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Democrazia Futura. Una settimana di fuoco (19-25 giugno 2023). Terza parte

Giampiero Gramaglia

Nel terzo pezzo di venerdì 23 giugno Giampiero Gramaglia considera la “Controffensiva ucraina a rilento, [e gli] sforzi di pace in stallo” soffermandosi su “La preparazione del Vertice della Nato a Vilnius l’11 e 12 luglio” “L’Unione europea adotta l’undicesimo pacchetto di sanzioni anti-Russia dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, uno ogni sette settimane in media. E il Pentagono scopre, nelle pieghe del bilancio, un tesoretto di sei miliardi di dollari che possono ancora essere spesi in aiuti militari – in pratica, avevano calcolato il valore delle armi mandate a Kiev come se fossero nuove e non usate. A Londra si torna a parlare di ricostruzione – il grande business prossimo venturo -, ma sì è ancora nella fase della distruzione, Il premier ucraino Denys Shmyhal osserva che mancano circa 6 miliardi “per coprire i bisogni immediati”, esclusi gli aiuti militari: Kiev necessita di oltre 14 miliardi; 3,3 sono già messi a bilancio; 4,3 sono stati promessi dai partner internazionali; il segretario di Stato Statunitense Antony Blinken ne offre 1,3 in più; il resto va ancora trovato. E intanto – scrive Gramaglia il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj mette in guardia contro un “attacco terroristico” russo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, che è sotto controllo russo dall’inizio dell’invasione, dopo il sabotaggio della diga di Kakhovka. Missili ucraini di fabbricazione britannica colpiscono e danneggiano il ponte di Chongar, che collega la regione di Kherson, occupata dai russi, alla Crimea e che viene utilizzato dai russi per trasportare armamenti pesanti verso Zaporizhzhia e Melitopol. Ma il dato saliente dell’ultima settimana è che la controffensiva ucraina “non soddisfa le aspettative su nessun fronte”, almeno nelle fasi iniziali, riferiscono alla Cnn fonti militari statunitensi. Le forze russe, che hanno avuto vari mesi per fortificare le proprie posizioni, oppongono una resistenza maggiore del previsto; e il presidente russo Vladimir Putin annuncia lo schieramento di missili Sarmat, che hanno capacità nucleare. Parlando a Londra, Zelens’kyj ammette che la controffensiva non sta dando risultati immediati ed è più lenta delle attese. E Shmyhal conferma che la riconquista dei territori occupati è lenta e “richiederà tempo”, anche perché l’esercito è rallentato dai campi minati e dai trinceramenti predisposti dai russi. …  E’ nei cieli che lo squilibrio di forze è più evidente. In attesa, se mai arriveranno, dei caccia Nato, l’aeronautica ucraina dispone di SU-25 di era sovietica, che risalgono agli anni Ottanta e che sono regolarmente sopraffatti dagli Su-35 russi, dotati di una tecnologia più moderna. Fin quando Mosca ha la superiorità aerea – conclude Gramaglia – è difficile per Kiev avanzare. Su questo sfondo strategico-tattico s’intrecciano le diplomazie di pace e la preparazione del Vertice della Nato a Vilnius, l’11 e 12 luglio”, in occasione del quale “si parlerà dell’adesione dell’Ucraina all’Alleanza atlantica, tema controverso e che, in ogni caso, presuppone la fine del conflitto, perché, finché è in guerra, sia pure per difendersi da un’aggressione, l’Ucraina non può entrare nella Nato”.

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3. Controffensiva a rilento, sforzi di pace in stallo[1]

L’Unione europea adotta l’undicesimo pacchetto di sanzioni anti-Russia dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, uno ogni sette settimane in media. E il Pentagono scopre, nelle pieghe del bilancio, un tesoretto di sei miliardi di dollari che possono ancora essere spesi in aiuti militari – in pratica, avevano calcolato il valore delle armi mandate a Kiev come se fossero nuove e non usate.

A Londra si torna a parlare di ricostruzione – il grande business prossimo venturo -, ma sì è ancora nella fase della distruzione, Il premier ucraino Denys Shmyhal osserva che mancano circa 6 miliardi “per coprire i bisogni immediati”, esclusi gli aiuti militari: Kiev necessita di oltre 14 miliardi; 3,3 sono già messi a bilancio; 4,3 sono stati promessi dai partner internazionali; il segretario di Stato Statunitense Antony Blinken ne offre 1,3 in più; il resto va ancora trovato

E intanto il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj mette in guardia contro un “attacco terroristico” russo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, che è sotto controllo russo dall’inizio dell’invasione[2], dopo il sabotaggio della diga di Kakhovka[3]. Missili ucraini di fabbricazione britannica colpiscono e danneggiano il ponte di Chongar, che collega la regione di Kherson, occupata dai russi, alla Crimea[4] e che viene utilizzato dai russi per trasportare armamenti pesanti verso Zaporizhzhia e Melitopol[5].

Ma il dato saliente dell’ultima settimana è che la controffensiva ucraina “non soddisfa le aspettative su nessun fronte”, almeno nelle fasi iniziali, riferiscono alla Cnn fonti militari statunitensi. Le forze russe, che hanno avuto vari mesi per fortificare le proprie posizioni, oppongono una resistenza maggiore del previsto; e il presidente russo Vladimir Putin annuncia lo schieramento di missili Sarmat, che hanno capacità nucleare.

Parlando a Londra, Zelens’kyj ammette che la controffensiva non sta dando risultati immediati ed è più lenta delle attese. E Shmyhal conferma che la riconquista dei territori occupati è lenta e “richiederà tempo”, anche perché l’esercito è rallentato dai campi minati e dai trinceramenti predisposti dai russi. In due settimane di attività militari, l’Ucraina ha liberato solo otto villaggi, nonostante decine di scontri ogni giorno nel Sud-Est del Paese. In particolare nelle aree di Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Marinka, nel Donetsk. E’ nei cieli che lo squilibrio di forze è più evidente. In attesa, se mai arriveranno, dei caccia Nato, l’aeronautica ucraina dispone di SU-25 di era sovietica, che risalgono agli anni Ottanta e che sono regolarmente sopraffatti dagli Su-35 russi, dotati di una tecnologia più moderna. Fin quando Mosca ha la superiorità aerea, è difficile per Kiev avanzare.

La preparazione del Vertice della Nato a Vilnius l’11 e 12 luglio

Su questo sfondo strategico-tattico s’intrecciano le diplomazie di pace e la preparazione del Vertice della Nato a Vilnius, l’11 e 12 luglio: si parlerà dell’adesione dell’Ucraina all’Alleanza atlantica, tema controverso e che, in ogni caso, presuppone la fine del conflitto, perché, finché è in guerra, sia pure per difendersi da un’aggressione, l’Ucraina non può entrare nella Nato.

Secondo Le Monde, il governo francese sta interrogandosi sulla possibilità che Kiev aderisca all’Alleanza: una eventualità finora esclusa da Parigi, Berlino e Washington, ma sostenuta da Paesi dell’Europa centrale come la Polonia e i Baltici. Il cambio di rotta francese, se confermato, avrebbe lo scopo di aumentare la pressione sulla Russia, mentre la controffensiva ucraina incontra difficoltà. L’ingresso di Kiev nell’Alleanza, dopo la fine del conflitto, servirebbe ad evitare ulteriori minacce da parte di Mosca. Ma Biden frena sull’ingresso di Kiev nella Nato:

“L’Ucraina – dice – deve rispettare gli stessi standard degli altri Paesi”,

mentre si torna a parlare del cancro della corruzione che mina gli apparati pubblici ucraini.

C’è poi da sciogliere il nodo dell’adesione della Svezia, ancora bloccata dalle riserve della Turchia. E il ministro degli Esteri irlandese Micheal Martin ha avviato una consultazione pubblica sull’ingresso del Paese alla Nato, a causa del mutato panorama geopolitico dopo l’invasione russa. Secondo Martin, l’Irlanda non deve “sottrarsi alle proprie responsabilità”: Dublino potrebbe, così, apprestarsi ad abbandonare la sua storica neutralità. Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, annuncia altri 50 miliardi d’aiuti dell’Unione europea per l’Ucraina, la cui pratica di adesione all’Unione va avanti. La Commissione farà rapporto ai 27 ad ottobre.

Incominciano a delinearsi dialettiche di politica interna in vista delle elezioni presidenziali in Russia e in Ucraina, oltre che negli Stati Uniti, nel 2024. Un sondaggio del KIIS, centro di ricerca ucraino, dice che il 69 per cento degli ucraini scioglierebbe il Parlamento a guerra finita, il 47 per cento vuole un nuovo governo, il 23 per cento un altro presidente al posto di Volodymyr Zelens’kyj, il 19 per cento lascerebbe tutto com’è. I dati sono molto omogenei nelle diverse Regioni.

Mosca, dal canto suo, prova a rafforzare la propria presa sui 4 territori annessi nel 2022, annunciandovi elezioni locali il 10 settembre.


[1]GPNews 23 giugno 2023. Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2023/06/23/ucraina-punto-controffensiva-rilento-pace-stallo/.

[2] Giampiero Gramaglia,”Ucraina: Zaporizhzhia, Aiea, missione alla centrale, impianto violato”, Il Fatto Quotidiano, 2 settembre 2022. Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2022/09/02/ucraina-zaporizhzhia-aiea-missione/.

[3] Si veda il nostro pezzo “In Ucraina la controffensiva può determinare l’esito del conflitto” nella prima parte alle pp. 445-448.

[4] Giampiero Gramaglia, “Ucraina: esplosione sul ponte di Kerch, Kiev rivendica, poi incolpa Mosca”, Il Fatto Quotidiano, 9 ottobre 2022. Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2022/10/09/ucraina-esplosione-ponte-kerch/.

[5] Giampiero Gramaglia, “Ucraina: punto, caldo e luce regali Natale a Kiev, pace resta miraggio”, La Voce e il Tempo, 15 dicembre 2022. Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2022/12/15/ucraina-punto-caldo-luce-regali-natale-kiev-pace-miraggio/.

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