Il summit

Democrazia Futura. Putin e Biden fanno la conta degli alleati, il fronte rimane statico

di Giampiero Gramaglia, giornalista, co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles |

Il summit virtuale dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO). Come procede il conflitto in Ucraina? Il punto di Giampiero Gramaglia.

Giampiero Gramaglia

Nel quarto articolo “Putin e Biden fanno la conta degli alleati, il fronte rimane statico[1]” dedicato a “Il summit virtuale dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO)” Gramaglia ricorda come Il leader russo ha ritrovato il presidente cinese Xi Jinping e altri capi di Stato che non condividono analisi e visioni dell’Occidente. Della Sco, fanno parte, con Cina e Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, tutti Paesi dell’ex Urss, e, inoltre, India, Pakistan e, ora, Iran. Si va verso l’inclusione della Bielorussia, il cui presidente Aleksander Lukashenko si è confermato buon alleato del Cremlino contribuendo a fermare la marcia dei Wagner su Mosca il 24 giugno 2023 […] Non tutto, però, fila liscio nell’Organizzazione. La scelta di tenere il Summit in formato virtuale, e non in presenza, è anche funzione dei rapporti tesi tra New Delhi e Pechino. Il leader indiano Narendra Modi, inoltre, intende mantenere una certa distanza dalle scelte russe: è da poco rientrato da una visita negli Stati Uniti, dove il presidente Joe Biden lo ha accolto come un paladino della democrazia asiatica e non vuole guastarsi l’immagine”.

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Una settima prima del Vertice di guerra a Vilnius della Nato, una delle sigle che lavorano per una nuova governance mondiale, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco, dalle iniziali in inglese), ha tenuto martedì 4 luglio 2023 un Summit virtuale. L’evento è stato il primo appuntamento internazionale cui il presidente russo Vladimir Putin ha partecipato, dopo la rivolta del gruppo Wagner[2]: un’occasione per mostrare ai suoi partner di avere il controllo della situazione interna.

Il leader russo ha ritrovato il presidente cinese Xi Jinping e altri capi di Stato che non condividono analisi e visioni dell’Occidente. Della Sco, fanno parte, con Cina e Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, tutti Paesi dell’ex Urss, e, inoltre, India, Pakistan e, ora, Iran. Si va verso l’inclusione della Bielorussia, il cui presidente Aleksander Lukashenko si è confermato buon alleato del Cremlino contribuendo a fermare la marcia dei Wagner su Mosca il 24 giugno[3].

“Il popolo russo è unito come mai prima d’ora”, ha detto Putin, ringraziando i partner per il sostegno manifestatogli durante la crisi. Mosca, ha aggiunto, sta combattendo “una guerra ibrida”, che le è stata scatenata contro da chi sostiene l’Ucraina, ma “continua a resistere con fiducia alle pressioni e alle sanzioni”.

Non tutto, però, fila liscio nell’Organizzazione. La scelta di tenere il Summit in formato virtuale, e non in presenza, è anche funzione dei rapporti tesi tra New Delhi e Pechino. Il leader indiano Narendra Modi, inoltre, intende mantenere una certa distanza dalle scelte russe: è da poco rientrato da una visita negli Stati Uniti, dove il presidente Joe Biden lo ha accolto come un paladino della democrazia asiatica e non vuole guastarsi l’immagine.

I movimenti diplomatici, finalizzati a consolidare blocchi di potere e non a innescare azioni di pace, accompagnano cronache di guerra senza novità sostanziali sul fronte russo-ucraino: i russi tengono, in linea di massima, le posizioni acquisite dalla fine del 2022; e gli ucraini, con la loro controffensiva, fanno progressi marginali. Ma la situazione non è consolidata e scossoni sono possibili da un giorno all’altro, specie su singoli punti del lungo fronte (circa 1.500 chilometri).

E’ davvero realistico il piano ucraino di riconquista dei territori invasi dalla Russia?

Il direttore della Cia William Burns ha compiuto, a fine giugno 2023, una missione segreta in Ucraina, dove – riferisce il Washington Post – sarebbe stato messo al corrente dei piani ucraini per porre termine al conflitto con la Russia: Kiev ambisce a riconquistare, entro l’autunno, il territorio perduto e conta di indurre Mosca ad accettare un ‘cessate-il-fuoco’ entro la fine del 2023.

Non è chiaro se Burns e gli Stati Uniti considerino realistico il piano ucraino, vista la diffusa diffidenza dei vertici militari statunitensi sulle possibilità che il conflitto si concluda con la vittoria sul campo dell’una o dell’altra parte.

Le indiscrezioni del Washington Post hanno indispettito il presidente ucraino Volodymyr Zelen’sky, che ha intanto accolto con tutti gli onori il presidente del Consiglio spagnolo Pedro Sanchez, che ha significativamente voluto essere a Kiev il 1° luglio 2023, giorno in cui la Spagna assumeva la presidenza di turno del Consiglio dei Ministri dell’Unione europea.

Gli ingressi nell’Unione e nella Nato sono le stelle polari dell’azione internazionale dell’Ucraina.

Putin fragile, Prigožin erratico, Zelens’kyj tetragono, Francesco tenace

In due settimane, dunque, Putin pare avere ripreso il controllo delle leve del potere in Russia[4], anche se il tentato putsch dei mercenari del Gruppo Wagner ha fatto emergere – come non era mai avvenuto finora – “le fragilità del suo regime”, scrive Ettore Greco su AffarInternazionali. Mentre, da Mosca, la propaganda cerca di proiettare nella Federazione un’immagine di forze e di normalità, nelle cancellerie occidentali un collasso del sistema putiniano “è ora considerato più probabile”.

Alla percezione d’instabilità interna, e di insicurezza globale, contribuiscono l’erraticità e l’imprevedibilità delle sortite di Evgeny Prigožin, il capo dei Wagner, che non fa sapere dov’è e non si mostra, ma diffonde messaggi audio.

E l’ansia della comunità internazionale è anche alimentata dalle continue allusioni all’arma nucleare nelle parole incendiarie dell’ex premier ed ex presidente russo, ma sempre in subordine a Putin, Dmitry Medvedev, attualmente vice-presidente del Consiglio di Sicurezza nazionale.

Prigožin a tratti parla come un penitente che cerca di riconquistare la grazia del signore e a tratti come un capitano di ventura che ancora controlla le sue truppe: promette “nuove vittorie al fronte” (quale? i Wagner non sono più in Ucraina), mentre i destini suo e della sua milizia sono incerti.

Molte informazioni che riguardano l’ex ‘cuoco di Putin’ sono contraddittorie e, comunque, difficili da verificare: secondo media russi, 10 miliardi di rubli (circa 110 milioni di euro) e cinque lingotti d’oro che gli erano stati sequestrati dopo il tentativo di putsch gli sarebbero stati restituiti – s’ignora il perché -.

Medvedev sostiene che, dal 1° gennaio al 30 giugno 2023, oltre 185 mila russi sono entrati a contratto nelle forze armate, 10 mila solo nell’ultima settimana di giugno.

Ciò testimonia che “l’ammutinamento non ha in alcun modo influenzato l’atteggiamento dei cittadini verso il servizio volontario”; e che l’esercito può fare a meno dei mercenari al fronte, nonostante i Wagner siano stati protagonisti delle vittorie di Mariupol e di Bakhmut.

Ucraina: diplomazia e opinioni pubbliche

Le paturnie russe rendono il presidente Zelens’kyj e i suoi fidi più tetragoni che mai al negoziato.

Ma la diplomazia vaticana, dopo la missione a Mosca del cardinal Matteo Zuppi[5], non demorde: Zuppi fa rapporto a Papa Francesco sui contatti con Yuri Ushakov, assistente di Putin per la politica estera, e Maria Lvova-Belova, commissario per i diritti del bambino, oltre che con il patriarca Kirill. Sono in fieri nuovi passi, specie sul fronte umanitario: fonti russe moltiplicano, a sorpresa, le dimensioni del problema dei bambini ucraini deportati, parlando di quasi 700 mila.

La ricerca della pace ha più sostegno nelle opinioni pubbliche che nelle cancellerie.

Un sondaggio di Quorum-Youtrend indica che una maggioranza di italiani vorrebbe un disimpegno di Roma rispetto nel conflitto russo-ucraino. I giudizi su Putin sono molto negativi, ma tutti i co-protagonisti del conflitto raccolgono critiche, da Zelens’kyj a Prigožin ai leader occidentali.

Lo stallo delle trattative e la scadenza dell’intesa sulla ‘pace del grano

Dello stallo delle trattative con Kiev, Putin si lamenta al telefono con Modi, prima del Summit Sco: per il presidente russo,

“c’è il rifiuto categorico di Kiev di adottare misure politiche e diplomatiche per risolvere il conflitto”.

Zelens’kyj, dal canto suo, rovescia l’accusa: i russi potrebbero porre termine alla guerra da un giorno all’altro, cessando l’invasione.

Il ministero degli Esteri russo Sergej Lavrov aggiunge un tassello al puzzle delle incertezze e dice che non ci sono “le basi” per prolungare l’intesa sull’export del grano ucraino dai porti sul Mar Nero oltre la scadenza del 17 luglio.

La ‘pace del grano’ è in vigore da oltre un anno: la mediazione turca sino all’ultimo prova a evitarne il collasso.

La conferma ancora per un anno di Jens Stoltenberg come segretario generale della Nato

Nell’imminenza del Vertice della Nato, è ufficiale che il segretario generale dell’Alleanza atlantica, il norvegese Jens Stoltenberg, resterà al suo posto un altro anno, com’era già stato ventilato.

Pare, invece, escluso che a Vilnius la Nato decida di fornire all’Ucraina aerei da guerra tipo F-16: “Addestrare piloti e tecnici e fare la logistica non sarà possibile durante la controffensiva”, dice l’ammiraglio l’ammiraglio Rob Baeur, presidente del comitato militare del Patto atlantico.

Invece, l’Amministrazione Biden sta valutando se rafforzare le consegne di missili a Kiev con gli Atacms, con gittata fino a 300 chilometri. Funzionari e militari statunitensi temono che l’Ucraina possa usarli per colpire il territorio russo, segnando un’escalation nel conflitto e a rischio di allargarlo.

Guardando a Vilnius, il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba dice con qualche esagerazione che sarebbe “suicida” se la Nato non aprisse all’ingresso dell’Ucraina dopo la fine del conflitto: “Non ripetete l’errore del 2008”, quando, dopo la guerra in Georgia, la candidatura dell’Ucraina non fu accolta.


[1] Scritto per La Voce e il Tempo 6 luglio 2023. Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2023/07/06/ucraina-putin-biden-conta/.

[2]Si veda, più avanti a p. 517, il nostro pezzo “Le 36 ore che potevano cambiare la Russia (e forse l’hanno cambiata)”.

[3] Giampiero Gramaglia, “Russia: Putin l’ha scampata bella e noi con lui”, The Post International, 30 giugno 2023. Cf.  https://www.giampierogramaglia.eu/2023/06/30/putin-lha-scampata-bella-per-ora-e-noi-con-lui/.

[4] Giampiero Gramaglia, “Ucraina: Putin fragile, Prigozhin erratico, Zelen’sky tetragono, Francesco tenace”, The Watcher Post, 4 luglio 2023.Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2023/07/05/ucraina-putin-prigozhin-zelensky-francesco/.

[5] Si veda più avanti un mio pezzo al riguardo a p. 473.

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