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Difesa della Terra, partita la missione europea “HERA”. Il contributo italiano

La missione “HERA” dell’Esa per la difesa planetaria da possibili collisioni con asteroidi

Lanciata da Cape Canaveral in Florida con un razzo Falcon 9 di Space X, è ufficialmente iniziata la missione di difesa planetaria “Hera, guidata dall’Agenzia spaziale europea (Esa).

L’obiettivo è raggiungere entro il 2026 il sistema di asteroidi binari Didymos, colpito due anni fa dalla missione “DART” (Double Asteroid Redirection Test) della Nasa, per osservare, indagare e capire le conseguenze di quell’impatto e avanzare gli studi sulle possibili strategie di attacco per deviare eventuali asteroidi in rotta di collisione con il nostro pianeta.

Continuare il lavoro della missione “DART” della Nasa

Il sistema binario ha una luna, Dimorphos. Il giorno 26 settembre 2022 la sonda “DART”, con una massa di 550 kg, ha colpito il piccolo asteroide a una velocità di impatto di circa 24.000 km/h. Si è trattato della prima missione di test di deflessione asteroidale tramite “impatto cinetico”.

Prima dell’impatto, si legge in una nota del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), tale rotazione avveniva in 11 ore e 55 minuti. Lo scopo primario della missione era modificare questo periodo orbitale e misurare accuratamente questa variazione per quantificare l’efficacia del tentativo di deflessione. Il periodo post impatto, misurato sia con telescopi ottici che con il radar, è di 11 ore e 22 minuti.

La sonda DART è stata costruita e operata dall’Applied Physics Lab della Johns Hopkins University che ha anche gestito la missione per conto del Planetary Defense Coordination Office della NASA, come progetto del Planetary Missions Program Office della stessa agenzia spaziale statunitense.

Tanta tecnologia a bordo di “HERA”

Quindici giorni prima dell’impatto “DART” ha rilasciato LICIACube, la piccola sonda dell’Agenzia Spaziale Italiana (costruita ed operata da Argotec) che ha acquisito oltre 400 immagini ravvicinate dell’evento.

Entro la fine delle osservazioni di Hera, Dimorphos diventerà l’asteroide più studiato della storia, il che è fondamentale, perché se un corpo di queste dimensioni colpisse la Terra, potrebbe distruggere un’intera città. Che momento emozionante per lavorare nello spazio“, ha scritto su X il direttore generale dell’Agenzia spaziale europea, Josef Aschbacher.

Come spiegato dall’Esa, la missione condurrà diversi esperimenti tecnologici in condizioni di spazio profondo, tra cui il dispiegamento di due ‘CubeSats‘ delle dimensioni di una scatola da scarpe, che voleranno più vicini all’asteroide bersaglio, manovrando in condizioni di gravità ultra-bassa per acquisire dati scientifici aggiuntivi prima di atterrare.

Il veicolo spaziale principale procederà ad una navigazione autonoma attorno agli asteroidi, basandosi sul tracciamento visivo.

Il contributo tecnologico e scientifico italiano

Uno dei due CubeSat, realizzato in Italia dalla Tayvak, porta il nome del professor Andrea Milani, un pioniere nel monitoraggio dei rischi legati agli asteroidi che potrebbero un giorno colpire la Terra.

Per questo sia L’Esa, sia la Nasa, assieme ad altre agenzie spaziali internazionali, continuano a scrutare il cielo profondo alla ricerca dei minimi segnali di pericolo.

Ma c’è ancora altra ‘Italia’ a bordo della missione Hera. A bordo del “Milani” c’è la tecnologia Vista (Volatile In Situ Thermogravimeter Analyser), un sensore per l’analisi dell’ambiente di polveri del sistema Didymos-Dimorphos, di cui è responsabile l’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Lo stesso Istituto collabora attivamente con altri due strumenti a bordo della missione: lo spettrometro Aspect e la termocamera a infrarossi Tiri.

Thales Alenia Space ha realizzato importanti equipaggiamenti tra cui il transponder nello spazio profondo, costruito in Italia negli stabilimenti di Roma e L’Aquila, che consentirà una solida comunicazione con la stazione di Terra.

Leonardo ha invece realizzato i pannelli fotovoltaici che alimenteranno la sonda. Realizzati nello stabilimento di Nerviano (Milano), sono composti da due ali con tre pannelli ciascuna per un totale di circa 14 metri quadrati e oltre 1.600 celle, ognuna grande quasi il doppio di una carta di credito.

Sono coinvolte nella missione Hera anche Ohb-Italia, nella realizzazione di diversi sistemi di bordo, quali il sistema di potenza elettrica, e Avio, a cui è stata assegnata la propulsione. Tsd Space, una Pmi con sede a Napoli, ha infine realizzato la Spacecraft Monitoring Camera..

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