Key4biz

Digital & green, imprese a caccia di skill: cambiamenti per il 30% dei lavoratori italiani entro il 2023

Come è stato sottolineato anche dall’OCSE, se le attività economiche saranno sempre più “knowledge intensive”, occorre capire se l’istruzione attuale sia in grado o meno di formare giovani che abbiano le competenze adeguate, non solo digitali, per essere occupabili anche in un mercato dove si sta diffondendo l’intelligenza artificiale e l’innovazione connessa all’Industria 4.0.

Secondo il nuovo Report del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere sulle “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2019-2023)”, il digitale sta trasformando profondamente il mondo del lavoro e il modo in cui si lavoro.
Secondo il modello previsivo, nei prossimi cinque anni saranno necessari tra i 3 e i 3,2 milioni di nuovi occupati per soddisfare le esigenze di tutto il comparto produttivo italiano comprensivo sia delle imprese private sia della pubblica amministrazione.

Cambiamenti che secondo il documento fanno emergere nuove esigenze in tema di orientamento formativo, di competenze, di tutela, sia in ambito digitale che lavorativo: la tecnologia impatta sul mondo del lavoro generando fenomeni che richiedono nuove regole e “l’istruzione gioca un ruolo fondamentale, perché deve fornire agli studenti gli strumenti necessari per essere maggiormente consapevoli del ruolo del digitale, dotandoli delle competenze e delle capacità idonee per essere protagonisti del futuro del lavoro”.

Tutte le professioni, anche quelle a minore rischio di sostituzione, stanno subendo rilevanti cambiamenti nel loro “contenuto” di mansioni e di conoscenze; al tempo stesso, nascono professioni totalmente nuove e difficilmente collocabili negli schemi classificatori correnti, che appaiono sempre più inadeguati per cogliere la realtà attuale.
La digital trasformation e l’ecosostenibilità avranno un peso determinante nel caratterizzare i fabbisogni occupazionali dei diversi settori economici, arrivando a coinvolgere tra il 26% e il 29% dei lavoratori di cui le imprese e il settore pubblico avranno bisogno nei prossimi 5 anni.

In particolare, si stima che le imprese e la PA ricercheranno tra 275.000 e 325.000 lavoratori con specifiche competenze matematiche e informatiche, digitali o connesse a industria 4.0.
Il fabbisogno occupazionale delle imprese della filiera “meccatronica e robotica” potrà riguardare tra 68.000 e 86.000 lavoratori, sempre nell’arco dei cinque anni. In particolare, è evidenziato che la meccatronica è il comparto manifatturiero maggiormente interessato dalle nuove modalità produttive 4.0, con esso giocano naturalmente un ruolo di primo piano i servizi informatici e i servizi avanzati, e che il settore richiederà un significativo numero di figure professionali legate alla trasformazione digitale della produzione.

In tema di green economy nel prossimo quinquennio saranno ricercati dalle imprese italiane tra 519.000 e 607.000 lavoratori con competenze green per cogliere al meglio le opportunità offerte dalla diffusione di modalità di produzione ecosostenibili.
L’economia verde, fenomeno pervasivo a livello mondiale, indica un modo di produrre rispettoso dell’ambiente, con ottimizzazione o riduzione dell’utilizzo di materie prime ed energia, sviluppo del riciclo, riduzione e riutilizzo degli scarti, ricorso alle fonti energetiche rinnovabili.

La digitalizzazione e l’economia green – e più in generale la trasformazione tecnologica – sono alcuni dei grandi fattori di cambiamento in atto (o megatrend), la cui azione combinata sta trasformando profondamente il mercato del lavoro.
Altri fattori sono la globalizzazione delle catene del valore e la polarizzazione della domanda di skill, il cambiamento climatico e la diffusione delle tecnologie pulite, l’invecchiamento della popolazione e le sue conseguenze in termini di obsolescenza delle competenze, crescente necessità di sostituzione di lavoratori in età pensionabile.

L’effetto complessivo di questi megatrend è impossibile da prevedere con precisione, è spiegato nello studio, ma si può immaginare che si concentrerà su due livelli solo apparentemente distinti: “la distruzione e la contemporanea creazione di posti di lavoro (quali mansioni saranno svolte da macchinari intelligenti o da algoritmi? quali nuove professioni emergeranno?) e la trasformazione del contenuto dei lavori esistenti (visto che la tecnologia cambierà le competenze richieste per svolgere non solo nuovi lavori, ma anche quelli già esistenti)”.

È interessante, infine, riportare quest’ultima riflessione offerta dai ricercatori: “le nuove tecnologie digitali non interesseranno solo l’expansion demand, con la creazione di nuove professioni emergenti, ma riguarderanno anche la replacement demand, con il cambiamento delle competenze richieste ai nuovi entrati nelle professioni esistenti (che non cambieranno dunque nel nome quanto, in modo più o meno rilevante, nel contenuto)”.

Exit mobile version