Giacomo Mazzone aggiorna i lettori di Democrazia futura sull iniziative delle varie Agenzie delle Nazioni Unite in previsione del Summit del Futuro delle Nazioni Unite previsto New York il 22 e 23 settembre 2024 a poche settimane dalle prossime elezioni presidenziali statunitensi. Al culmine del secondo mandato del Segretario Generale Antonio Guterres, l’incontro dovrebbe essere “Un ultimo tentativo dell’Europa di dare una sterzata al futuro del mondo e delle istituzioni multilaterali modellato sui suoi principi di pace, tolleranza e democrazia, prima di passare il testimone a segretari generali degli altri continenti, secondo la regola ferrea, anche se non scritta, dell’alternanza”.
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Dove sarete il 22 e 23 settembre 2024?
Se non avete già altri impegni, appuntatevi queste date in agenda. Si tratta di un venerdi ed un sabato, quindi le condizioni sono ideali per passare un week end a New York. Sarà forse ancora un po’ presto per fare qualche piroetta (e qualche capitombolo) sulla pista di pattinaggio al Rockfeller Center visto che non sarà ancora pronta. In compenso vi trovereste già nel mezzo della campagna per le prossime elezioni presidenziali USA, sperando che il 5 novembre 2024[1] non ci ripresenti un nuovo duello Biden vs Trump.
Ma il motivo per trovarsi li non sarà nè il pattinaggio sul ghiaccio, nè lo scontro presidenziale fra highlanders (82 anni vs 79)[2], bensi il “Summit del Futuro” indetto dalle Nazioni Unite, che dovrebbe essere nelle intenzioni di Antonio Guterres, il culmine del suo secondo mandato (che finirà a dicembre del 2026[3]). Un ultimo tentativo dell’Europa di dare una sterzata al futuro del mondo e delle istituzioni multilaterali modellato sui suoi principi di pace, tolleranza e democrazia, prima di passare il testimone a segretari generali degli altri continenti, secondo la regola ferrea, anche se non scritta, dell’alternanza.
Secondo queste regole non scritte, infatti, il prossimo europeo alla guida del Palazzo di Vetro non tornerà prima del 2062, quando Venezia e la pianura Padana potrebbero esser sottacqua già da qualche anno. Ma la paura tanto profonda quanto inconfessabile di Guterres è che questo potrebbe anche non accadere, non perché siano cambiate le regole, ma perché nel frattempo l’intero sistema multilaterale potrebbe esser collassato.
Il “Summit del futuro” – cosi come descritto da Antonio Guterres nella sua Our common agenda – dovrebbe essere forse l’occasione (forse l’ultima?) in cui i governi del mondo rilanceranno il sistema multilaterale e gli affidano nuovi incarichi e competenze per far fronte a sfide globali che finora i governi hanno mal gestito e che possono essere solo operate efficacemente a livello planetario.
Le tre urgenze principali nuove rispetto al passato (oltre a quelle “on going”, fra cui il peacekeeping mondiale che cosi male sta funzionando), sono [4] la gestione delle pandemie, la gestione del cambiamento climatico e dei disastri “naturali” da esso provocati e la trasformazione digitale (ovvero la “governance di Internet”).
All’Assemblea generale delle Nazioni Unite del settembre 2022, il Segretario Generale è stato molto esplicito nel citare queste tre sfide, come altrettanti esempi dell’incapacità di gestire problemi di queste dimensioni, esclusivamente con decisioni e risorse nazionali.
La lezione del Covid
L’esempio del Covid-19 ha dimostrato come in un mondo ormai globale, un paese (sia esso il più popoloso del mondo) non può pensare di affrontare da solo una pandemia. E chi decide di farlo in modo unilaterale – come ha fatto la Cina – mette a repentaglio la sicurezza del mondo intero e non solo dei suoi cittadini. Ha dimostrato come la distribuzione dei vaccini in tutto il mondo non fosse un “regalo” dei paesi ricchi ai poveri, ma una scelta obbligata, l’unica via per tagliare le gambe alla diffusione del virus nel mondo.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con tutti i suoi limiti e difetti, è riuscita a gestire la crisi ed a favorirne il superamento. Quello che ora il Segretario Generale delle Nazioni Unite si aspetta, è che al Summit del Futuro si arrivi con delle proposte per trasformare le soluzioni emergenziali adottate “on the run”, in un metodo strutturato che si possa pianificare e far scattare subito al prossimo segnale di crisi pandemica mondiale.
La grande muraglia digitale cinese e i modelli predatori delle piattaforme global made in Usa
Cosa che Antonio Guterres conta fare, ad ancora maggior ragione visto il titolo del Summit, con
la transizione digitale e la governance di Internet.
Anche qui i fatti dimostrano che le vie nazionali non risolvono i problemi, anzi finiscono per aggravarli. La decisione di creare la nuova “grande muraglia digitale cinese” (Great Chinese Firewall) ha consentito al governo di quel paese di tenere un miliardo e mezzo di cittadini all’oscuro di quello che succedeva nel resto del mondo, ma – nel contempo – sta minando le basi del concetto stesso di Internet come architettura di comunicazione globale. L’annunciata decisione russa (accelerata dalla crisi Ucraina) di copiare l’esempio cinese e di staccare i suoi 250 milioni di cybernauti dalla rete Internet mondiale, è un ulteriore passo in questa direzione. Nel frattempo anche medie potenze come Iran, Arabia Saudita e altri paesi stanno seriamente considerando la situazione e stanno pensando di dirottare i loro cittadini in un internet parallelo i cui contatti con l’esterno sono quelli decisi dal governo.
Dall’altra parte, la pretesa delle piattaforme global made in USA di Internet, di continuare ad applicare modelli di business predatori (basati sull’aspirazione dei dati privati dei cittadini di tutto il mondo verso server USA), sta facendo perdere la pazienza anche a molti dei loro alleati, in primis l’Unione Europea[5] ma anche paesi arabi, Canada e Australia, che stanno dotandosi (o intendono dotarsi) di norme e regole volte a bloccare questa egemonia.
Se questa tendenza dovesse affermarsi ulteriormente, l’infrastruttura di Internet, concepita per essere globale e consentire a tutti di comunicare, finirà per diventare una accozzaglia di reti non connesse fra loro (o legate solo da fragili passerelle con dei terribili cerberi a controllare chi entra e chi esce), mondi separati guidati da criteri, software e perfino architetture che ben presto potrebbero diventare diversissimi fra loro. Una nuova crisi della Torre di Babele, reinterpretata attraverso la distopia di “Snow crash”.
Il duplice impegno di coordinamento delle iniziative promosse delle Nazioni Unite
Per impedire che ciò accada, l’emissario di Guterres sul fronte digitale, l’ex ambasciatore d’India Amandeep Singh – che nel giugno del 2022 ha assunto l’incarico di Special UN SG Technology Envoy (dopo una prima falsa partenza) [6] si sta muovendo contemporaneamente su diversi fronti.
Il primo consiste nel coordinare e rendere coerenti e possibilmente sinergiche fra loro le varie iniziative lanciate da tempo dalle Nazioni Unite dopo i Summit Mondiali delle Società dell’informazione (WSIS Ginevra 2003 e Tunisi 2005) per la governance di Internet: l’Internet Governance Forum (IGF), giunto ormai alla sua diciassettesima edizione (l’ultimo ad Addis Ababa a dicembre 2022) e il Seguito del WSIS, organizzato da ITU, UNESCO e UNCTAD. Oltre che le attività promosse dallo stesso Guterres con l’iniziativa sulla Digital Cooperation lanciata nel 2020. Iniziative che da tempo si trascinano in attesa di una volontà politica di portarle ad una conclusione. Singh ad Addis Ababa ha promesso di dare finalmente rilevanza a queste iniziative e soprattutto di affidare loro compiti importanti nella definizione del piano d’azione che porterà al Summit del Futuro nel 2024. Il primo passo in questa direzione è stata la creazione del Leadership Panel dell’Internet Governance Forum (la cui presidenza è stata affidata a Vint Cerf, uno dei padri fondatori di Internet, ora finito a Google), in cui siedono rappresentanti dell’Unione Europea, del governo giapponese, rappresentanti dell’industria delle piattaforme e delle telecomunicazioni ed altri personaggi ritenuti utili nel processo di transizione.
Altro compito affidato a Singh è quello di coordinare il lavoro (e soprattutto evitare sovrapposizioni) delle varie agenzie ONU e organizzazioni internazionali che, a vario titolo, si stanno occupando di Governance di Internet. Al momento vi lavorano attivamente UNESCO, UIT-ITU, OMPI-WIPO, UNCTAD, OMC-WTO, ma anche G20, G7, OCSE, Consiglio d’Europa ed Unione Europea, per non citare che le principali.
Le agenzie delle Nazioni Unite se ne occupano ognuna per il proprio settore di competenza (UNESCO per l’educazione, la cultura e l’informazione; ITU per le reti di telecomunicazioni; UNCTAD per il commercio internazionale), mentre l’OCSE tratta il tema della tassazione mondiale delle piattaforme internet e l’Unione Europea tratta tutte le aree relative alla digitalizzazione. Un proliferare di attività che, se convogliate e coordinate dentro una visione strategica comune, potrebbe apportare molto alla costruzione del Summit del Futuro. Altrimenti, se queste attività continuassero ognuna per suo conto, finirebbero quasi sicuramente per indebolire il ruolo di coordinamento centrale per il quale le Nazioni Unite di Guterres si propongono.
Per questo Singh sta chiedendo a tutti organismi, oltre che ai governi nazionali e a tutti gli stakeholders interessati, di contribuire attivamente alla consultazione globale in corso per definire gli obiettivi del Global Digital Compact (GDC), cioè del pacchetto di misure ed iniziative da sottoporre alla Conferenza ministeriale delle Nazioni Unite di settembre 2023 e poi – per quelle che supereranno l’esame dei governi – al Summit del Futuro del 2024. Consultazione cui, peraltro, possono contribuire tutti i cittadini e le organizzazioni interessate, semplicemente riempiendo, entro il 31 marzo 2023, il questionario on-line disponibile all’indirizzo: https://input.un.org/EFM/se/3995D1A472EC4637. [7]
In queste settimane Singh sta facendo incessantemente la spola fra le varie capitali mondiali per sollecitare il coinvolgimento dei vari governi nazionali in vista della Conferenza Ministeriale di settembre 2023 a New York, e per discutere con le varie agenzie coinvolte. Senza contare che avrà nel frattempo anche le sue gatte da pelare a casa propria (in quanto ex ambasciatore dell’india), per cercare di ottenere il coinvolgimento del governo indiano di Narendra Modi, che finora non ha sciolto le sue riserve su da che parte stare nel processo in corso. E le cui ultime mosse in materia di internet governance, non lasciano immaginare nulla di buono, a partire dall’annuncio recente che il governo indiano intenderebbe decidere in prima persona quali sono le fake news di cui chiedere la rimozione immediata dai social media alle rispettive piattaforme internet. [8] Un’iniziativa che – se confermata – iscriverebbe l’India sul fronte del Gruppo dei 77 più tentati dalla deriva autoritaria di Internet, piuttosto che nel fronte dei firmatari del Documento sul Futuro di Internet.
Il tentativo di Guterres di ricomporre i contrasti fra Unione europea e Stati Uniti d’America
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha, invece, mantenuto per sè la grana politica piu grossa, cioè quella di cercare di convincere Unione Europea e Stati Uniti a trovare un compromesso per evitare di arrivare alla Conferenza ministeriale di settembre 2023 (che dovrà definire il perimetro delle decisioni da prendere l’anno dopo) con posizioni contrastanti in materie delicatissime che oggi li vedono su fronti contrapposti, prime fra tutte la garanzia della privacy dei cittadini[9], la protezione dei dati e il controllo del cloud.
E’ per questo che Antonio Guterres vede di buon occhio e incoraggia il lavoro sotterraneo che si sta svolgendo intorno alla dichiarazione comune sul Futuro di Internet, cui hanno aderito finora oltre 60 paesi[10], la maggiorparte di quelli che possono vantare un regime democratico nel mondo (secondo il Democracy Index 2021, vi sono infatti solo 74 paesi nel mondo dotati di istituzioni definibili come “democratiche”).
Il tentativo di Guterres, infatti, è quello di convincere il blocco dei paesi democratici a superare le divisioni che oggi impediscono di arrivare a posizioni comuni, per poter arrivare ai negoziati di settembre con un fronte unico da contrapporre a Russia e Cina. Un blocco che sia in grado di attrarre i paesi del Gruppo dei 77, che finora si sono rifiutati di sottoscrivere la dichiarazione in questione, nonostante essa contenga tutta una serie di principi che dovrebbero interessarli, primo fra tutti il diritto all’accesso ad Internet, che viene cosi delineato nel testo:
“An Internet that is developed, governed, and deployed in an inclusive way so that unserved and underserved communities, particularly those coming online for the first time, can navigate it safely and with personal data privacy and protections in place”.
• All can connect to the Internet, no matter where they are located, including through increased access, affordability, and digital skills[11];
Il problema è che nella stessa dichiarazione vi sono altri punti che hanno finora impedito al gruppo dei 77 di adottare questa dichiarazione, in primis quelli riferiti ai diritti umani, laddove ad esempio si dice che l’Internet deve:
promote and protect human rights; and, foster societies where:
• Human rights and fundamental freedoms, and the well-being of all individuals are protected and promoted; (…)
• Individuals and businesses can trust the safety and the confidentiality of the digital technologies they use Web and that their privacy is protected; […]
• Technology is used to promote pluralism and freedom of expression, sustainability, inclusive economic growth, and the fight against global climate change”[12].
Per i governi di paesi come l’Egitto o l’Arabia Saudita o la Turchia, che basano parte del loro controllo sociale proprio sulla polizia del web, alcuni di questi principi sono indirigeribili e incompatibili col mantenimento degli attuali sistemi autoritari. Mentre anche governi democraticamente eletti come quello dell’India, che sono tentati dall’adottare politiche di controllo, non hanno ancora deciso da che parte stare.
Lo scontro principale che si giocherà prima alla Conferenza Ministeriale di settembre 2023 e poi al Summit vero e proprio del 22 e 23 settembre 2024, sarà proprio quello di vedere se il gruppo dei paesi democratici si presenterà coeso e se riuscirà a trascinare la maggioranza del gruppo dei 77 dalla sua parte. Molto dipenderà anche dall’atteggiamento dei cinesi, che ormai controllano i voti di una buona parte dei paesi africani e di altre parti del mondo.
Ma Guterres conta sulla conclamata neutralità di Pechino, che finora ha seguito il processo da vicino, ma senza interferire, a differenza dei russi che hanno cercato di ostacolarlo in tutti i modi.
Se Europa e Stati Uniti d’America riusciranno a convincere i cinesi a restare neutrali, e impediranno la saldatura dei russi con i regimi autoritari (o tentati dalla svolta autoritaria) dei paesi del gruppo dei ’77, allora forse dal Summit del futuro potranno venir fuori decisioni importanti. Destinate a cambiare non solo il futuro delle istituzioni multilaterali, ma perfino quello del mondo.
La ricerca di un sistema minimo comune di regole dell’Internet e della trasformazione digitale
Quali sono le piste di lavoro su cui le Nazioni Unite e gli alleati di Guterres stanno lavorando? quali sono in concreto le misure che potrebbero definire un sistema minimo comune di regole dell’internet e della trasformazione digitale su cui la maggior parte delle Nazioni del mondo dovrebbero mettersi d’accordo al Summit del Futuro e trovare concreta applicazione in Trattati internazionali da firmare, che affidino nuove missioni agli organismi multilaterali?
Per capirlo bisogna seguire le azioni che varie agenzie delle Nazioni Unite stanno portando avanti da tempo (alcune delle quali partite ancor prima che Guterres arrivasse e che sono state da lui recuperate ed incluse nel suo disegno complessivo).
Due misure che al momento dell’approvazione dell’Our common agenda sembravano vicinissime al traguardo – il Trattato delle Nazioni Unite contro il cybercrime [13] che sembrava cosa fatta a inizio 2022 e il Trattato delle Nazioni Unite contro le guerre nel cyberspazio a lungo negoziato dagli esperti del Group of Governmental Experts (GGE)[14] – sono state entrambe accantonate a causa del conflitto in Ucraina, dove i contendenti (uno più dell’altro) stanno violando le regole che si voleva adottare.
Accantonate le questioni più spinose, la prima e la più ambiziosa delle misure che restano in ballo è il piano per includere l’accesso ad Internet fra gli obbiettivi per lo sviluppo sostenibile Sustainable Development Goals (SDG) delle Nazioni Unite, riconoscendone la natura di diritto fondamentale di tutti i cittadini del mondo. Un obiettivo di principio, che poi però è tradotto in pratica da un’azione concertata guidata dall’Unione internazionale delle Telecomunicazioni (UIT-ITU) chiamata Partner2Connect, che sta mobilitando risorse pubbliche e private per estendere la rete Internet a tutti i paesi del mondo (progetto , con azioni mirate per settore, come il progetto Giganet (che mira a connettere in rete tutte le scuole del mondo), o il progetto Early warning systems for all per dotare i paesi più poveri di sistemi di pre-allerta in caso di catastrofi naturali legate al cambiamento climatico o quelli per sviluppare la telemedicina, come alternativa alla costosissima creazione di infrastrutture ospedaliere diffuse in tutti i luoghi più remoti del nostro pianeta.[15]
Un’altra pista promettente è quella di un sistema di regole globali comuni per l’intelligenza artificiale, su cui stanno lavorando molti organismi (UNESCO, Consiglio d’Europa, OCSE, ma anche Unione Europea e numerosi altri), dove l’UNESCO è arrivata per prima, con l’approvazione delle linee guida per un’etica dell’Intelligenza Artificiale[16] nel 2021, dopo due anni di intenso lavoro di una commissione mondiale composta da 24 esperti (nessun italiano nel gruppo).
Il Consiglio d’Europa pure è a buon punto nella sua elaborazione di una proposta di un “Trattato Internazionale per lo sviluppo, la progettazione e le applicazioni dell’Intelligenza Artificiale, basati sui diritti umani, le leggi fondamentali e la democrazia”. Un testo che dovrebbe esser pronto per novembre 2023. [17]
Già pronte invece le Linee guida per uso dell’Intelligenza Artificiale in campo civile e militare dell’Unione Europea, approvate nel 2021.[18]
Sottotraccia prosegue anche il lavoro dell’OCSE e del G20 per trasformare la raccomandazione sulla tassazione globale delle imprese dematerializzate con un tasso minimo del 15 per cento. L’Unione Europea – che ha bisogno dell’unanimità per riforme in materia fiscale, condizione che finora sembra lontana dall’esser soddisfatta – sta provando ad aggirare il problema attraverso un trattato internazionale in sede G20. Ma anche li le cose non sembrano andar bene per la freddezza dei sauditi che fanno da sponda alla scommessa degli Emirati di creare una zona finanziaria off-shore nell’aera del Golfo Persico. Ma di questo aspetto della regolamentazione di Internet, Guterres non sembra abbia fretta di prendere il timone, vista la quantità di grane ad esso collegate.
L’ultimo terreno su cui la macchina di preparazione del Summit del Futuro si è attivata è quella di aiutare i paesi membri a dotarsi di una regolamentazione comune delle Piattaforme web. Un’iniziativa sulla falsariga di quanto sta facendo l’Unione Europea col suo corpus di norme regolatorie su Internet partito col GDPR e arrivato ora quasi a completamento con DSA e DMA. In casa delle Nazioni Unite si stanno incaricando di questo compito l’ITU da una parte e l’UNESCO dall’altra.
L’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (UIT-ITU) dal primo gennaio 2023 è passata da guida cinese a guida statunitense, con una nuova segretaria generale, Doreen Bogdan Martin (la prima donna a capo della piu vecchia organizzazione internazionale, che ha festeggiato già 150 anni). La nuova Segretaria Generale – benedetta dal suo predecessore cinese – vanta ottimi rapporti con Washington e le imprese statunitensi di telecomunicazione, ma è molto apprezzata dai paesi in via di sviluppo dei quali si è occupata negli ultimi otto anni, in qualità di Direttore del settore di sostegno ai paesi poveri. In particolare in questi anni ha consolidato un sostegno ai regolatori delle telecomunicazioni di tutto il mondo, che l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni riunisce ogni anno, oltre ad aver avviato iniziative sulla sostenibilità, sulla parità di genere, sull’assistenza legislativa. Quest’ultima attività in particolare si sta concentrando sulla normativa per le infrastrutture Internet fisse e mobili e su come creare ambienti regolatori propizi per la diffusione della Banda Larga.
Dal canto suo, l’UNESCO, invece, ha convocato una conferenza mondiale sulla regolamentazione del web (Parigi 21-23 febbraio 2023)[19], in cui presenterà delle linee guida per le future legislazioni nazionali che dovranno essere predisposte in tutto il mondo. Una prima stesura di queste linee guida è stata già stata circolata fra i partecipanti in via riservata per saggiarne le reazioni. Il titolo della Conferenza promette molto: “Fiducia nell’Internet – verso delle linee guide per regolare le Piattaforme globali, nella prospettiva di un’informazione come bene pubblico”. Se fosse un successo e si dovesse raccogliere un forte consenso sul testo presentato, anche questo diventerebbe un contributo sostanziale, forse il più autorevole e promettente, al pacchetto della consultazione per il futuro Global Digital Contact.
Come si vede da questa carrellata rapida e quindi per forza di cose non esaustiva (molti altri sono i movimenti in corso su tanti altri fronti), Antonio Guterres non sta lasciando nulla di intentato per arrivare alla Conferenza Ministeriale con tutte le carte in mano, anche le più impensate.
Alla conferenza dell’Internet Governance Forum IGF di Addis Abeba, nei corridoi, è stato visto Amandeep Singh negoziare con Monsignor Lucio Adrian Ruiz, Segretario del Dicastero della Comunicazione della Santa Sede per organizzare una visita in Vaticano da tenersi nei prossimi mesi. Chissà? forse anche una benedizione di Papa Francesco potrebbe esser utile a far decollare un piano cosi ambizioso….
[1] https://en.wikipedia.org/wiki/2024_United_States_presidential_election
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Presidenza_di_Joe_Biden
[3] https://unric.org/it/antonio-guterres-confermato-per-un-secondo-mandato-come-segretario-generale-dellonu/
[4] Si veda Giacomo Mazzone “Guterres e il nuovo ordine mondiale di Internet. La sfida del Segretario Generale dell’Onu ai fautori del controllo sulla Rete”, Democrazia futura II (6-7), aprile-settembre 2022, pp. 835-841.
[5] che è ormai ad un passo dall’aver stabilito una regolamentazione a 360 gradi delle piattaforme quando operano sul territorio della UE e avendo come clienti cittadini europei
[6] Vedasi articolo succitato di Democrazia Futura
[7] Si veda in proposito la pagina del sito del Tech Envoy: https://www.un.org/techenvoy/global-digital-compact.
[8] Si legga l’articolo di Reuters https://www.reuters.com/world/india/india-considers-banning-news-identified-fake-by-govt-on-social-media-2023-01-18/, riportato dalla Lettera Eurovisioni del 22/1/23.
[9] Fra Natale e Capodanno le autorità regolatorie UE hanno somministrato multe per oltre 700 milioni di euro alle Piattaforme Internet per violazione delle nuove regole europee, prima fra tutte il nuovo GDPR.
[10] Qui l’elenco dei firmatari aggiornato ad aprile ’22 : https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/library/declaration-future-internet
[11] “Un Internet sviluppato, governato e distribuito in modo inclusivo in modo che le comunità non servite e meno servite, in particolare quelle che entrano online per la prima volta, possano navigare in sicurezza e con la privacy e le protezioni dei dati personali in atto”.
• Tutti possono connettersi a Internet, indipendentemente da dove si trovino, anche attraverso un maggiore accesso, convenienza e competenze digitali;
[12] “promuovere e proteggere i diritti umani; e, società affidatarie dove:
• I diritti umani e le libertà fondamentali e il benessere di tutti gli individui sono tutelati e promossi; (…)
• Gli individui e le imprese possono fidarsi della sicurezza e della riservatezza delle tecnologie digitali che utilizzano il Web e che la loro privacy è protetta; […]
• La tecnologia è utilizzata per promuovere il pluralismo e la libertà di espressione, la sostenibilità, la crescita economica inclusiva e la lotta al cambiamento climatico globale”.
[13] Leggasi UNRIC https://unric.org/en/a-un-treaty-on-cybercrime-en-route/
[14] Leggasi comunicato UN https://www.un.org/disarmament/group-of-governmental-experts/
[15] Si vedano in proposito il progetto Partner2Connect dell’ITU Partner2Connect: https://www.itu.int/itu-d/sites/partner2connect/ o il progetto Early warning systems for all affidato all’OMM/WMO (Organizzazione Meteorologica Mondiale) che prevede di dotare tutti i paesi del mondo entro il 2027 di sistemi digitali di prevenzione delle catastrofi provocate dal Cambiamento climatico globale. Val la pena ricordare che, in materia l’Italia era stata uno dei precursori con, su scala minore, il progetto Infopoverty, lanciato addirittura nel 2001 vedi: https://it.wikipedia.org/wiki/Infopoverty
[16] Il testo completo in inglese a questo link: https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000381137. Per una descrizione del lavoro svolto da UNESCO in questo campo si veda il sito: https://www.unesco.org/en/artificial-intelligence/recommendation-ethics . E questa la lista dei 24 esperti mondiali autori del documento UNESCO: https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000372991
[17] Questa la pagina del sito del CAI (Comitato Artificial Intelligence) https://www.coe.int/en/web/artificial-intelligence/cai , succeduto nel 2021 al CAHAI (2019-2021), che sta lavorando al testo del Trattato da presentare al Consiglio dei Ministri entro la fine dell’anno 2023.
[18] Qui il link all’articolo del Parlamento Europeo che annuncia l’accordo: https://www.europarl.europa.eu/italy/it/succede-al-pe/linee-guida-per-l%E2%80%99uso-dell%E2%80%99intelligenza-artificiale-in-campo-militare-e-civile.
E questo il link al testo del Piano UE per lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale in Europa approvato. Cf. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:52018DC0795&from=DE.
[19] Ecco il link al sito della conferenza https://www.unesco.org/en/internet-conference