Alberto Leggeri da Lugano presenta “Risultati e valutazioni delle elezioni nazionali in Svizzera” tenutesi domenica scorsa Nel pezzo chiarisce le particolarità del sistema di governo elvetico con “L’elezione annuale dei sette ministri del Consiglio federale da parte delle due camere riunite nell’Assemblea federale”, prima di esaminare il voto che vede premiata l’estrema destra sovranista a scapito soprattutto delle formazioni ambientaliste.
Una premessa generale sul sistema politico svizzero
In Svizzera le elezioni nazionali si tengono ogni quattro anni e il 22 ottobre 20233 il popolo svizzero è stato chiamato alle urne per il rinnovo delle Camere federali: il Consiglio nazionale (chiamata anche Camera del Popolo) che è eletto direttamente dai votanti dei singoli cantoni cui spettano dei seggi in proporzione al numero degli aventi diritto).
Il Consiglio nazionale è composto da 200 membri e l’elezione avviene secondo una legge federale. I posti vengono poi attribuiti ai singoli partiti proporzionalmente ai risultati conseguiti con le votazioni nei vari Cantoni. L’altra camera è detta Consiglio degli Stati (o Camera Alta): qui i membri sono 46 (2 per ogni Cantone) e vengono eletti dagli aventi diritto di ogni Cantone, però secondo leggi cantonali, in molti casi vige il sistema dell’elezione a maggioranza assoluta e nel caso non venisse raggiunta, si procede ad un secondo scrutinio di ballottaggio.
L’elezione annuale dei sette ministri del Consiglio federale da parte delle due camere riunite nell’Assemblea federale
Il sistema di governo svizzero è piuttosto particolare: al Governo non c’è una coalizione politica che deve confrontarsi con una opposizione. Da molte legislature ormai, vige la cosiddetta ‘formula magica secondo cui i sette ministri che governano sono eletti dalle Camere riunite in Assemblea federale che li vota ogni anno durante la sessione invernale.
Va ricordato infine che il sistema svizzero è pure caratterizzato da una sorta di democrazia semidiretta: l’ultima parola spetta comunque sempre al popolo che durante ogni anno è chiamato a votare più volte su decisioni parlamentari referendabili o su iniziative di legge proposte dalla base elettorale stessa con la raccolta di un numero definito di firme.
Questo sistema si caratterizza con la quasi leggendaria stabilità del sistema politico svizzero, per cui gli esiti elettorali nelle elezioni vengono definiti “terremoti elettorali” già con una variazione positiva o negativa di qualche punto percentuale dei suffragi emessi dagli elettori per i rispettivi partiti.
Pur nella stringatezza obbligata, questa premessa è doverosa se si vuole capire un commento agli esiti delle recenti elezioni svizzere.
I risultati del voto di domenica 22 ottobre 2023
I risultati delle elezioni (ancora parziali in quanto per la “Camera alta” mancano 15 deputati eletti, che saranno scelti nel ballottaggio di metà novembre)
Venendo ora ai risultati complessivi, curiosamente -ma poi neanche tanto perché il trend è in atto da tempo- anche in Svizzera ha vinto la destra, in particolare la più estrema, quella razzista, sovranista e nazionalista.
Nel dettaglio questi grafici rendono abbastanza bene l’idea dei movimenti dell’elettorato.
L’UDC Unione Democratica di Centro (estrema destra) con il 28,55 per cento si conferma il primo partito conquistando 62 seggi al Consiglio nazionale, nove in più; seguito dal PS Partito Socialista (socialdemocratico) in lieve crescita con oltre il 18 per cento, che conquista 41 seggi, due in più; al terzo posto il Centro (ex Partito Popolare Democratico, borghese e cristiano), formazione di centro di ispirazione democristiana che con il 14,6 per cento conquista 29 seggi, uno in più, supera di misura il PLR Partito Liberale Radicale (borghese e laico, di centro) che con il 14,4 per cento scende a 28 seggi. Grandi sconfitte dal voto le formazioni ambientaliste: al quinto posto I Verdi (partito ecologista/ambientalista di orientamento progressista) perdono cinque seggi attestandosi a 23, scendendo al 9,38 per cento dei voti, Anche il PVL Partito del Verdi Liberali, partito ambientalista di orientamento centrista, nonostante un lievissimo arretramento, pur conservando il 7,2 per cento dei suffragi, perde sei seggi, scendendo a 10 seggi.
Tra le piccole formazioni Il PEV Partito Evangelico (partito di centro, di ispirazione protestante), in lieve calo all’1,9 per cento scende a 2 seggi, perdendone uno a favore dell’UDF Unione Democratica Federale, formazione protestante di ispirazione cristiano conservatrice, salita a 2 seggi, mentre la Lega dei Ticinesi conserva il suo mandato. Infine il Mouvement Citoyen Genevois, sorta di Lega del Canton Ginevra, ritorna da parte sua in Consiglio nazionale conquistando due seggi.
Dalla scena politica nazionale scompare invece all’estrema sinistra il Partito Comunista (e Partito del Lavoro, che perde i suoi due seggi.
Tre elementi quantitativi saltano subito all’occhio: la vittoria dell’UDC, la tenuta del PS e dei partiti borghesi (coll’inedito sorpasso dei democristiani sui liberali) e il tonfo piuttosto marcato dell’area ecologista.
Analisi sommaria dei temi e delle scelte fatte dagli elettori
La destra conservatrice ha conquistato ancora una volta l’elettorato svizzero puntando principalmente sulla lotta all’immigrazione ottenendo così il secondo suo miglior risultato di sempre (28,6 per cento). Infatti dall’analisi delle motivazioni che hanno spinto a scegliere di votare l’uno piuttosto che un altro partito si evince che questo è il tema più importante.
Viceversa altri temi, rispetto al passato, hanno perso attrattività e attenzione (come le preoccupazioni per il clima, per la protezione del paesaggio). Emergono invece altri temi che sono stati prontamente ed efficacemente cavalcati dalla destra, quali la sicurezza sociale e il costo della vita, della sanità, dell’approvvigionamento energetico e infine l’indipendenza e la sovranità della Svizzera (giova ricordare che non fa parte dell’Unione europea e i rapporti coi 27 non sono propriamente idilliaci).
Secondo un sondaggio promosso dalla televisione svizzera (SSR/SRG), fatto subito dopo il 22 ottobre 2023, la stragrande maggioranza (74 per cento) dell’elettorato dell’Unione democratica di centro (UDC) ha dato il proprio voto a questo partito per via della sua politica migratoria. La destra conservatrice è riuscita ad accaparrarsi il monopolio su questo argomento, sbaragliando la competizione degli altri partiti su questa questione. L’indipendenza e la sovranità del Paese, temi affrontati anche dall’UDC, sono invece stati decisivi solo per il 21 per cento di chi ha votato per la destra conservatrice.
Grande sconfitto della domenica elettorale, il Partito ecologista non è riuscito a suscitare lo stesso entusiasmo attorno alla politica climatica e ambientale. Questo sebbene il suo elettorato sia stato quasi esclusivamente mobilitato da questo tema, in effetti anche altri partiti ne hanno beneficiato. Molte persone hanno votato per il Partito socialista (PS) anche per via del suo programma di lotta al cambiamento climatico. Il PS è stato inoltre più convincente su questioni sociali come i premi dell’assicurazione sanitaria e la sicurezza sociale.
L’analisi post-elettorale rivela che con la sua strategia l’UDC è riuscita a conquistare elettori ed elettrici di tutti i partiti e a mobilitarne di nuovi. Al contrario, i Verdi hanno visto una parte del loro elettorato spostarsi verso quasi tutti gli altri partiti, a eccezione del Partito liberale radicale. Più della metà delle perdite del Partito ecologista è andata al PS, ma i Verdi hanno perso terreno anche a favore dell’UDC, del Centro e del Partito verde liberale.
Ultima annotazione sulla partecipazione al voto
Anche la democrazia svizzera soffre della disaffezione dell’elettorato, la partecipazione al voto, pur se in lievissimo progresso, è rimasta abbondantemente sotto il 50 per cento (al 46,6 per cento). Ciò significa che siamo governati da una compagine di politici scelti da una minoranza dei cittadini aventi diritto e della popolazione in genere. Questo se si considera che la Svizzera ha fra le più alte percentuali di stranieri residenti stabilmente nel Paese (oltre il 25 per cento, 2,3 milioni di persone sugli 8 complessivi) e che non hanno nessun diritto politico a livello nazionale, ma sono essenziali per l’equilibrio demografico del Paese e soprattutto vitali per molti settori economici e sociali.
Una vignetta ispirata ad un proverbio turco, che riassume bene cosa e come ha votato il popolo svizzero: