Da troppo tempo continua a circolare la (falsa) notizia che telefonare o mandare messaggi via WhatsApp sia sicuro. Questo, verosimilmente, a causa di quella pigrizia intellettuale che ci spinge a fidarci candidamente di ogni input proveniente dal mondo digitale, e di cui troppa fatica costerebbe la verifica. In questo caso ci riferiamo a quella scritta «crittografia end-to-end» che compare all’apertura di una chat WhatsApp e cui ci affidiamo ciecamente, ritenendola vera senz’ombra di dubbio. Così nascono le «cretinate che ci rovinano la vita»: quei falsi miti che poi, passo dopo passo, ci inducono a errori sempre maggiori e a problemi che possono mettere a serio rischio la nostra privacy e la sicurezza dei nostri dati.
È giunta dunque l’ora di sfatare questo mito: le chat di WhatsApp non sono sicure. La crittografia end-to-end che dovrebbe proteggerci non è realmente tale. Si tratta semplicemente di una cassaforte dove, magari, mettiamo sì «al sicuro» – provvisoriamente e in senso dunque solo eufemistico – i nostri dati, ma di cui, però, qualcuno ha appunto le chiavi: Mark Zuckerberg, che può aprirla quando vuole e far incetta delle nostre informazioni personali per usarle a suo piacimento. Anzitutto per rivenderle alle aziende a scopi pubblicitari.
Quale App invece, a nostro avviso, offre la vera sicurezza? Telegram, con le sue Cloud Chats, Secret Chats e le Voice Calls, le chiamate vocali. Tutte funzioni caratteristiche, in parte, anche di WhatsApp: stavolta però garantite da velocità e, soprattutto, sicurezza.
Perché possiamo dirlo con certezza? Due punti decisivi garantiscono quest’accoppiata vincente velocità-sicurezza in Telegram: il primo decisivo fattore di vantaggio dell’App rispetto a WhatsApp.
- Velocità e sicurezza. Alla base di tutto, la diversa struttura delle due piattaforme. Come leggiamo nelle FAQ, «Telegram è un servizio di messaggistica basato sul cloud con sincronizzazione istantanea». Si tratta di «un’infrastruttura distribuita», con i dati «ripartiti su più Data Center attorno al globo, controllati da differenti entità legali a loro volta distribuite sotto diverse giurisdizioni. Le relative chiavi di decriptazione sono divise in parti e non sono mai tenute insieme ai dati che proteggono. Per forzarci a consegnare qualsiasi dato sono necessari parecchi ordini dai tribunali di diverse giurisdizioni». Come conseguenza, «nessun governo o insieme di governi con la stessa mentalità può ostacolare la privacy e la libertà di espressione delle persone. A oggi, abbiamo divulgato 0 byte di dati a terzi, inclusi i governi».
Perciò in Telegram non esistono server concentrati «in qualche strana parte del mondo». Nessuna finta cassaforte di cui poi dare subito le chiavi a qualcuno. I Data Center sono e restano frazionati in ogni parte del mondo: porti di mari nelle cui acque subito si disperdono. Senza che nessuno legga i tuoi messaggi: neppure volendo. Se anche, insomma, fosse chiesto a un dipendente Telegram di accedere a una conversazione, neppure lui saprebbe dove rintracciare la chat. E, se anche fosse, non è detto che la legislazione del Paese in cui la chat fosse stata rintracciata possa concedere accesso al messaggio stesso. Non ci sono casseforti, non ci sono chiavi. Ecco perché si può parlare di vera privacy e sicurezza.
Da ciò consegue il secondo elemento dell’accoppiata: il cloud alla base di Telegram può garantire non solo sicurezza, ma estrema velocità e altre applicazioni fondamentali anche per il business – settore in cui WhatsApp non è mai riuscita ad affermarsi, nemmeno con WhatsApp Business. Con Telegram puoi «accedere ai tuoi messaggi da diversi dispositivi contemporaneamente, inclusi tablet e computer, e condividere un numero illimitato di foto, video, file (doc, zip, mp3, etc.) con dimensioni fino a 1,5 GB per ogni documento. E se non vuoi salvare dati nel tuo dispositivo, puoi sempre tenerli nel cloud».
Questo significa ottimizzazione della Employee Experience e della Customer Experience, per il cliente interno o esterno, per il tuo contatto-amico in rete, sul piano personale e professionale. Il fatto che Telegram consenta la sincronizzazione istantanea su ogni device di ogni contenuto – foto, video, file di grandi dimensioni e numero quasi illimitato di in pochi istanti, senza che questo occupi spazio, «mantenendoli nel cloud» – implica che, ad esempio, una azienda possa «seguire e inseguire» clienti esterni e interni ovunque essi siano, alla scrivania o in mobilità, qualunque dispositivo abbiano, garantendo loro di trovar sempre informazioni aggiornate in real-time e con ogni tipo di contenuto. Anche il video più pesante di How-To per la risoluzione di un problema, anche il keynote più massiccio da presentar domani in CDA. È il trionfo della Omni-Channel Experience: la omniscient customer experience tanto di tendenza adesso.
Qui, invero, si richiede una precisazione. In Telegram, infatti, esistono due differenti livelli di sicurezza: quella che io chiamo «sicurezza al 100%», propria delle Cloud Chats «consuete», normalmente scambiate con gli amici, nei Gruppi o tramite i Canali, e la «sicurezza al 1000‰», propria delle Secret Chats. Per le prime si parla di «crittografia client-server/server-client»: i messaggi, in partenza dal tuo client, arrivano al server di Telegram, dove sono «conservati», sì, ma dopo essersi «frantumati». Frammenti di cristalli dispersi nel globo, tra Data Center frazionati in ogni parte del mondo, inaccessibili per chiunque. Per le seconde invece, le Secret Chats, si parla della vera crittografia end-to-end: qui i messaggi non transitano da alcun server, mai. Neanche l’ombra di una «cassaforte». O meglio: la cassaforte sei solo tu e la persona cui stai inviando quel contenuto. «Non c’è nessun modo per noi o per chiunque altro, senza un accesso diretto al tuo device, di sapere che tipo di contenuto tu abbia mandato in quei messaggi», si dice nelle FAQ. «Noi non conserviamo le tue chat segrete sui nostri server. E comunque, dopo un breve periodo, non sappiamo neppure più chi o quando abbia mandato un certo messaggio in una chat segreta».
Perché allora non rendere tutto segreto? In due parole, perché si sacrificherebbe inutilmente l’accoppiata vincente velocità-sicurezza. «L‘idea alla base di Telegram è di offrire qualcosa di più sicuro per le masse, che non s’intendono di sicurezza e non ne vogliono sapere nulla». I messaggi Cloud sono già sia sicuri che facilmente accessibili da tutti i dispositivi, e puoi anche cercarli facilmente usando la ricerca su server — che risulta spesso molto utile. Essere, però, solamente sicuri non basta per raggiungere i nostri obiettivi — bisogna essere anche veloci, potenti e user-friendly».
Insomma, tra le altre cose, quell’attività tattico-strategica che ormai è nota con l’espressione «Telegram For Business» non avrebbe mai visto la luce.
- Niente barriere all’ingresso. Il secondo fattore chiave di vantaggio? Proprio la diversa ispirazione fondante dei due progetti, da cui – insieme agli altri due fattori chiave, velocità e sicurezza, e un ulteriore punto di forza, il valore unico del network che si viene a creare su Telegram – discende il conclusivo successo e la «primarietà» di Telegram rispetto a WhatsApp.
A che ci riferiamo? Ad un aspetto che non può che fare la felicità di aziende, investitori, liberi professionisti, imprenditori: il fatto che si tratti di un progetto non commerciale, gratuito, «con lo scopo di creare un servizio di messaggistica veramente libero, senza i soliti avvertimenti. Questo significa che invece di deviare l’attenzione con impostazioni poco importanti, noi possiamo concentrarci sui veri problemi della privacy che esistono nel mondo moderno».«Telegram è gratuito e lo sarà per sempre», si dice nelle FAQ. «Nessuna pubblicità, nessun costo di abbonamento, per sempre».
Non manca una stoccata ai Big della Rete: «Le grandi compagnie d’internet come Facebook o Google negli ultimi anni hanno trascurato il discorso privacy. Il loro marketing è riuscito a convincere il pubblico che le migliori soluzioni per la privacy sono funzionalità superficiali che ti permettono di nascondere il tuo stato online, i tuoi post pubblici o le tue foto profilo dalle persone attorno a te. Aggiungere queste funzionalità superficiali permette alle compagnie di calmare il pubblico e di non cambiare nulla nel modo in cui inoltrano dati privati al marketing e a terzi». Continuano: «Noi di Telegram crediamo che i due più importanti componenti della privacy su Internet invece dovrebbero essere: proteggere le tue conversazioni private dalla curiosità di terzi, come funzionari, impiegati, ecc.; proteggere i tuoi dati personali da terzi come manager, pubblicitari, ecc.». Allora posso come può sostenersi Telegram? «Pavel Durov, che condivide la nostra visione, ha supportato Telegram con una donazione molto generosa attraverso il suo fondo Digital Fortress, quindi per il momento abbiamo abbastanza denaro. Se Telegram terminerà i fondi, inviteremo i nostri utenti a donare, o aggiungeremo funzionalità non essenziali a pagamento. Ma fare profitti non sarà mai uno degli obiettivi di Telegram».
- ROI al 100%. Ciò implica, dunque, un fattore decisivo proprio per il business, per il «Telegram For Business»: un’ottimizzazione unica del rapporto qualità-prezzo. ROI al 100%, tutto questo disponibile per tutti, a costo (quasi) zero. Per iniziare a operare su Telegram, non occorrono biglietti all’ingresso diretti o indiretti. Chiunque, senza sapere una riga di codice, può creare il suo Bot. Le API sono aperte e l’App t’indica, per prima, gli strumenti attraverso cui creare facilmente Bot e implementare ogni altra funzione. Insomma, tante «meraviglie», tanti vantaggi competitivi al costo massimo di un piccolo sforzo se non sei un nerd, o di uno sviluppatore in principio a basso budget, per imparare i due o tre passi fondamentali. Per creare invece un buon Bot su Messenger, che funzioni e converta – a causa della diversa natura delle API e della logica dell’algoritmo – si è costretti ad affidarsi a specialisti con i relativi costi e a spendere in #SocialAds: solo così Facebook si ricorderà di te e ti favorirà.
Per tutte queste ragioni Telegram è non solo più sicura, e veloce, di WhatsApp, ma come visto in generale assai più ricca di opportunità. Basta solo volerle cogliere: basta scegliere di avere quel minimo di spirito innovativo, che non tema di scoprire il nuovo – quella che cioè potrebbe rivelarsi la vera, nuova attività tattico-strategica di successo: una delle poche exit strategy dalla crisi.