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Digital Service Act: il Consiglio europeo integra la proposta di Regolamento

a cura di Davide Maniscalco, Avvocato, esperto in diritto societario e commerciale |

La posizione appena adottata prosegue sulla scia del motto “ciò che è illegale offline dovrebbe esserlo anche online”.

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Il Consiglio europeo ha concordato una posizione con orientamento generale sul Digital Service Act, ossia sulla proposta di regolamento europeo che andrà a disciplinare le piattaforme on line. La posizione appena adottata prosegue sulla scia del motto “ciò che è illegale offline dovrebbe esserlo anche online”.

D’altrocanto le sfide emergenti nell’ecosistema digitale, sempre più interconnesso, evidenziano che fenomeni come la diffusione di merci contraffatte, l’incitamento all’odio, le minacce informatiche, la disinformazione, la concorrenza limitata e la preclusione dei mercati digitali, sono in progressiva crescita.

Digital Service Act: un set normativo dedicato ai servizi digitali

Per questa ragione, la Commissione europea ha ritenuto di dovere affrontare lo spinoso tema, attraverso la presentazione, nello scorso dicembre 2020, di un set normativo sui servizi digitali costituito da due importanti provvedimenti regolamentari, quali il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA) che, in parte, contengono anche disposizioni di adeguamento della Direttiva europea sul commercio elettronico del 2000.

Coerentemente con lo scopo strategico di rendere l’Europa più digitale, nonché di costruire un ambiente digitale sicuro ed affidabile, l’obiettivo principale del DSA proposto è esattamente quello di proteggere gli utenti del mercato unico digitale europeo da beni, contenuti o servizi illegali e, soprattutto, proteggere i loro diritti fondamentali online.

In tale direzione, la proposta intende perciò rafforzare la fiducia nello spazio digitale al fine di sfruttare in pieno il potenziale dell’economia delle piattaforme online in modo sicuro, attraverso la chiara declinazione di una comune di responsabilità per le imprese online che, da qualsiasi parte del mondo, forniscano servizi intermediari nell’UE (social media, mercati online, etc).

Regole più rigorose per i servizi intermediari

Le regole proposte dal DSA propongono dunque un quadro di governance che definirà chiari obblighi di due diligence per i servizi di intermediazione online sulla base di una progettazione “asimmetrica” che prevederà obblighi più stringenti in capo ai servizi intermediari con più significativo impatto sociale.

Tra le principali modifiche individuate dal Consiglio europeo in relazione alla proposta di regolamento della Commissione europea vi sono:

  • refining sulle disposizioni relative all’ambito di applicazione della DSA;
  • inclusione esplicita nel perimetro applicativo dei motori di ricerca online;
  • introduzione di una protezione rafforzata dei minori online;
  • inserimento di obblighi per i mercati online e i motori di ricerca nonché di norme più rigorose per le piattaforme di grandi dimensioni (Very Large Online Platforms o VLOP);
  • estensione dell’obbligo di notificare il sospetto di reati gravi a tutti i servizi di hosting, piuttosto che solo alle piattaforme online;
  • il testo include adesso anche disposizioni più dettagliate sulla “funzione di conformità” che le VLOP o i motori di ricerca online molto grandi (Very Large Online Search Engines  o VLOSE) dovranno istituire al fine di monitorare il rispetto degli obblighi della DSA;
  • Il testo integrato consente inoltre alle autorità nazionali di emettere ordini relativi a contenuti illegali online direttamente ai prestatori di servizi e impone ai prestatori di servizi l’obbligo di tenere informate le autorità nazionali delle loro azioni (obbligo di feedback);
  • infine, per quanto riguarda l’applicazione effettiva, il testo del Consiglio preserva il principio del paese d’origine e allo stesso tempo conferisce poteri esecutivi esclusivi alla Commissione europea, consentendole di trattare le violazioni sistemiche commesse da VLOP o VLOSE.

I negoziati sul testo integrato proseguiranno tra le istituzioni europee nel corso del 2022, anno in cui, auspicabilmente, dovrebbe vedere luce la nuova disciplina regolatoria.

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