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Deutsche Bank, il GDPR rischia di spazzare via il 2% dei ricavi di Google

Il nuovo regolamento europeo sulla Data Protection (GDPR) potrebbe costare caro, fino al 2% del fatturato globale di Alphabet, la holding di Google. La previsione arriva dall’analista di Deutsche Bank Lloyd Walmsley e dal suo team, secondo cui la piena operatività del GDPR, fissata a partire dal 25 maggio prossimo, prevede che tutte le aziende che fanno affari nella Ue debbano proteggere i dati dei consumatori. Il che impone un giro di vite sui possibili utilizzi dei dati raccolti dalle aziende e più stringenti regole per la condivisione e il riutilizzo dei dati stessi.

Secondo Deutsche Bank, il nuovo clima regolatorio che si è venuto a creare in Europa nei confronti delle grandi web company Usa è una minaccia per Google, anche alla luce delle ripetute indagini Antitrust nei confronti del motore di ricerca, condannato lo scorso mese di giugno ad una mega multa di 2,42 miliardi di euro per abuso di posizione dominante nelle ricerche relative ai servizi di shopping online. Mentre è ancora aperta l’inchiesta per capire se Google abbia penalizzato i produttori di smartphone che utilizzano il suo sistema operativo Android. E l’app store Play con condizioni capestro.

I rischi secondo Deutsche Bank

Quando il GDPR entrerà in vigore le aziende dovranno trattare i dati dei clienti con un elevato grado di privacy “by default” e ottenere il consenso informato per ulteriori trasferimenti di dati. Deutsche Bank stima che circa il 33% dei ricavi di Google (pari a 9,3 miliardi di dollari) arrivano dall’Europa, e che a livello Ue il 30% della popolazione potrebbe decidere l’”opt out” del data sharing. Un’eventualità che danneggerebbe non poco la capacità di Google di fare pubblicità, scrivono gli analisti di Deutsche Bank in una nota destinata ai clienti, nel capitolo intitolato “Where we see risk in 2018”:

“Vediamo un rischio regolatorio elevato quest’anno nelle nuove regole della Commissione Europea, che potrebbero richiedere al business di Google cambiamenti onerosi (rispetto alle modifiche piuttosto morbide sullo shopping) in particolare per quanto riguarda Android. Stiamo assistendo a rinnovate inchieste antitrust nei confronti delle mega cap tech che potrebbero diventare un tema sensibile in vista delle elezioni di medio termine (mid-term elections negli Usa ndr).

Inoltre, vista l’entrata in vigore del GDPR in Europa e più avanti delle nuove regole sull’ePrivacy, vediamo cambiamenti che potrebbero avere conseguenze sull’efficacia e/o far esitare gli inserzionisti pubblicitari su alcune pratiche di reindirizzamento del target pubblicitario che impattano sul crescente business di Google e sull’integrazione di certi tipi di segnalazione di dati nelle ricerche core. Visto che l’area EMEA rappresenta il 33% dei ricavi, nell’ipotesi di un 30% di utenti Ue che decidesse per l’opt-out di qualche tipo di data sharing, impattando così per il 20% sull’efficacia della pubblicità, si potrebbe registrare un impatto del 2% sui ricavi”.

Google ha chiuso il terzo trimestre del 2017 con ricavi per 28 miliardi di dollari. Il fatturato globale nel 2016 è stato pari a 89,5 miliardi di dollari.

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