Sabato 16 maggio 2015, l’Associazione Nazionale Magistrati, Roma – Lazio, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale (Usr) e l’Ordine degli Avvocati di Roma, con il patrocino della Rai, ha organizzato presso il Tribunale penale di Roma l’evento “Portatori sani di legalità – notte bianca della legalità”, che ha ospitato 800 studenti delle scuole superiori romane.
La rubrica #DigitalCrime, a cura di Paolo Galdieri, Avvocato e Docente di Informatica giuridica, alla LUISS di Roma, si occupa del cybercrime dal punto di vista normativo e legale.Clicca qui per leggere tutti i contributi.
I ragazzi hanno potuto così assistere a seminari, incontri tematici, tavole rotonde, proiezioni di film. Ogni aula un tema: dalle droghe all’alimentazione, dal bullismo all’ambiente, dalla corruzione alla mafia.
Tra i vari incontri vi è stato anche quello dedicato alle insidie del web, moderato da Andrea Lucatello di Radio Capital e che ha visto quali relatori, oltre al sottoscritto, il Presidente della Lazio, Claudio Lotito, Umberto Rapetto, già Colonnello della Guardia di Finanza, La Dott.ssa Valentina Falcone, lo youtuber Marcello Ascani.
Nel corso del dibattito che ne è seguito si è evidenziato, attraverso gli interventi del Presidente Lotito e dello youtuber Ascani un diverso approccio, di tipo generazionale, rispetto alle tecnologie dell’informazione e alla rete. Se da un lato Lotito ha espresso riserve “sulla vita nel web”, ritenendo che la stessa incida in modo negativo nei rapporti interpersonali, creando una sorta di isolamento dal mondo reale, lo youtuber, ha sottolineato come internet rappresenti un mezzo per esprimere liberamente le proprie idee e per consentire nuove forme di socializzazione, sempre più importanti tra i giovani e giovanissimi.
Rapetto, dall’alto della sua esperienza, essendo stato per più di un ventennio in prima linea nella lotta al cybercrime, ha invitato i giovani ad un uso più consapevole delle tecnologie, rimarcando come molti reati, specie quelli che colpiscono la riservatezza ed il patrimonio, vengono realizzati grazie alla leggerezza con la quale divulghiamo le nostre informazioni ed immagini.
Durante il seminario l’attenzione è stata focalizzata sui reati più frequenti nella rete, tra i quali il phishing, la diffusione di materiale pedopornografico, gli accessi abusivi, il danneggiamento informatico, oggetto della relazione della dott.ssa Falcone.
Si è altresì parlato di nuove forme delinquenziali, ed in particolare dello sfruttamento della prostituzione online, della violenza sessuale virtuale, del cyberstalking e del cyberbullismo.
In ordine alla prostituzione online si è operata una netta distinzione, alla luce della recente giurisprudenza, tra le ipotesi di semplici inserzioni in rete, non costituenti reato, e attività di meretricio realizzata attraverso webcam e strumenti informatici simili.
Quanto al cyberbullismo si è sottolineato come ad allarmare non siano tanto le condotte poste in essere, quasi giornalmente, dai ragazzi, fenomeno questo purtroppo sempre esistito anche in assenza delle tecnologie, quanto piuttosto l’effetto emulativo prodotto dalla diffusione di gesta “scellerate” nel mondo virtuale.
In relazione al cyberstalking si è posta l’attenzione sul fatto che la rete ed in particolare i social network costituiscano habitat ideale per colui che si muove con finalità persecutorie e moleste.
I dati riportati sulla criminalità in rete, seppur allarmanti, sono stati letti in una chiave positiva quando si è passati ad analizzare l’evoluzione tecnica ed organizzativa delle forze dell’ordine e degli inquirenti, sempre più dotati di un elevato livello di preparazione, che consente oggi di realizzare un efficace contrasto alla criminalità informatica.
Ampio spazio è stato, infine, dedicato a temi quali la ludopatia online e la dipendenza da internet, da poco presi in considerazione anche dalla giurisprudenza in materia di imputabilità.
Alla fine del dibattito è emerso un quadro normativo, sia dal punto di vista del diritto penale sostanziale che processuale, pressoché esaustivo, tanto che attualmente il vero problema non è più quello di predisporre nuove norme, quanto arrivare ad un’applicazione di quelle già esistenti, che tenga conto della natura peculiare, immateriale, del contesto in cui le stesse devono essere applicate.
Parimenti si è sottolineato come la rete non possa essere più immaginata come spazio anarchico in cui si può fare quello che si vuole, ma allo stesso tempo si è evidenziato come le norme da sole non possano risolvere il problema della criminalità informatica, essendo indispensabile un utilizzo sempre più consapevole da parte di tutti i cybernauti.