Usa, procuratore generale di New York denuncia la Trump Foundation per “self-dealing”
15 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – L’Ufficio del procuratore generale dello Stato di New York ha presentato oggi denuncia contro la Donald J. Trump Foundation, accusando la Fondazione e la famiglia Trump di ampie violazioni delle leggi sui finanziamenti elettorali, della norma “self-dealing” che impedisce ai manager di un’organizzazione senza fini di lucro di versare denaro della organizzazione a se stessi, alle proprie imprese o familiari, e di coordinamento illegale con la campagna elettorale per le presidenziali. La causa, riferisce il quotidiano “New York Times”, mira a sciogliere la Fondazione ed impedire al presidente e ai tre dei suoi figli di lavorare per organizzazioni nonprofit. Il procuratore ha anche scritto all’Agenzia delle entrate (Irs) e alla commissione federale per le Elezioni anticipando possibili altre iniziative. L’azione legale, frutto di due anni indagini, sostiene che da imprenditore Trump abbia utilizzato la Fondazione per finanziare cause legali e spese improprie come quella di 10 mila dollari per un ritratto dell’attuale presidente attualmente appeso in uno dei suoi club di golf. Inoltre, la Fondazione sarebbe stata utilizzata anche per ottenere favori politici. Nella campagna elettorale del 2016, poi, la Fondazione sarebbe diventata il braccio virtuale della campagna di Trump, come dimostrano diversi scambi di email. Il presidente si e’ immediatamente scagliato contro la denuncia via Twitter parlando di “squallidi Democratici di New York” che vogliono danneggiarlo denunciando la Fondazione e promettendo di non arrivare ad una transazione stragiudiziale.
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Francia-Italia, il premier Conte oggi a Parigi dal presidente Macron dopo le tensioni degli ultimi giorni
15 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – Oggi il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, e’ atteso a Parigi dove incontrera’ il presidente francese, Emmanuel Macron. Lo riferisce la stampa transalpina, ricordando gli attriti che ci sono stati in questi ultimi giorni tra Roma e Parigi dopo la vicenda di Aquarius, la nave con piu’ di 600 migranti respinta dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini. L’episodio ha mostrato la “vacuita’” dell’Europa sul tema dell’immigrazioni. Dopo aver sottolineato il “cinismo” degli italiani, Macron ha dichiarato che “non voleva offendere l’Italia”. I due leader discuteranno di “nuove iniziative” in vista del prossimo Consiglio europeo previsto a fine giugno. “E’ il momento del lavoro collettivo” ha detto il presidente francese. Tuttavia, la questione migratoria resta un argomento scottante in Europa. Secondo il cancelliere tedesco, Angela Merkel, si tratta di “un test definitivo per il futuro” dell’Unione europea. L’iniziativa italiana ha aperto un fronte anti-migranti nel vecchio continente. “Sicura del suo modello, l’Europa occidentale ha moltiplicato le pressioni, certe volte in modo indelicato e arrogante, per far rientrare nei ranghi tutti i paesi che la contestano” afferma “Le Figaro”. Tuttavia, i nuovi governi populisti hanno resistito ai diktat di Bruxelles.
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Economia, consumi Usa in aumento rispetto a Europa e Asia
15 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – L’economia statunitense mette il turbo mentre quelle di Europa e Asia perdono slancio concludendo cosi’ un raro periodo in cui le principali economie acceleravano di pari passo. L’aumento della spesa dei consumatori Usa alimenta la crescita della prima Economia mondiale. A maggio la spesa per i consumi e’ cresciuta dello 0,8 per cento, il balzo piu’ significativo negli ultimi sei mesi, secondo dati del governo. Spinti dai tagli fiscali e dal basso tasso di disoccupazione gli statunitensi hanno aumentato le spese per automobili, abbigliamento, materiali da costruzione, prodotti sanitari e svago. Modesta e’ stata la crescita dell’economia Usa durante l’inverno (2,2 per cento da gennaio a marzo), che sembra, pero’, aver rialzato la testa con la primavera. Le proiezioni a medio termine della Federal Reserve (Fed) suggeriscono una crescita del 2,8 per cento per il 2018. La miglior performance dal 2005, quando gli Stati Uniti attraversavano il boom immobiliare.
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Spagna, la Generalitat catalana riaprira’ cinque “ambasciate” all’estero
15 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – Il ministro degli Esteri della Generalitat catalana, Ernest Maragall, ha annunciato ieri a Bruxelles l’imminente ripresa dell’attivita’ diplomatica delle delegazioni catalane a Londra, Roma, Berlino, Ginevra e negli Stati Uniti. Lo riferiscono i quotidiani spagnoli “El Pais” ed “Expansion” che ricordano come tutte queste sedi diplomatiche catalane fossero state chiuse lo scorso ottobre in seguito all’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola da parte del governo di Mariano Rajoy. La funzione di queste sedi non sara’ limitata alla promozione commerciale della comunita’ autonoma catalana, ma l’intenzione e’ che siano entita’ attive nel dibattito pubblico nei paesi in cui sono installate, il che significa che non ridurranno il profilo politico che hanno mantenuto prima della chiusura. “Cercheremo di avanzare dal punto in cui eravamo lo scorso primo ottobre”, ha affermato Maragall. A questa prima fase di riaperture, descritta dal ministro catalano come “urgente”, faranno seguito altre due fasi di consolidamento ed espansione che includeranno l’apertura di un nuovo ufficio a Parigi e altri in Portogallo, nei paesi nordici e nei Balcani. Nel lungo termine la strategia estera catalana comprendera’ la presenza di rappresentanti della Generalitat nel Mediterraneo, in Medio Oriente, in Asia, in America Latina e nel Maghreb. “Il ministero degli affari Esteri sara’ coerente con il suo nome, cioe’ agira’ e sara’ presente in tutti i casi e scenari in cui gli interessi catalani possano essere difesi, anche all’interno dei dibattiti europei”, ha assicurato Maragall.
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Brexit, due terzi degli elettori pensano che la premier Theresa May stia facendo un caos
15 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – L’opinione pubblica britannica pensa che Theresa May stia portando avanti la Brexit peggio di come abbia mai fatto da quando e’ diventata primo ministro della Gran Bretagna: cosi’ il quotidiano tradizionalista “The Times” riassume il risultato dell’ultimo sondaggio settimanale commissionato all’organizzazione di rilevazioni statistiche YouGov. In base al sondaggio, solo il 21 per cento degli intervistati pensa che il governo stia conducendo in maniera positiva i negoziati con l’Unione Europea, mentre il 66 per cento ritiene che l’esecutivo stia facendo male: si tratta del peggior risultato mai raccolto dal governo May, che registra un ulteriore calo di ben 6 punti percentuali rispetto ad appena due settimane fa ed un crollo verticale in rapporto ai primi mesi del 2017. Il sondaggio del “Times” pone il Partito conservatore al governo ancora in testa alle preferenze degli elettori, al 42 per cento, nonostante un calo di 2 punti percentuali; viceversa il Partito laborista ha guadagnato 2 punti ed e’ arrivato al 39 per cento. Questo suggerisce che il vantaggio dei Tory sul Labour ha cessato di aumentare, anche se la May continua ad essere preferita come primo ministro al leader laborista Jeremy Corbyn, ed ha persino ampliato il gap a ben 15 punti percentuali: ben il 39 per cento degli intervistati la ritiene piu’ adatta a guidare il governo rispetto al 24 per cento che preferisce Corbyn. La cattiva gestione delle trattative sulla Brexit hanno fatto anche perdere attrattiva alla prospettiva del divorzio della Gran Bretagna dall’Unione Europea: secondo il sondaggio il 46 per cento oggi si dicono contrari alla Brexit, e solo il 43 per cento a favore. Il sondaggio arriva in un momento in cui si sta facendo sempre piu’ caotico lo scontro a Westminster sulla legge per la Brexit: dopo la tregua guadagnata promettendo ai ribelli Tory di garantire al Parlamento l’ultima parola sull’accordo con l’Ue, la premier May ieri si e’ rimangiata la parola. I parlamentari del Partito conservatore, appartenenti alla corrente filo-europea, sono tornati sulle barricate promettendo nuovi agguati nelle prossime votazioni sia alla Camera dei Lord che alla Camera dei Comuni. Intano sempre ieri si e’ svolta l’elezione suppletiva nella circoscrizione di Lewisham East, alle porte di Londra: in questa zona della capitale britannica, che nel referendum del 2016 voto’ massicciamente contro la Brexit, ha vinto la candidata laborista Janet Daby con il 50,2 per cento delle preferenze. Il Partito conservatore ha perso massicciamente, raccogliendo solo il 14,4 per cento e facendosi scavalcare al secondo posto dal Partito liberal-democratico, che dal 4,4 e’ balzato al 24,6 per cento. Appena eletta, la neo deputata Janet Daby ha dichiarato che gli elettori di Lewisham East si sono espressi chiaramente contro una “Brexit estrema”.
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Francia, crescita rivista al ribasso per il 2018
15 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – La Banca di Francia ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2018 stimandole al’1,8 per cento. Lo riferisce “Les Echos”, aggiungendo che l’istituto si e’ comunque mostrato fiducioso sul fatto che a partire dalla meta’ di quest’anno e’ previsto un ritmo di crescita a 0,4 per cento a trimestre. “La crescita francese dei prossimi anni resterebbe dinamica” si legge nel rapporto trimestrale. Nella seconda meta’ dell’anno dovrebbero aumentare anche i consumi. Gli investimenti resteranno “ben orientati” e le esportazioni avanzeranno piu’ in fretta delle importazioni fino al 2022. “La crescita e’ equilibrata in tutte le sue componenti” afferma François Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia. L’aumento del Pil dovrebbe portare a una diminuzione del tasso di disoccupazione. Secondo le previsioni, quest’anno verranno creati 200mila nuovi posti di lavoro. Il ritmo dovrebbe essere di 180mila nuovi impieghi all’anno per i prossimi anni. In quest’ottica, alla fine del 2020 il tasso di disoccupazione scendera’ all’8,2 per cento, toccando il livello piu’ basso mai registrato dal 2008.
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Forze armate tedesche, il dilemma dei droni armati
15 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – Mercoledi’ mattina il vice capo del partito dei Verdi Agnieszka Brugger si e’ rivolta con un tweet al gruppo parlamentare dei socialdemocratici (Spd). Il suo intento era quello di criticare la decisione di adozione di droni armati da parte della Germania. Si tratta di veicoli aerei senza equipaggio Heron TP. Sono dotati di tecnologia di ricognizione all’avanguardia, possono volare fino a 10.000 metri e rimanere in volo per 48 ore senza interruzioni; soprattutto, possono trasportare ed impiegare armi. Per il contratto di leasing da Israele, della durata di nove anni, la Difesa tedesca dovrebbe sborsare 995 milioni di euro. Se le Forze armate tedesche utilizzassero i droni in due aree operative in parallelo, ci sarebbero costi aggiuntivi di 210 milioni di euro. Ma per Agnieszka Brugger, i costi non sono il problema principale. Nel 2012 gia’ l’allora ministro della Difesa, il cristiano democratico Thomas de Maizie’re, parlava della possibilita’ di dotare le Forze armate tedesche di droni armati. L’argomentazione dei critici cita le vittime civili, come le circa 5.000 dovute in questi anni ai droni usati dagli Stati Uniti “Predator” e “Reaper”. I sostenitori, d’altra parte, possono replicare che l’uso statunitense di droni da combattimento non deve influenzare l’utilizzo di quelli tedeschi. Dopotutto, scrive la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, anche la Germania usa i carri armati, aerei da combattimento e navi da guerra, ma in modo diverso. Le uccisioni mirate, come quelle praticate dagli Stati Uniti, non sono ne’ compatibili con la Legge fondamentale tedesca ne’ promosse da alcuna forza politica. Ci sono al contrario dei vantaggi militari e operativi derivanti dall’utilizzo di questi apparecchi: sono piu’ economici dei caccia convenzionali, possono rimanere piu’ a lungo in aria e quindi proteggere meglio i soldati tedeschi. Un pilota di droni puo’ passare ore a guardare un oggetto prima di decidere sull’uso dei missili. Un pilota da combattimento non puo’ farlo. Nell’estate del 2017, poco prima della fase calda della campagna elettorale, la commissione Bilancio avrebbe dovuto decidere l’acquisto di droni da combattimento, ma l’Spd blocco’ il progetto del partner della coalizione. Ora a distanza di un anno si ripropone il problema. In ogni caso per le truppe in Mali e Afghanistan non cambierebbe comunque nulla prima di due anni almeno, dibattiti costituzionali ed etici a parte.
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Germania, Soeder insiste sul respingimento dei richiedenti asilo alle frontiere
15 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro bavarese, il cristiano sociale Markus Soeder, insiste sul fatto che la Germania debba iniziare a respingere al confine i richiedenti asilo registrati in altri Stati della Ue. “Bisogna assumere una decisione rapidamente”, ha detto il politico della Csu giovedi’ a Berlino, aggiungendo che sarebbe inutile aspettare una soluzione europea. Soeder ha espressamente richiesto una decisione da parte del governo tedesco. “Se mai dovesse giungere una soluzione europea, allora ci si potra’ pensare e ridiscutere le regole tedesche”, ha dichiarato. Il primo ministro ha respinto la proposta della leadership della Cdu di aspettare due settimane per arrivare al prossimo vertice Ue e cercare di concludere accordi bilaterali con altri Stati dell’Unione. “Non si puo’ pensare di ottenere in due settimane cio’ che non e’ stato possibile ottenere in tre anni”, ha dichiarato. Mercoledi’ il segretario generale della Csu Markus Blume ha persino dato un ultimatum al cancelliere Angela Merkel durante una riunione del gruppo parlamentare: “Bisogna giungere a una decisione in sette giorni”, ja dichiarato Blume, citato dalla “Sueddeutsche Zeitung”. Quanti non sono pronti a dire di “si'” a una riorganizzazione del sistema di asilo “peccano contro la Germania”. Anche l’esperto di affari interni della Cdu Armin Schuster ha dato una scadenza alla leadership dell’Unione di centrodestra. “Dobbiamo dare la possibilita’ al governo federale di ottenere al Consiglio europeo di fine giugno un risultato positivo riguardo a una politica d’asilo comune europea che aiuti la Germania e i paesi del Sud”, ha dichiarato al quotidiano “Handelsblatt”. Il segretario generale dei cristiano democratici, Annegret Kramp-Karrenbauer, ha dichiarato alla “Zdf” che il cancelliere sta cercando una soluzione al problema che tenga unita l’Europa. Non tutti i 28 Paesi, come l’Italia e la Grecia, probabilmente saranno d’accordo nel raggiungere accordi bilaterali. Lunedi’ il cancelliere, la cristiano democratica Angela Merkel, incontrera’ il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, e martedi’ il presidente francese Emmanuel Macron.
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Consiglio direttivo della Bce, ecco i tre argomenti al centro dell’incontro
15 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – La riunione di ieri del Consiglio direttivo della Banca centrale europea (Bce) sara’ ricordata come una delle piu’ memorabili nella storia ventennale dell’istituzione europea. Una volta all’anno la banca centrale organizza un incontro fuori Francoforte, e giovedi’ si e’ riunita nella capitale lettone Riga. Tuttavia l’ospite dell’incontro, il capo della banca centrale lettone Ilmars Rimsevics, non e’ stato autorizzato a partecipare alla riunione perche’ e’ accusato di corruzione. Tre gli argomenti principali trattati: il piu’ pressante e’ stato il futuro del programma di acquisto delle obbligazioni statali dell’eurozona, ad oggi equivalente a 30 miliardi di euro al mese. Il capo economista di Commerzbank Joerg Kraemer si aspettava che la Bce proseguisse fino alla fine dell’anno gli acquisti obbligazionari, dimezzandone il volume negli ultimi tre mesi dell’anno o riducendolo gradualmente a zero. E infatti il capo della Bce Mario Draghi, durante la conferenza stampa tenuta alla fine della riunione, ha annunciato il termine del quantitative easing per la fine dell’anno, calando gli acquisti da ottobre a 15 miliardi di euro al mese. Draghi, affrontato il secondo argomento di discussione, ha ribadito che l’euro e’ irreversibile, con riferimento all’altro argomento “caldo”, ossia quello inerente la situazione politica in Italia dove il nuovo governo della Lega e dei 5 stelle vuole aumentare la spesa pubblica per stimolare la crescita. Cosa questa che aveva gia’ causato turbolenze sul mercato obbligazionario. Il terzo punto ha riguardato le accuse di corruzione nei confronti del capo della Banca centrale lettone Rimsevics, sospettato di aver chiesto tangenti per 100 mila euro. L’interessato ha respinto ogni accusa. Il governo lettone ne ha previsto da febbraio la sospensione dall’incarico con proibizione di dare istruzioni anche al suo vice Zoja Razmusa. La Bce, con un procedimento senza precedenti, e’ intervenuta presso la Corte di giustizia europea per chiarire se le autorita’ del paese baltico hanno violato il diritto della Ue.
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L’Italia minaccia di rovesciare l’accordo commerciale Ue con il Canada
15 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – Il nuovo governo populista italiano ha minacciato di non ratificare il trattato commerciale tra l’Unione Europea ed il Canada (Ceta), una mossa che rischia di rovesciare l’intero accordo e sferrare un duro colpo agli sforzi di Bruxelles ed Ottawa d aumentare gli scambi commerciali davanti al crescente protezionismo degli Stati Uniti: lo scrive il quotidiano economico britannico “The Financial Times”, commentando le dichiarazioni fatte ieri giovedi’ 14 giugno dal nuovo ministro italiano dell’Agricoltura. Gian Marco Centinaio, un senatore della Lega, ha detto che l’esecutivo di Roma dovrebbe chiedere al Parlamento di “non ratificare il Ceta ne’ nessun altro trattato simile: i dubbi su questo accordo sono condivisi da molti colleghi europei, non e’ solo la posizione dei nazionalisti della Lega”, ha spiegato. In passato la Lega e l’anti-sistema Movimento 5 stelle (M5s), ricorda il “Financial Times”, sono sempre stati molto critici sugli accordi di libero scambio negoziati da Bruxelles negli anni recenti e nel loro contratto di governo e’ scritto che si “oppongono a quegli aspetti che implicano un eccessivo indebolimento dei diritti dei cittadini e provocano danni ad una giusta e sostenibile competizione nei mercati interni”. L’accordo fu sottoscritto nel 2016 al termine di faticosi negoziati ed il Ceta e’ entrato in vigore lo scorso anno, anche se e’ ancora in corso il processo di ratifica in dodici Stati membri dell’Ue: secondo i funzionari di Bruxelles, ci sarebbero seri problemi se uno dei paesi come appunto l’Italia ad un certo punto prendesse una posizione formale contro il Ceta, notificando il proprio rifiuto in maniera “permanente ed irreversibile”; se invece il Parlamento di un paese membro non ratificasse il trattato a quel punto la parola passerebbe ai a governi nazioni riuniti nel Consiglio. Il commercio e’ una di quelle aree in cui il nuovo governo italiano ha annunciato di voler sfidare Brxelles, accanto alle politiche fiscali, alle regole bancarie ed alle sanzioni contro la Russia; ma non e’ ancora chiaro fino a che punto intende spingersi l’antagonismo di Roma, dato che il commercio internazionale non e’ stato al centro della campagna elettorale e l’economia italiana e’ dipendente dalle esportazioni. Del resto Centinaio, in quanto ministro dell’Agricoltura, e’ solo uno dei ministri che verrebbero coinvolti da una decisione cosi’ importante come quella di far fallire un accordo commerciale dell’Ue: tra gli altri ci sarebbero il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, e Luigi Di Maio, il leader del M5s e ministro dello Sviluppo economico, che ha la responsabilita’ primaria per il commercio. Entrambi i ministeri ieri hanno rifiutato di commentare le parole di Centinaio; il quale, secondo il giornale della City di Londra, potrebbe aver parlato per guadagnarsi il favore della Coldiretti, che a sua volta non e’ pienamente soddisfatta dalla protezione offerta dal Ceta all’indicazione geografica dei prodotti tipici dell’agro-alimentare italiano. Se l’accordo con il Canada dovesse davvero fallire a causa dell’opposizione dell’Italia, cio’ potrebbe avere devastanti conseguenze su altri trattati commerciali stretti dall’Ue, come quello con il Giappone o i paesi del Mercosur in America Latina. L’Unione Europea sta cercando di presentarsi come un baluardo contro il crescente protezionismo portato avanti all’amministrazione del presidente Usa Donald Trump: e infatti il commercio e’ stato il principale punto di frizione all’ultimo vertice del G7 in Canada; ma proprio in quell’occasione il nuovo premier italiano Giuseppe Conte non si e’ opposto alla Casa Bianca in maniera altrettanto ardente come il presidente francese Emmanuel Macron, la Germania di Angela Merkel o appunto il Canada di Justin Trudeau.
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