Gianluca Veronesi ci offre una lettura politica dell’alluvione in un pezzo, “Romagna mia, tua, di tutti. Come si muovono i leader. Stefano Bonaccini sarà il commissario alla ricostruzione o il ‘commissariato’?”. Giorgia Meloni lascia il vertice a Hiroshima con i grandi del mondo per raggiungere la Romagna devastata dall’alluvione. Non teme contestazioni, abbraccia ed è abbracciata da tutti. Il Consiglio dei ministri approva subito lo stanziamento di due miliardi per risollevare la regione devastata. Il presidente Bonaccini ringrazia, ma c’è imbarazzo. Il suo nome è quello logico come Commissario alla ricostruzione, e lo sostengono perfino i governatori delle grandi regioni di centrodestra. Ma ci sono divisioni, preoccupazioni, una fronda nel governo. E per ora la nomina è ferma. Tutto questo, nella regione che è il pilastro elettorale del Pd. Come lo era, nel secolo scorso, del Partito comunista.
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Quanto è succeduto a fine maggio 2023 Emilia Romagna -dal punto di vista unicamente politico- ha dell’incredibile. È come se una serie di coincidenze si fossero date appuntamento lì.
Tralascio aspetti climatici, ambientali, idrogeologici ben più drammatici, su cui però è aperta come non mai la discussione. Parto dalle immagini più recenti: la Presidentessa del consiglio abbandona anticipatamente i grandi del mondo (snobbando Zelens’kyj, per altro da lei appena incontrato in Italia).
Atterra direttamente a Rimini con i piedi nell’acqua. È sola, senza codazzo di autorità. C’è il sole e lei indossa una camicetta molto semplice e colorata, quasi squillante, che però non appare inadeguata. Ha gli stivali, va da sé, ma non si è travestita da Indiana Jones, da eroica soccorritrice.
Non pare temere contestazioni. Abbraccia ed è abbracciata da tutti. Accarezza un vecchio. Segue in cantina un alluvionato di colore e accende una torcia per verificare quanto si sta dicendo. Insomma un successo!
I giovani spalatori volontari chiedono una foto ricordo con la premier. Chissà se sono i compagni degli imbrattatori di monumenti. (Come si fa a pensare di difendere la bellezza della natura compiendo -seppure a titolo provocatorio- un attentato alla bellezza dei beni culturali?).
Il giorno dopo si riunisce l’intero Consiglio dei ministri che approva una manovra finanziaria di due miliardi di euro (molto superiore alle attese). Ogni ministro ha dovuto tassarsi e non tutti avranno gradito.
Il presidente della Regione si fa in quattro per ringraziare. Il povero Bonaccini da giorni è in imbarazzo: non capisce se deve comportarsi da padrone di casa o da ospite (più o meno ben accetto). Giorgia Meloni si comporta con lui con grande intimità e solidarietà.
La partita si gioca su chi farà il commissario alla ricostruzione. Varie le posizioni e non tutte scontate. Ad esempio vari governatori di centro destra (Lombardia, Veneto, Liguria) ritengono fisiologica la scelta di Stefano Bonaccini. Si è sempre fatto così, perché cambiare? Probabilmente pensano a sé stessi in vista della prossima calamità a casa loro.
Poi però a fianco della politica di testa c’è quella di pancia. La Regione Emilia è considerata il cuore, il cervello e la carta di credito della sinistra in Italia. E la destra non l’ha mai conquistata (Bologna sì). Quale migliore occasione per provarci ora. Mettendo insieme la esemplare disponibilità e generosità della premier e le critiche che vedranno la luce quando si comincerà a valutare le responsabilità di quanto avvenuto.
Per paradosso, la recente “rinascita” del PD dopo la grave crisi elettorale è maturata tutta in questa terra. Perché quando la “ditta” rischia il fallimento, interviene lo storico azionista di riferimento. Il confronto autentico e duro tra le due linee politiche in competizione si è combattuto proprio qui, tra il presidente Stefano Bonaccini e la sua ex vice presidente Elly Schlein.
L’ultimo “estraneo” che aveva provato a conquistare l’Emilia era stato Matteo Salvini e sembra abbia perplessità su Bonaccini commissario. Forse da ministro alle infrastrutture, destinato a spendere il cospicuo pacchetto degli aiuti, vede di buon occhio un suo tecnico che organizzi una integrazione verticale tra interventi nazionali e locali. il presidente della giunta emiliana sarà o commissario o “il” commissariato.
Ma una cosa è certa: l’alluvione, i suoi morti, i suoi danni non saranno stati invano: gli amministratori locali, ovunque in Italia, dedicheranno molta più attenzione all’assetto idrogeologico e alle sue conseguenze future. Sempre che qualcuno accetti ancora la delega ad occuparsi della materia.