, a mio parere devono essere messi in evidenza tre concetti fondamentali, fondati su una piattaforma etica:
- fare network, fra cittadini, amministrazioni e imprese;
- una trentina di persone (i componenti del Team Digitale) non possono riuscire da sole a risolvere i problemi;
- intraprendere un nuovo modo di sviluppare, disegnare, comunicare e collaborare.
È da auspicarsi quindi che le best practice del capoluogo lombardo e gli intenti del Team Digitale possano finalmente fondersi per far sì che il nostro Paese possa uscire dalla palude e dalla arretratezza in cui versa da tanti anni a questa parte.