“Se il ministro Di Maio avesse davvero a cuore, come dice, il futuro dei nostri figli, avrebbe fatto inserire nel decreto Dignità non il divieto della pubblicità del gioco d’azzardo, ma il divieto del gioco d’azzardo. Ma il ministro Di Maio non ha avuto questo coraggio e ha adottato una soluzione pilatesca, con il risultato di dare vita a una normativa incoerente e di difficile applicazione, le cui criticità l’Agcom ha doverosamente segnalato al Governo”, così un’autorevole fonte interna all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha replicato a Luigi Di Maio, ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, che ieri si è scagliato contro l’Authority sulla segnalazione che il Consiglio dell’Agcom ha inviato al Governo, in materia di pubblicità del gioco a pagamento (leggi l’articolo Di Maio-Agcom, tagliente botta e risposta sulla pubblicità del gioco d’azzardo).
Sempre ieri, Di Maio è ritornato sul tema anche con una diretta su Facebook: “Il decreto Dignità prevede entro il 10 agosto il divieto della pubblicità del gioco d’azzardo. L’Agcom ha emanato delle linee guida, che vanno contro la legge e permettono ai concessionari di gioco d’azzardo di fare ancora pubblicità e di stipulare nuovi contratti pubblicitari. Per fermare questa porcheria stiamo valutando sia il ricorso al Tar sia un decreto-legge per bloccare le linee guida”.
Ma i termini per il ricorso al Tar contro le linee guida di Agcom, “sono scaduti da oltre un mese. Possibile che nessuno abbia informato il ministro?”, conclude la fonte.
Cosa propongono le linee guida dell’Agcom
Infine va ricordato che le misure entrate in vigore con il decreto Dignità sulla pubblicità del gioco a pagamento sono operative e applicate. L’Authority ha ritenuto di indirizzare al Governo alcune considerazioni sulla materia (ecco il PDF della segnalazione), formulando al contempo alcune specifiche proposte di riforma. Ecco quali sono:
- Assicurare la conoscenza e promuovere la consapevolezza del gioco legale;
- Distinguere e colpire selettivamente le attività tipicamente d’azzardo, maggiormente soggette a compulsività e meno controllabili, prevedendo al riguardo norme più stringenti non solo per la pubblicità;
- Adottare una strategia multilivello per uncontrasto più efficace del gioco di azzardo, prevedendo a tal fine l’introduzione di meccanismi di identificazione e di limitazione delle perdite per tutte le piattaforme di gioco, con particolare riferimento al gambling machine per il quale andrebbe introdotta una disciplina ad hoc;
- Incentivare campagne di informazione sui rischi connessi al gioco e sui supporti medico-terapeutici disponibili per chi ravvisi problematiche connesse al gioco;
- Dettare regole differenziate che consentano, nel rispetto del principio di neutralità tecnologica, di tener conto delle specificità delle diverse piattaforme trasmissive;
- Chiarire e modulare il presidio sanzionatorio a seconda della “pericolosità” della concreta condotta rilevata.
La segnalazione dell’Agcom all’esecutivo evidenzia, dunque, una serie di “criticità” al legislatore “per rendere efficace il divieto”, ha sottolineato il presidente dell’Autorità Angelo Marcello Cardani. E nessuna criticità “riguarda gli spot“, ha aggiunto il commissario Antonio Nicita.
Il decreto dignità, infatti, si scaglia contro gli spot. Ma per contrastare la ludopatia andrebbe vietato direttamente il gioco d’azzardo. Se la sentirebbe Di Maio così di sfidare le potenti lobby del settore?