Dieselgate

Dieselgate: non solo Volkswagen, ecco le altre case che hanno manipolato i test

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I costruttori sono responsabili della manipolazione volontaria dei test sulle emissioni. Oltre ai danni ambientali anche quelli per l'automobilista

Si allarga a macchia d’olio lo scandalo che ha investito il mondo dell’automobile.

L’intero sistema di laboratorio di misurazione dei consumi di carburante delle auto e delle emissioni di CO2 è completamente screditato.

Il Rapporto Mind the Gap 2015, pubblicato qualche giorno fa, analizza il gap tra i risultati dei test effettuati dalle case costruttrici di automobili e le effettive prestazioni: un gap che è andato via via crescendo, registrando una differenza dell’8% nel 2001, del 31% nel 2012, del 40% nel 2014, con una previsione del 50% nel 2020, se non fossero intervenuti i fatti di questi giorni con lo scandalo Volkswagen.

Le Mercedes hanno il gap più alto, con un livello di consumi più alto del 50% rispetto a quelli rivelati in corso di test.

Il Rapporto mostra inequivocabilmente come gli attuali sistemi di test per misurare il consumo di carburante e le emissioni di CO2 dei veicoli non funziona e la possibilità di riformulare i protocolli WLTP (Worldwide Harmonized Light Vehicle Test Procedure) può dare solo soluzioni palliative sullo stesso tema.

Occorrono cambiamenti di sistema sul modo in cui le auto vengono testate, per esser certi che i risultati raggiunti in laboratorio siano quelli effettivamente raggiungibili su strada.

Le tecnologie per ridurre le emissioni esistono, ciò che sembra mancare è un robusto quadro di policy per far sì che esse diventino patrimonio comune e pratica quotidiana.

Ma, come dicevamo, non è solo Volkswagen ad aver taroccato i risultati.

La manipolazione dei dati registrati in laboratorio rispetto a quelli reali su strada riguardano anche altri prestigiosi marchi.

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Ecco i modi più comuni in cui vengono manipolati i dati di laboratorio

Nuovi modelli (compresi la Mercedes Classe A, Classe C e Classe E; le BMW Serie 5 e la Peugeot 308) registrano differenze di consumi reali superiori fino al 50% rispetto ai risultati di laboratorio.

Altri risultati di entità non così eclatante, ma pur significativa, riguardano numerosi altri modelli (dalla Toyota Auris alla Renault Megane).

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Le responsabilità di ciò ricadono sulle case automobilistiche che hanno volontariamente manipolato i risultati, creando danni reali oggi e danni di prospettiva non indifferenti, se non si ricorrerà subito ai ripari.

La differenza di consumi, tra i valori dichiarati in laboratorio e i valori reali su strada, comporta per l’automobilista in media un aggravio di spesa per carburante pari a € 450 all’anno. La maggior spesa di carburante rappresenta una minor spesa in altri settori di beni e servizi, con conseguenze negative sulla crescita e sull’occupazione.

In prospettiva, da qui al 2030, la differenza di dati tra laboratorio e consumi reali su strada presenta un aggravio cumulativo di oltre 1 Trilione di euro per il consumatore europeo, ed una maggior importazione di petrolio da parte dei paesi dell’Unione Europea di circa 6 miliardi di barili, con gravi conseguenze per l’area della sicurezza energetica e per la bilancia dei pagamenti.

Inoltre, i dati manipolati, comportano un aumento di oltre 1,5 miliardi di tonnellate di CO2 nell’atmosfera fino al 2030, esponendo a una condizione di mancanza di controllo dei fenomeni che determinano il cosiddetto Climate Change.

Infine, la manipolazione dei dati riduce la riscossione da parte degli Stati, perché altera le politiche di incentivazione promosse a favore dell’auto pulita, con condizioni tutte a favore dei soli costruttori abili nel manipolare i test, piuttosto che di quelli concentrati sulla produzione di auto effettivamente pulite.

Ora vedremo che succederà e….cosa farà la UE.

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