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Digital service act, l’industria culturale e creativa italiana scrive al Commissario Gentiloni

Il prossimo 15 dicembre la Commissione europea presenterà le nuove misure contenute nel Digital service act, cioè il Regolamento sui servizi digitali nell’Unione europea.

Il Digital service act e le piattaforme online

L’obiettivo di questo dispositivo normativo è sviluppare un nuovo sistema di regole che tuteli da una parte gli utenti delle piattaforme online e dall’altra promuova la libera concorrenza tra soggetti che forniscono servizi online dello stesso tipo.

Nello specifico, il Digital service act avrà il compito di regolamentare il settore delle piattaforme online, aumentando il livello di responsabilità di queste ultime nella diffusione dei contenuti online, per il rispetto dei diritti di proprietà e quindi una migliore tutela del copyright.

Si cerca sostanzialmente di limitare e contrastare l’illegalità online, coinvolgendo direttamente chi spesso ospita tali contenuti (le piattaforme) senza impedirne la diffusione. I contenuti illegali vanno quindi rimossi immediatamente, chiedono a gran voce le associazioni europee di rappresentanza dell’industria culturale e creativa, con nuove regole, nuovi strumenti e l’applicazione di sanzioni più severe.

Dall’Italia una lettera a Gentiloni

Su questo argomento così vitale per la crescita dell’economia, non solo digitale, tutti i comparti dell’industria culturale e creativa italiana, dall’editoria all’informazione giornalistica, dal settore radiotelevisivo all’audiovisivo, dalla musica alle Federazioni anti-pirateria (sotto l’elenco completo dei firmatari), hanno inviato una lettera al Commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni.

Questo pacchetto, come noto, dovrà aggiornare la Direttiva Commercio Elettronico del 2000, in particolare il regime che definisce obblighi e responsabilità delle piattaforme online”, si ricorda nel testo.

Un’iniziativa che va a completare il percorso intrapreso dalla Direttiva sul Diritto d’Autore del 2019, anche per allargare il campo di azioni contro l’illegalità online, ma che ancora appare vulnerabile agli interessi di parte e troppo debole in termini regolatori.

“Siamo molto preoccupati”, hanno dichiarato i firmatari della Lettera: “Ci risulta che il testo attualmente in discussione apporterebbe modifiche alla Direttiva sul Commercio Elettronico che non solo non fornirebbero maggiori strumenti di lotta all’illegalità online, ma ridurrebbero alcuni obblighi e talune responsabilità delle piattaforme digitali, a nostro avviso, in maniera molto rischiosa”.

Punti critici e nuovi strumenti di tutela

Il documento riporta alcuni aspetti considerati “suscettibili di differenti interpretazioni” e quindi facilmente aggirabili. Si va dall’ampliamento dei “benefici di limitazione della responsabilità a favore delle piattaforme (safe harbour)”, all’introduzione di “condizioni più stringenti a carico di coloro che vogliono far rispettare i propri diritti online”.

Si teme, in sostanza, che invece di tutelare i proprietari dei diritti, si vada a favorire le piattaforme, con un “effetto devastante sulla capacità delle imprese creatrici di contenuti di tutelarsi”.

Imprese e associazioni di settore che nel tempo anno sempre contribuito al dialogo, partecipando direttamente al confronto in sede istituzionale, prendendo parte a processi di consultazione, suggerendo soluzioni, ribadendo critiche e timori.

Tra le proposte avanzate c’è sicuramente “il principio del KYBC”, il “Know Your Business Customer”, “che consentirebbe di contrastare il commercio illegale sul web e pratiche di anonimato, che sono ormai una costante di chi opera illecitamente sulle reti digitali”, è spiegato nel documento.

L’appello

Nella Lettera è infine ricordato che tranne la presa di posizione di Mariya Gabriel, Commissaria ai giovani e all’innovazione, le preoccupazioni espresse dalle filiere dell’industria culturale e creativa sono state largamente incomprese e disattese dalla Commissione europea.

Rivolgendosi a Gentiloni, quindi, si legge nelle conclusioni della Lettera: “Siamo pertanto a chiedere un suo autorevole intervento, certi della sua consapevolezza circa la rilevanza di questa filiera produttive europea, oltre che della sua importanza per il Made in Italy”.

Facciamo appello al suo ben noto interesse per il settore e all’attenzione dimostrata per un level playing field fiscale e regolamentare dei c.d. operatori OTT – è precisato nel testo – per auspicare una correzione di rotta della proposta di Regolamento prima dell’adozione definitiva da parte della Commissione”.

I firmatari della Lettera:

100 Autori – Associazione della Autorialità Cinetelevisiva
AFI – Associazione Fonografici Italiani
AIE – Associazione Italiana Editori
ASSOMUSICA – Associazione Produttori e Organizzatori di Spettacoli di Musica dal Vivo
ANART – Associazione Nazionale Autori Radiotelevisivi e Teatrali
ANEC – Associazione Nazionale Esercenti Cinema
ANICA – Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Multimediali
APA – Associazione Produttori Audiovisivi
CCI – Confindustria Cultura Italia
Confindustria Radio TV – Associazione dei media televisivi e radiofonici italiani
FAPAV – Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali
FEM – Federazione Editori Musicali
FIEG – Federazione Italiana Editori Giornali
FIMI – Federazione Industria Musicale Italiana
FPM – Federazione contro la Pirateria Musicale
INDICAM – Istituto Centro Marca per la lotta alla contraffazione
Nuovo IMAIE – Nuovo Istituto Mutualistico per la Tutela dei Diritti degli artisti interpreti ed esecutori
UNIVIDEO – Unione Italiana Editoria Audiovisiva Media Digitali e Online
WGI – Writers Guild Italia

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