L’Agenda digitale europea ha da tempo individuato la strada maestra da cui passare per sviluppare e realizzare un’economia digitale in tutti i Paesi dell’Unione europea. La trasformazione digitale in questione passa ovviamente per un mix efficace di tecnologie abilitanti e per un quadro regolatorio avanzato e al passo con i tempi.
Per accelerare il processo in tutta l’Ue, Italia, Francia e Germania da tempo stanno lavorando assieme per promuovere una proposta di legge da presentare alla Commissione europea. L’iniziativa, ha spiegato il nostro Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, dalle pagine de Il Sole 24 Ore, si prefigge di stabilire un “principio di reciprocità ed il rispetto di regole condivise per lo scambio degli investimenti e per evitare investimenti predatori da parte di aziende straniere”.
I Ministri dell’economia dei tre Paesi annunciarono a febbraio 2017 una lettera congiunta inviata al commissario europeo al Commercio, Cecilia Malmstrom. Il contenuto era centrato proprio sul ripensamento delle regole per gli investimenti stranieri nell’Ue.
Questo perché si trattava, appunto, di azioni predatorie, spesso volte a trasferire know-how tecnologico verso altri Paesi.
Il 13 settembre, la trilaterale sull’economia digitale ha presentato una lettera congiunta per rilanciare una proposta legislativa sul tema degli investimenti stranieri nell’Ue.
Come riportava la Reuters, le preoccupazioni erano legate al fatto che “un crescente numero di investitori non europei stia facendo acquisti massicci di tecnologie Ue per obiettivi strategici nei loro Paesi di origine. Di contro, soggetti europei si trovano davanti barriere quando decidono di investire fuori dell‘Unione”
“Di conseguenza – si leggeva nell’articolo – siamo preoccupati per la mancanza di reciprocità e per il rischio che siano svendute expertise europee, che non possiamo al momento contrastare con strumenti efficaci”.
Un punto centrale nello sviluppo digitale dell’Ue, che è di nuovo ribadito anche da Calenda, perchè: “si stabilisce che il principio di reciprocità ed il rispetto di regole condivise sono il presupposto per lo scambio di investimenti e per evitare investimenti predatori da parte di aziende di Paesi che non sono economie di mercato”.
Nessun protezionismo, si precisa subito, perché le risorse finanziarie sono necessarie all’innovazione e all’affermarsi della nuova economica, ma “in un quadro dì regole che consenta di vigilare per impedire l’impoverimento tecnologico del nostro Paese, tutelando quindi la nostra sicurezza”.
“il commercio internazionale, per essere motore di crescita, deve svolgersi in un quadro di regole condivise e l’Ue deve dotarsi degli strumenti necessari a reagire qualora le regole non siano rispettate”, prosegue Calenda sul quotidiano economico.
“Non si tratta di essere protezionisti, si tratta di riconoscere come nell’ultimo ventennio il commercio internazionale, in un quadro di regole non sufficientemente definito, ha prodotto anche squilibri che vanno corretti”.
Una proposta di legge ‘trilaterale’ che acquista anche un valore anche culturale e sociale forte: “Bisogna essere presenti e propositivi e spingere l’Ue a dare risposte concrete ai problemi reali dei cittadini. Se non lo fanno, se le istituzioni europee non riescono ad intercettare le esigenze dei cittadini, si finisce per fornire argomenti a quanti vogliono una chiusura indiscriminata al commercio internazionale che per un Paese come l’Italia, che vive di export e turismo, sarebbe un vero disastro”.