Ho conosciuto Piero Angela nel 1968, quando venne richiamato a Roma – mi pare fosse corrispondente da Bruxelles – per condurre la nuova edizione del Telegiornale delle 13.30. Non era cosa da poco: si trattava di avviare con regolarità la televisione del mattino, in una fascia oraria nella quale le trasmissioni allora erano rare, e di rinnovare drasticamente il linguaggio del telegiornale, riducendo al minimo la presenza degli speaker e valorizzando i giornalisti, la loro qualità e la loro specializzazione.
Piero era già un volto abbastanza noto, ma certo la conduzione di un TG nuovo e con grandi attese – infatti, fu subito un successo – costituiva una scelta molto mirata da parte della direzione (Willy De Luca e Biagio Agnes) con i quali Angela non era certo in piena sintonia ideale. In un tempo travagliato da contrasti ideologici, in Rai ancora la professionalità contava qualcosa…
Negli anni successivi, il suo passaggio al nuovo TG2, ancora come conduttore principale, fu per chi restava al TG1 e per il nostro direttore Emilio Rossi un piccolo dispiacere, anche se la sintonia di Angela con Andrea Barbato era ben comprensibile. Lui, tuttavia, si trovava stretto nel ruolo del conduttore: voleva produrre, e la divulgazione scientifica era ormai il suo interesse dominante.
“Fui raggiunto da preoccupazioni per i significativi costi industriali di un programma “La macchina meravigliosa” nella quale Piero Angela esplorava il corpo umano ricorrendo a effetti speciali del tutto innovativi per l’epoca”
Uscito io dal Telegiornale, per qualche anno lo persi di vista. Ricordo però che in quel periodo – mi occupavo anche di controllo della produzione da viale Mazzini – fui raggiunto da preoccupazioni per i significativi costi industriali di un programma “La macchina meravigliosa” nella quale Piero Angela esplorava il corpo umano ricorrendo a effetti speciali del tutto innovativi per l’epoca. Si trattava di una produzione totalmente interna, che tenne occupato per molti mesi il Centro di Produzione di Torino. Dopo un sopralluogo, cercai di calmare le voci critiche, ritenendo che il risultato sarebbe stato proporzionale alle risorse impiegate. La serie “La macchina meravigliosa” fu trasmessa da Raiuno, con un successo anche internazionale.
Lo rincontrai nei primi anni Novanta: ero scappato dalla RAI, che la parte della DC al tempo dominante voleva succube di Mediaset, bloccando ogni progetto di alleanza strategica alternativa che avrebbe potuto rafforzare il servizio pubblico, ed ero finito a Telemontecarlo, con Emmanuele Milano, in una piccola emittente allora controllata dai brasiliani di Rede Globo, in qualche modo alleata della RAI.
Avemmo un contatto con Piero Angela, interessati come eravamo a un genere di produzione come Quark. Lui naturalmente rimase fedele alla RAI, ma ci segnalò che suo figlio Alberto era molto bravo, e già aveva fatto qualcosa per RTSI, la Radio Televisione della Svizzera Italiana: un programma intitolato Albatros, che Telemontecarlo si affrettò a riproporre ai telespettatori italiani.
Conobbi così anche Alberto Angela e ne apprezzai le doti comunicative, oltre alla competenza. Nel frattempo, Piero continuava le sue produzioni innovative. Quando, rientrato in RAI, divenni vicedirettore di RAIUNO proposi a Piero, che era subissato di richieste di supplementi speciali di Quark, di farsi aiutare da Alberto.
Piero, da galantuomo piemontese, si opponeva a questa soluzione che sarebbe stata facile preda delle malelingue. Io insistei: Alberto è bravo, troppo bravo per essere attaccato perché figlio di suo padre. Riuscii a convincere anche qualche dirigente recalcitrante.
Fu per me una grande soddisfazione che questo mio ruolo secondario nel lancio di Alberto Angela su RAIUNO venisse ricordato da Piero, nel suo libro Il mio lungo viaggio, e anche da Alberto in una intervista.
Non voglio aggiungere altro alle tante lodi su Piero Angela di questi giorni, né alle citazioni dei suoi lucidi interventi. Da credente, di fronte alla scomparsa di un grande uomo non toccato dalla fede, sono convinto che l’amore scrupoloso per la verità – si pensi al suo ruolo contro le falsità della pseudoscienza nel Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze (CICAP) – unito al senso del dovere e alla capacità di ottenere il meglio da collaboratori di qualità, tanto da costituire una macchina di lavoro quasi perfetta, conferiscano alla vita di Piero Angela un non comune spessore spirituale.