il conflitto

Democrazia Futura. Una settimana di fuoco (19-25 giugno 2023). Prima parte

di Giampiero Gramaglia, giornalista, co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles |

La guerra fra propositi di contro-offensive, tentativi di mediazione e di marce su Mosca.

Giampiero Gramaglia

Democrazia futura raccoglie in “Una settimana di fuoco (19-26 giugno 2023). La guerra fra propositi di contro-offensive, tentativi di mediazione e di marce su Mosca” cinque contributi scritti da Giampiero Gramaglia. Nel primo scritto martedì 20 giugno osserva come “In Ucraina la guerra si trascina, mentre Cina e Stati Uniti dialogano”. “Reciprocamente, ucraini e russi dichiarano pesanti perdite inflitte al nemico – scrive l’ex direttore dell’Ansa -. Gli Stati Uniti prendono sul serio la minaccia costituita dalle testate nucleari tattiche che la Russia avrebbe trasferito in Bielorussia. Il presidente Aleksandr Lukashenko afferma di avere ricevuto armamenti “tre volte più potenti delle bombe atomiche sganciate dagli Stati Uniti su Hiroshima e Nagasaki nel 1945”. Ma il segretario alla Difesa degli Stati Uniti d’America, Lloyd Austin, è fiducioso sulle potenzialità del contrattacco ucraino: “Le forze di Kiev mostrano capacità e professionalità… E’ una maratona, non uno sprint”. Il leader dei mercenari del Gruppo Wagner, Evgheni Prigožin, si fa beffa degli ucraini e dei loro alleati occidentali, piazzando finte commesse per F-35 e fucili, mitragliatori e lanciagranate ‘made in Usa’, mentre Politico scopre che centinaia di migliaia di munizioni di produzione occidentale sono finite ai militari russi. Le autorità russe ammettono carenze negli approvvigionamenti ed errori nella programmazione della cosiddetta ‘operazione militare speciale’. E il Pentagono si accorge d’avere, a sua volta, sopravvalutato gli aiuti militari dati all’Ucraina: sei miliardi di dollari in più negli ultimi due anni, l’eccedenza verrà ora utilizzata per ulteriori forniture”.

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1. In Ucraina la guerra si trascina, mentre Cina e Stati Uniti dialogano[1]

Della guerra in Ucraina, non si parla quasi più; o se ne parla ritualmente: la mattina, c’è il bollettino dei missili e dei droni sulle città ucraine, si contano quelli intercettati, si glissa su quelli a bersaglio, si mostrano gli edifici civili colpiti (se ve ne sono); il pomeriggio, s’intrecciano versioni contrastanti sull’andamento della controffensiva ucraina, che – dicono gli ucraini – avanza, ma non dovunque e non in profondità o – dicono i russi – subisce smacchi[2]. Reciprocamente, ucraini e russi dichiarano pesanti perdite inflitte al nemico.

Gli Stati Uniti prendono sul serio la minaccia costituita dalle testate nucleari tattiche che la Russia avrebbe trasferito in Bielorussia[3].

Il presidente Aleksandr Lukashenko afferma di avere ricevuto armamenti “tre volte più potenti delle bombe atomiche sganciate dagli Stati Uniti su Hiroshima e Nagasaki nel 1945”.

Ma il segretario alla Difesa degli Stati Uniti d’America, Lloyd Austin, è fiducioso sulle potenzialità del contrattacco ucraino:

“Le forze di Kiev mostrano capacità e professionalità… E’ una maratona, non uno sprint”.

Il leader dei mercenari del Gruppo Wagner, Evgheni Prigožin, si fa beffa degli ucraini e dei loro alleati occidentali, piazzando finte commesse per F-35 e fucili, mitragliatori e lanciagranate ‘made in Usa’, mentre Politico scopre che centinaia di migliaia di munizioni di produzione occidentale sono finite ai militari russi.

Le autorità russe ammettono carenze negli approvvigionamenti ed errori nella programmazione della cosiddetta ‘operazione militare speciale’.

E il Pentagono si accorge d’avere, a sua volta, sopravalutato gli aiuti militari dati all’Ucraina: sei miliardi di dollari in più negli ultimi due anni, l’eccedenza verrà ora utilizzata per ulteriori forniture.

[…]

Il fronte della pace, mosse dal Brasile e dall’Africa

Sul fronte della ricerca della pace, il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva sollecita l’appoggio del Vaticano, la cui azione prosegue sotto traccia[4]:

“Ho chiamato Papa Francesco – dice Lula – perché volevo fargli visita. È molto interessato a porre fine alla guerra in Ucraina”.

Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, apre spiragli a soluzioni diplomatiche, annunciando che alcune idee – senza però dire quali – “potrebbero funzionare”. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, fa sapere che Mosca è interessata a discutere ogni opzione.

Ma il presidente russo Vladimir Putin rinfocola i timori di un allargamento del conflitto: “La Nato si lascia trascinare in guerra”. Da San Pietroburgo, durante l’annuale Forum economico, Putin rende omaggio a Silvio Berlusconi con un minuto di silenzio e gli riconosce di avere “migliorato i rapporti tra Russia e Nato”[5].

Bombe russe cadono su Kiev durante la visita del presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, presidente di turno dei Brics, in missione per illustrare un piano di pace di alcuni leader africani, prima a Zelens’kyj, poi a Putin.

Gli attacchi aerei non rasserenano gli animi: “Un messaggio chiaro alla missione di pace”, commenta il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba.

E Zelens’kyj boccia la ‘pace africana’:

“Vogliono solo sospendere il mandato di arresto per Putin” della Corte penale internazionale dell’Aia[6].

Putin deve recarsi in SudAfrica per il Vertice dei Brics.

L’Onu condanna la Russia perché impedisce l’accesso degli aiuti umanitari nelle aree occupate colpite dalle inondazioni conseguenti al massiccio collasso della diga di Khakovka a inizio giugno 2023. Non è tuttora chiaro se la diga sia stata deliberatamente presa di mira o sabotata – in quei giorni, il New York Times sosteneva che il danno fosse stato causato dai russi – o se si sia invece trattato di un cedimento strutturale, magari in parte causato dalla carente manutenzione della infrastruttura nel corso del conflitto.

Anche il numero delle vittime del disastro è incerto: si oscilla tra alcune decine e alcune centinaia. La autorità ucraine segnalano i rischi per la salute posti dalla qualità delle acque, che si va deteriorando, anche per le carcasse di animali in putrefazione.

Sempre alta la tensione attorno alla centrale nucleare di Zaporizhja, dove gli esperti dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, continuano i sopralluoghi.


[1] Scritto per la Voce e il Tempo, 22 giugno 2023. Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2023/06/22/ucraina-punto-la-guerra-si-trascina-cina-e-usa-dialogano/.

[2] Si veda il mio pezzo “In Ucraina la controffensiva può determinare l’esito del conflitto” alle pp. 445-448.

[3] Giampiero Gramaglia, “Ucraina: Russia ridimensiona offensiva, mette atomiche in Bielorussia”, Il Fatto Quotidiano, 26 marzo 2023. Cf..https://www.giampierogramaglia.eu/2023/03/26/ucraina-russia-ridimensiona-offensiva-mette-atomiche-bielorussia/.

[4] Si veda il mio pezzo “In Ucraina l’escalation è asimmetrica. Incubi da acqua e nucleare” alle pp. 441-445.

[5] Si veda più avanti il mio pezzo “Berlusconi, un vulnus alla credibilità dell’Italia all’estero” alle pp. 607-610.

[6] Giampiero Gramaglia, “Ucraina: Cpi, crimini di guerra, mandato di arresto per Putin”, Il Fatto Quotidiano, 18 marzo 2023, Cf, https://www.giampierogramaglia.eu/2023/03/18/cpi-ucraina-crimini-guerra-mandato-arresto-putin/

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