Via libera ufficiale all’iter per l’aggiornamento delle norme sul diritto d’autore nell’Unione europea (Ue) a seguito dell’accelerazione dei processi di trasformazione digitale in atto in diversi settori strategici. Con 14 voti favorevoli, 9 contrari e 2 astenuti, la Commissione giuridica del Parlamento europeo ha dato parere favorevole alla riforma del copyright nell’Ue.
Il pacchetto tende più che altro ad aggiornare il diritto d’autore al tempo della digital economy. Le grandi piattaforme online di aggregazione di servizi e contenuti multimediali, troppo spesso sfruttano link a documenti protetti da diritto d’autore senza riconoscere niente ai legittimi titolari.
Artisti, musicisti, giornalisti, scrittori, sono le categorie che dall’avvento del web sono state più danneggiate, assieme agli editori, dallo sfruttamento illecito dei contenuti online da parte delle piattaforme (tra cui Google, YouTube e Facebook, dove gli stessi utenti caricano qualsiasi cosa senza un efficace controllo, anche se Google ha attivato un sistema che analizza e identifica i contenuti protetti eventualmente caricati).
Due le misure proposte dai membri del Comitato: da una parte si potrebbero tassare i link (o “Link tax”), costringendo le piattaforme ad acquistare licenze dagli editori per poter pubblicare i contenuti ed i link caricati, anche in caso di semplici stralci (anteprime, snippet) o caricati dagli utenti stessi (articolo 11, “Protezione delle pubblicazioni di carattere giornalistico in caso di utilizzo digitale”); dall’altra si è deciso per l’attivazione di un filtro da applicare al caricamento di contenuti, di tutti i contenuti pubblicati nell’Unione europea (articolo 13, “Utilizzo di contenuti protetti da parte di prestatori di servizi della società dell’informazione che memorizzano e danno accesso a grandi quantità di opere e altro materiali caricato dagli utenti”).
In molti hanno criticato questa nuova impostazione giuridica del copyright, tra cui celebrità di internet come Tim Berners-Lee, Jimmy Wales, cofondatore di Wikipedia, Brester Kahle, fondatore dell’Internet Archive, con particolare attenzione proprio ai filtri (destinati a piattaforme come YouTube, GitHub, Instagram e eBay, solo per citare quelle più popolari).
In base a questa decisione, infatti, sarebbe necessario incrociare tutti i contenuti multimediali caricati online con un database delle licenze di copyright.
Una misura considerata estrema dai suoi detrattori, perché andrebbe a colpire le libertà fondamentali della rete, favorirebbe il controllo degli utenti e la censura diffusa.
I deputati europei, però, sono convinti del contrario, cioè grazie ad un aggiornamento del copyright sarà possibile valorizzare, tutelare e accrescere ulteriormente il mercato editoriale e le industrie della cultura e della creatività, senza dimenticare quella che resta una delle priorità per l’Ue, il mercato unico digitale.
Nei giorni scorsi decine di ricercatori e studiosi hanno firmato un appello al Parlamento europeo e al suo presidente, Antonio Tajani, per affossare la riforma o almeno eliminare dal testo il passaggio più avversato, quello contenuto nell’articolo 13.
“Come creatori, condividiamo la preoccupazione per una equa distribuzione dei ricavi dall’uso online di opere protette dal diritto d’autore, che benefici i creatori, gli editori e le piattaforme. Ma l’articolo 13 non è la strada giusta”, si legge in un passaggio della lettera.
Prima che la disposizione votata oggi diventi legge è necessario più di un passaggio e il voto del Parlamento europeo, che potrebbe arrivare entro i primi mesi del 2019.