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DESI. L’Italia dell’FTTH crolla al terz’ultimo posto in Europa, ma in Italia qualcuno lo ignora

Abbiamo ascoltato, ormai tra lo sbalordito e l’incredulo, le dichiarazioni rilasciate in un convegno tenutosi a Napoli qualche giorno fa da Mario Rossetti, AD di Open Fiber, secondo il quale grazie ad Open Fiber l’Italia sarebbe risalita nelle classifiche europee del DESI al 7° posto. Ma così non è, perché i numeri dicono altro, come vi facciamo vedere tra poco. Incompetenza o malafede? Non ha molta importanza, rimane lo sconcerto per il puerile gioco dei numeri.

Qui di seguito vi riportiamo il video in cui vengono sganciati da Mario Rossetti i Fake Numbers.

Vedi qui il video al secondo 10”

La classifica a cui Rossetti fa riferimento, intestandosela, ha ben poco a che fare con il lavoro di Open Fiber, che è invece puntualmente descritto dal grafico n.8 e relativo alle reti fisse dette VHCN, delle quali l’FTTH è la tecnologia principale. Lo riportiamo di seguito, evidenziando come l’Italia è tristemente terz’ultima, al 25° posto, davanti solo a Cipro ed alla Grecia.

Ma c’è di più. Se confrontiamo la posizione dell’Italia dell’ultimo Report del DESI (2021), quello citato da Mario Rossetti e dove l’Italia è terz’ultima, con la posizione dell’anno precedente (2020), scopriamo che ahimè il nostro Paese è retrocesso addirittura di una posizione (facendosi superare in classifica anche dalla Repubblica Ceca). A cosa può essere imputato questo incredibile declassamento? Sicuramente agli enormi ritardi accumulati da Open Fiber. E così mentre gli altri Paesi europei crescono, noi facciamo come il gambero, andando in direzione opposta.

Comprendiamo che l’AD di Open Fiber magari non abbia né il tempo né la voglia di leggere e comprendere i Report della Commissione Europea, impegnato come lui ama dire “pancia a terra” a fare gli scavi per imprimere “l’accelerazione” e consentire al Paese di poter usufruire dei “servizi digitali del futuro

Ci chiediamo però perchè i più stretti consiglieri di Mario Rossetti, esperti di regolamentazione, non gli abbiano almeno redatto un executive summary per impedire questi scivoloni che ridicolizzano lui e l’azienda.

Bastava infatti leggere la frase dello stesso Rapporto DESI, messa in tutta evidenza tra una tabella e l’altra e che qui di seguito riportiamo, per capire che Open Fiber ha ben poco di cui vantarsi, visto che per suo demerito l’Italia viene citata come uno dei Paesi dalle “peggiori performance” nonostante i soldi pubblici elargiti ad Open Fiber.

“…In mid-2021, Malta was leading with 100% of VHCN coverage, followed by Luxembourg, Denmark, Spain, Latvia, the Netherlands and Portugal with above 90% coverage. The poorest performers were Greece (20%), Cyprus (41%), Italy (44%) and Austria (45%), There has been significant progress in Hungary (30 percentage points), Czechia and Germany (each 19 percentage points)…”.

L’unica spiegazione è che gli attenti consiglieri di Mario Rossetti non abbiano letto o compreso la frase descrittiva del grafico perché scritta in inglese, ma questo ci lascia perplessi vista la squadra internazionale che l’AD di Open Fiber decanta ad ogni piè sospinto.

Questo articolo sembra scherzoso ma in realtà è molto serio e chi di dovere dovrebbe prenderlo in considerazione per intervenire senza indugi, perché è inammissibile che una azienda di Stato in un settore così strategico possa continuare ad essere gestita con questa approssimazione, incerta tra superficialità e mancanza di rispetto delle istituzioni e dei cittadini, ai quali vengono raccontate quotidianamente bugie, come l’ultima descritta in questo articolo.

Da parte nostra, è da tempo che portiamo avanti in maniera analitica un fact checking sulle affermazioni di Mario Rossetti e sull’operato della sua azienda ed abbiamo dimostrato quanto non fossero veritiere le prime e quanto fosse presentato in modo non veritiero il secondo.

Ricordiamo che nessuno ha mai smentito quanto da noi denunciato, nonostante i nostri ripetuti inviti a Open Fiber a segnalarci eventuali errori, qualora i fatti ed i numeri da noi riportati fossero inesatti.

Ma il tempo è ormai scaduto e speriamo che la prossima assemblea generale dei soci di Open Fiber sia occasione franca di confronto su questi temi e risolutrice, per portare alla necessaria discontinuità di cui l’azienda a controllo pubblico ha bisogno.

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