“La proposta del Parlamento europeo, che sarà discussa giovedì, prevede la separazione tra l’attività di ricerca dei motori e gli altri servizi commerciali, il c.d. unbundling, senza considerare le pesanti ripercussioni sulla competitività dei motori di ricerca europei rispetto a quelli che operano fuori dall’Europa”. Lo ha dichiarato stamane all’Internet Governance Forum Italia, il prof. Alberto Gambino, presidente dell’Italian Academy of the Internet Code (IAIC). “Certamente è positivo – ha proseguito il giurista – che il Parlamento europeo voglia giocare un ruolo centrale nel dibattito sul Mercato Unico Digitale, che rappresenta un’importante opportunità per lo sviluppo delle piccole e medie imprese, ma corse in avanti come quella relativa alla proposta di unbundling dei motori di ricerca possono fare male allo stesso Digital Single Market”.
“In chiave di normazione primaria – prosegue poi il prof. Gambino – l’intervento del Parlamento risulterebbe in contrasto con la ratio e la specifica previsione di cui all’art. 7 del Regolamento CE n. 1/2003 (relativo alle decisioni in materia antitrust di competenza della Commissione), che come è noto è volto a tutelare i consumatori e non le imprese concorrenti”.
“Non è un caso, infatti, – aggiunge il presidente dell’IAIC – che la stessa Commissione europea, nei suoi anni di investigazione, ha enucleato 4 aree di interesse per l`indagine antitrust, senza mai considerare l`ipotesi dell’unbundling. Una soluzione simile, allo stato – conclude Gambino – sarebbe evidentemente sproporzionata e penalizzerebbe l’Europa rispetto al resto del mondo, con effetti dirompenti in ordine alla capacità di innovazione e opportunità per le stesse imprese, laddove operino in Europa o fuori dall’Europa”.