La riflessione

Democrazia Futura. Ratzinger-Habermas: l’attualità di un dibattito antico su etica e religione

di Massimo De Angelis, scrittore e giornalista, si occupa di filosofia ed è condirettore di Democrazia futura |

Dibattito interessante e da riprendersi, che proprio in questi giorni può sollecitare la domanda: chi dei due aveva meglio intravisto i temi di oggi?

Breve corsivo di Massimo De Angelis dedicato a “Il breve ma intenso confronto fra Joseph Ratzinger e Juergen Habermas” in cui l’autore si chiede  “chi ha la vista più lunga oggi? Un occhio ispirato al pensiero conservatore o a quello progressista europeo?”.

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Massimo De Angelis

Forse in questi giorni segnati dalla dipartita di Joseph Ratzinger, può essere utile tornare a leggere il breve ma denso dialogo che, ormai oltre vent’anni fa, egli intrattenne col suo coetaneo Jurgen Habermas. Campione questi del pensiero tardo-illuminista europeo tanto quanto l’altro lo è della teologia cattolica.

Etica, religione e Stato liberale” (Morcelliana) il titolo del libretto che lo pubblicò. Un confronto breve ma intenso nel quale Jurgen Habermas, cercando di rispondere alla provocazione di Ernst-Wolfgang Boeckenforde, ribadiva come l’etica resti pur sempre indipendente rispetto alla religione, ma sempre più spesso possa e debba giovarsi del suo aiuto. E questo perché i processi di secolarizzazione e gli sviluppi del mercato e tecnologici inaridiscono sempre più le fonti morali e i legami di solidarietà tra i cittadini dello Stato moderno.

Joseph Ratzinger, dal canto suo, si soffermava soprattutto sul tema, contiguo, del rapporto tra etica e scienza e, sulla scia di Romano Guardini, richiamava alla responsabilità dell’uomo rispetto al suo stesso potere nei confronti innanzitutto dei diritti degli uomini. Nel far ciò sottolineava l’importanza del confronto tra le diverse religioni del globo e la necessità del riconoscimento di un pluralismo di culture mondiali.

Infine, cruciale per entrambi era il tema del secolarismo occidentale.

Per Habermas esso andava in fondo aiutato a non sbagliare anche attraverso il sostegno delle religioni. Per Ratzinger il tema era più radicale, chiedendosi egli se non ci fosse qualcosa di cui tener conto nell’obiezione di altre culture circa un limite, dal quale emendarsi, da parte del razionalismo (e secolarismo) occidentale. Tutto ciò non per negare il ruolo della ragione, ovviamente, ma per segnalare anche per essa (come per la fede del resto) la necessità di una purificazione a contatto con l’altro, e gli altri, da sé.

Dibattito interessante e da riprendersi, che proprio in questi giorni può sollecitare la domanda: chi dei due aveva meglio intravisto i temi di oggi?

Ciascuno può dare la propria risposta.

La mia impressione è che di fronte a un Habermas un po’ ripiegato nell’eurocentrismo monologico del suo pensiero, Ratzinger mostrasse maggior capacità di guardare ai dilemmi del presente e del futuro con la consapevolezza di una irriducibilità multiculturale del mondo stesso.

Oltre l’Europa e oltre l’Occidente.

E siccome si è più volte detto che Ratzinger era conservatore mentre Habermas è senz’altro sempre stato un progressista, la domanda può anche suonare così: chi ha la vista più lunga oggi?

Un occhio ispirato al pensiero conservatore o a quello progressista europeo?

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