La rivista

Democrazia Futura. Presentazione, questo numero

a cura di Bruno Somalvico, direttore editoriale di Democrazia futura |

Come è costruito l’impianto e cosa offre l’edificio di questo primo fascicolo del 2022. Presentazione del quinto numero di Democrazia Futura a cura del direttore editoriale Bruno Somalvico.

Bruno Somalvico

Dalla prossima settimana sarà liberamente scaricabile online sulla piattaforma Torrossa il numero cinque di Democrazia futura, larga parte dei cui contributi sono stati anticipati su Key4biz. La presentazione della nuova articolazione della rivista è riassunta qui di seguito nei singoli contributi raccolti in due pdf: il primo 5A raccoglie i testi pubblicati nella prima parte, il secondo 5B quelli della seconda, terza e quarta ed ultima parte della rivista trimestrale, la cui testata è stata nel frattempo registrata presso il Tribunale di Roma.

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A partire da questo numero dopo aver cambiato nel numero precedente il sottotitolo della testata – divenuto Media, geopolitica e comunicazione pubblica nella società delle piattaforme e della grande trasformazione digitale – sono stati introdotti alcuni elementi che modificano leggermente la struttura dei singoli fascicoli trimestrali. In apertura nella prima parte rimangono le Storie di geopolitica, seguite nella seconda parte dalle Storie di media e società e nella terza parte dalle Storie di comunicazione pubblica e società. Il Focus di approfondimento laddove previsto, si troverà a seconda dell’argomento, dentro una di queste prime tre parti che costituiscono il cuore del fascicolo raccogliendo  confrontando articoli e commenti provenienti da giornalisti e contributi di esperti di settore ed esponenti del mondo accademico. Rimane la quarta parte con la Rassegna di varia umanità e le rubriche finali con, eventualmente in coda, anche la voce di un glossario, contenente la parola chiave per capire il numero.

Tra unipolarismo e multipolarismo: la guerra calda in Ucraina: cause, contesto e conseguenze.

Questo è il titolo che abbiamo dato alla prima parte di questo fascicolo dedicata alla geopolitica e suddivisa in tre parti: Mondo – Europa – Italia.

Storie di geopolitica: Mondo

In apertura Democrazia futura propone una riflessione di Shlomo Sand, uno fra i maggiori esponenti della nuova storia israeliana contemporanea, professore emerito all’università di Tel Aviv. L’autore e saggista di origine polacca denuncia “La politica del bastone sempre più grosso[1] praticata oggi da Vladimir Putin che fa seguito all’aggressione perpetrata il 20 marzo 2003 dagli Stati Uniti in Iraq, iscrivendosi nella tradizione della “diplomazia delle cannoniere”, detta anche del “bastone grosso” praticata dal 1901 al 1909 dal Presidente statunitense Theodore Roosevelt. Per Sand “Nonostante la terribile minaccia di estinzione universale che incombe su tutta l’umanità che potrebbe essere distrutta dalle armi nucleari, le grandi potenze stanno ancora giocando ai loro pericolosi giochi di potere militare come se nulla fosse. A questo punto – aggiunge polemicamente lo storico israeliano – è del tutto lecito porci due interrogativi. Gli iracheni erano gli unici responsabili da incolpare per il terribile disastro che li aveva colpiti? Solo i russi sono davvero gli unici responsabili di questo nuovo conflitto?”

Segue un intervento di una giornalista e scrittrice finlandese da molti anni in Italia, Pirkko Peltonen dedicato alle conseguenze dell’invasione russa su due Paesi come la Finlandia e la Svezia: “Le onde del mar Baltico. Dalla finlandizzazione al processo di adesione alla Nato[2]. “Sino al 24 febbraio 2022, l’opinione pubblica finlandese era certamente contraria all’eventuale adesione del Paese alla Nato. La neutralità del Paese, militarmente non alleato, insieme all’imponente sistema di difesa, capillare e continuamente aggiornato (la Finlandia destina più del 2 per cento del Pil alla propria difesa), parevano garanzie sufficienti. La guerra in Ucraina ha cambiato tutto in un sol colpo e rovesciato la percezione dei finlandesi sulla propria sicurezza: oggi il 61 per cento della popolazione è favorevole all’adesione, solo il 16 per cento si dichiara contrario, più o meno l’opposto di poche settimane fa”.

Questo primo blocco dedicato ai risvolti del conflitto su scala planetaria prosegue con la raccolta di sette contributi scritti fra il 25 gennaio e il 28 febbraio 2022 da Giampiero Gramaglia per diverse testate e in primis per Il Fatto quotidiano in cui il primo Direttore responsabile di democrazia futura ripercorre come recita l’occhiello “Le cause del fallimento delle trattative fra Stati Uniti e Russia e la prima settimana di guerra”: “Perché Putin ha invaso l’Ucraina e l’Occidente si è ritrovato compatto”. Il 25 gennaio 2022 Gramaglia commenta “La situazione di stallo un mese prima del conflitto” in un pezzo significativamente intitolato “Ucraina tutti dicono di non volere la guerra e tutti si preparano a farla[3].  Due giorni dopo esaminando come “Stati Uniti e Nato rispondono alle richieste avanzate dalla Russia sull’allargamento ad est” informa che “Ucraina: la guerra può attendere i Giochi, la pace respira[4] L’indomani il giornalista di Saluzzo aggiunge che di fronte ad un possibile scontro in “Ucraina: Cina e Turchia [si offrono come offrono come] mediatori di parte e interessati[5]. Ciononostante scrive il 3 febbraio “Ucraina: crisi continua, protagonisti irriducibili, mediatori ‘pelosi’[6] “Quando lo spettro dell’invasione russa sembrava stemperarsi”. Torna ancora sul tema evidenziando “Le illusioni esistenti ancora il 17 febbraio una settimana prima dello scoppio del conflitto” in un quinto pezzo “Quando Putin negava di prepararsi all’invasione”[7]. Ancora all’immediata vigilia delle operazioni, il 22 febbraio ricordava “Tutte le Donetsk e le Lugansk d’Europa dimenticate. Tra autoproclamazioni e annessioni di fatto[8]. “A un punto prima dell’attacco, Putin agisce, Biden reagisce[9] annunciando nell’occhiello “L’ora delle decisioni dopo il riconoscimento delle repubbliche separatiste e di ulteriori sanzioni occidentali contro la Russia”.

Seguono tre interventi che esprimono pareri diversi in merito alle ragioni che hanno spinto la Russia di Putin ad invadere il territorio ucraino e alle condizioni in cui si possa uscirne o perlomeno ad istradare bene negoziati al fine di approdare ad una sospensione delle ostilità. L’ex vice presidente del Senato, Carlo Rognoni, interviene nel dibattito sulle cause della guerra ucraina promosso da Democrazia futura, sottolineando “Perché occorre aiutare l’Ucraina a difendersi con forza,” rievocando – come recita l’occhiello – “Quando Stati Uniti, Gran Bretagna e federazione Russa firmarono nel 1992 il Memorandum di Budapest per garantire la sicurezza a Ucraina Bielorussa e Kazakistan”[10]. “L’impegno preso a Budapest – ricorda Rognoni – fra gli altri punti prevedeva: il rispetto dell’indipendenza e della sovranità dei confini esistenti allora dell’Ucraina, e naturalmente anche degli altri due Stati; il rifiuto di ogni minaccia e uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica; l’assistenza all’Ucraina (come alla Bielorussia e al Kazakistan) se avesse dovuto diventare vittima di un atto di aggressione, che facesse ricorso ad armi nucleari. Mi pare che ci siano molti buoni motivi per sostenere che Vladimir Putin è del tutto inaffidabile”.

Il Condirettore di Democrazia futura Massimo De Angelis, al contrario,  in dissenso con la linea di sostegno atlantista del nostro governo, invita a “capire le cause, il contesto [che hanno spinto la Russia ad invadere l’Ucraina] e le conseguenze della guerra, per evitare lo scontro tra civiltà in un contesto multipolare”. Nel suo intervento De Angelis, all’epoca stretto collaboratore di Achille Occhetto, sottolinea come gli Stati Uniti, dopo la caduta del muro di Berlino, proclamando la vittoria dell’Occidente e proponendo di sostituire al defunto bipolarismo il loro unipolarismo, fecero fallire il disegno iniziale, condiviso in tutto o in parte da molti leader continentali, di costruire una Casa comune europea fondata sull’idea di interdipendenza. Secondo De Angelis ciò segnò quella che definisce nel titolo come “La sconfitta di una pluridecennale politica europea[11].

Per parte sua il sociologo Giorgio Pacifici nel suo pezzo su “La guerra a poche ore da casa. Le mediazioni difficili[12] sottolinea come “Russia e Ucraina sono nate nel medesimo spazio culturale e intellettuale, quello della Unione Sovietica, imbevuto di retoriche, ipernazionalismi e razzismi. Uno spazio nel quale, per motivi storici, da Ivan il Terribile in poi l’autocrazia è stata l’unica prassi politica praticata e considerata possibile”. Per Pacifici in questo contesto le peraltro auspicabili mediazioni rimangono a due mesi dall’inizio del conflitto “possibili, e difficili”. 

Bruno Somalvico neL’ultima partita a scacchi di un grande giocatore per porre la democrazia occidentale sotto scacco” cerca poi di capire – come recita l’occhiello – “Perché Putin ha lanciato l’operazione militare in Ucraina sfiorando la terza guerra mondiale”, raccogliendo i commenti e le analisi scritte a caldo fra il 23 aprile e il 15 marzo e, un’ultima volta il 6 aprile dopo l’eccidio di Bucha, anticipate da Key4biz. Vede ne “La mossa del cavallo dello zar Putin” quello che definisce “Un caso da manuale il riconoscimento delle due repubbliche separatiste. Meno prevedibile l’escalation impressa da Putin nella notte fra il 23 e il 24 febbraio 2022[13] esaminando l’indomani “La risposta europea alla mossa del cavallo e l’incognita della Cina”, vedendo – come recita l’occhiello – ne “La crisi ucraina come grande occasione per rilanciare una politica comune europea in materia di difesa e politica estera”[14] , per poi ritenere – solo cinque giorni dopo  essendo ormai fallito il tentativo da parte di Putin di una guerra lampo – “La Russia di fronte ad un bivio:  accettare la mediazione della Cina prendendo atto della reazione europea o tentare la roulette del Lascia o Raddoppia?[15].  Essendo giunta il 3 marzo l’invasione russa dell’Ucraina probabilmente nella sua fase più critica, Somalvico dopo la caduta di Kherson esamina nel suo quarto commento “L’avanzata militare russa e il rischio per Putin di una vittoria di Pirro”[16] chiedendosi nel successivo commento il 9 marzo come sia possibile “Passare dallo scontro bellico al confronto diplomatico e alla composizione degli interessi divergenti degli attori in campo. Le due partite a scacchi pensando alla ricostruzione dell’Ucraina e al nuovo scacchiere multipolare Nella prima parte l’autore cerca di spiegare di fronte agli sviluppi drammatici di quelle ore che cosa possiamo trarre come insegnamento dalla storia di quello che viene definito come il “secolo lungo”[17] cercando di evidenziare il 14 marzo “A quali condizioni può partire un negoziato credibile”[18] e, infine, chiedendosi il 16 marzo se sia arrivata “davvero lora del confronto?” dati quelli che descrive – come recita l’occhiello – i “Deboli segnali provenienti dal Cremlino [che] spingono Zelenskyj a cercare un accordo con Mosca”. Una prospettiva che sembra progressivamente venir meno nelle settimane successive  e che spingerà Somalvico all’indomani de “L’eccidio di Bucha del 5 aprile 2022” da lui definito “una brutta pagina per l’umanità” ad invitare l’opinione pubblica internazionale, ma anche quella europea e nella fattispecie quella italiana – come recita l’occhiello ad “Uscire dal manicheismo e restituire alla diplomazia la possibilità di accordo o perlomeno di tregua”[19].

La sezione riservata alla geopolitica su scala mondiale di questa prima parte si conclude da un lato con un contributo dalla Svizzera del ticinese Alberto Leggeri, già professore di geografia e profondo conoscitore della geopolitica cinese, dedicato al confronto fra “Cina e Russia. Convergenze e divergenze[20] per capire – come recita l’occhiello – “Le ragioni che potrebbero spingere ad una soluzione diplomatica anziché militare del conflitto in Ucraina” attraverso in particolare la mediazione di Pechino.

Dall’altro, Giampiero Gramaglia,  il 21 aprile, partendo “Dalla partita di scacchi e la scelta di invadere l’intera Ucraina al tragico gioco dell’oca di questi giorni con la decisione di concentrarsi sul Donbass”, “Dopo due mesi di guerra”, assegna “Le pagelle a Vladimir Putin e agli altri protagonisti in ricerca della pace[21]

Storie di geopolitica: Europa

Questa seconda sezione della prima parte ospita vari

Inapertura Stefano Rolando indicare il 30 marzo dopo cinque settimane di conflitto “Dieci argomenti su cui certamente già ne sappiamo di più. Lista provvisoria dei nostri apprendimenti” in una prima analisi su Che cosa ci insegna la guerra in Ucraina[22]

Segue la seconda raccolta dei contributi scritti a caldo quotidianamente a partire dallo scoppio della guerra e lungo tutto il mese di marzo da Giampiero Gramaglia che abbiamo intitolato Una guerra con invasione per la prima volta ai confini dell’Unione Europea” un’autentica “Cronaca del conflitto nel mese di marzo” destinata a proseguire nel prossimo numero per i tre mesi successivi che descrive come recita l’occhiello “L’escalation dell’invasione russa dopo il fallimento della guerra lampo e il successo della resistenza e della diplomazia ucraine” che si vanno affermandosi in questa fase del conflitto. Il 24 febbraio Gramaglia pubblica “L’Europa in una notte dal 2022 al 1939[23] in cui racconta “L’invasione russa dell’Ucraina fra il 23 e il 24 febbraio e le promesse di sanzioni contro Mosca”. L’indomani Gramaglia  propone un “Bilancio di mercoledì 24 febbraio prima giornata dopo l’invasione russa dell’Ucraina” mettendo in evidenza la reazione in un pezzo su “Joe Biden, il ruggito del coniglio di Stati Uniti d’America e Occidente”[24] il che, a sua volta, provoca “Cinque giorni dopo lo scoppio del conflitto e l’invasione russa dell’Ucraina”, la reazione del presidente russo nel pezzo intitolato “Putin evoca l’arma atomica, primi negoziati tra ucraini e russi”.[25]  il 3 marzo Gramaglia prosegue le sue cronache con “Il successo diplomatico dell’Ucraina al Parlamento europeo e davanti al Congresso negli Stati Uniti“, ovveroun’analisi de “Il secondo round delle trattative” giudicate “forse solo un bluff” e l’osservazione due giorni dopo che “La Russia guadagna terreno, Nato boccia ‘no fly zone’” e infine il 6 marzo che “la tregua è finta, Israele tenta una mediazione”. La cronaca prosegue  con le aperture formulate il 9 marzo da “Zelenskyj […] su Crimea e Donbass, mentre Biden inasprisce le sanzioni”. Gramaglia osserva poi il 10 marzo come “A due settimane le truppe russe prendono il controllo della fascia est e sud per bloccare l’accesso al Mar Nero e creare continuità fra le comunità russofone del Donbass e la Crimea” osservando come “L’invasione non è (ancora?)sfociata in occupazione dell’Ucraina”. La guerra continua – osserva il giornalista di Saluzzo – ed è anche una guerra dell’energia con l’Occidente”. Segue fra l’11 e il 17 marzola ricostruzione de “La settimana degli inutili incontri diplomatici” con le decisioni di aiuti all’Ucraina e sanzioni alla Russia da parte dell’Unione europea  a Versailles ma il rifiuto del bando all’energia russa, la lite fra Biden e Putin dopo il discorso del presidente ucraino Zelenskyj al Congresso americano, il riavvicinamento fra Stati Uniti e Cina e quel che il 18 marzo riassume come “Proposte,  tensioni manovre e rischi di rottura fra Stati Uniti e Russia alla vigilia dei vertici della Nato, del G7 e dell’Unione europea”. Un quadro in cui si inseriscono proposte di mediazione fra cui di Papa Francesco vanificate da quelle che Gramaglia riassume come  “L’escalation a fine marzo degli scontri verbali fra i leader mondiali nonostante le illusorie prove di pace dichiarate nei negoziati bilaterali” dopo che il 27 marzo 2022 Biden a Varsavia dichiara: “Putin è un macellaio, non può stare al potere” e la “pioggia di critiche su Biden per il ‘cambio di regime’ a Mosca” che ne deriva. La cronaca si conclude il 30 marzo quando “Mosca e Kiev fanno prove di pace, ma Joe Biden rimane scettico” intravvedendo come “dietro ai negoziati serpeggiano la ‘sindrome di Chamberlain e Daladier e lo spettro di un conflitto nucleare’” e l’indomani con  la consapevolezza che “La pace può attendere anche perché secondo Mosca “C’è ancora molto da fare”.

Il presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo Pier Virgilio Dastoli presenta poi  una sua analisi su “Il futuro dell’Unione europea dopo la guerra in Ucraina[26], cercando di individuare “Quali strade possono portare alla pace” ed esaminando le misure prese dalla Commissione per “La resilienza dell’Unione europea”, soffermandosi poi sui temi “Riforma dell’Unione, futuro dell’Ucraina, della difesa europea e delle relazioni fra l’Unione e il mondo slavo” e tentando di definire a quali condizioni sarà possibile realizzare “Il futuro dell’Ucraina nell’Unione europea”, auspicando in conclusione la convocazione di una “Helsinki 2” ovvero  una “conferenza europea per la pace e la sicurezza sul modello degli accordi di Helsinki del 1975 e su iniziativa dell’Unione europea e dell’OSCE, una Conferenza che potrebbe contribuire al rilancio dei negoziati per la riduzione e il controllo degli armamenti”. Per parte sua la psichiatra e psicoterapeuta Cecilia Clementel esplora alcuni effetti della guerra ucraina che vanno posti maggiormente sotto i riflettori. Definisce la “Crisi alimentare, il terzo cavaliere dell’Apocalisse[27], ovvero denuncia il pericolo, di una carestia, che può colpire dopo due anni di peste e due mesi di guerra il nostro pianeta.

Abbiamo poi chiesto nuovamente a Giampiero Gramaglia di commentare quanto avvenuto lunedì “9 maggio 2022 sussulti di negoziato dopo la quaresima della diplomazia[28], ovvero come recita l’occhiello – il “Bilancio della giornata delle retoriche contrapposte mentre prosegue la guerra in Ucraina”. Francia, Germania e Italia rimettono in fermento la ricerca della pace in Ucraina, cercando spazi d’autonomia europea rispetto alla linea rigida di Stati Uniti e Gran Bretagna.

Pieraugusto Pozzi neo segretario di Infocivica presenta per Democrazia futura alcune Note di lettura sulla crisi ucraina in un lungo approfondimento “A 100 secondi dalla Mezzanotte nucleare”[29]. “Per un approccio critico interdipendente e interdisciplinare”  secondo la lezione magistrale di Edgar Morinper capire le cause all’origine della guerra in Ucraina. Per Pozzi “Chi ha ordinato l’iniziativa bellica non ha applicato alcuna etica della responsabilità, manifestando un completo disinteresse all’eredità e all’esperienza del Novecento: le istituzioni globali ed europee, gli accordi di cooperazione, il diritto internazionale e, soprattutto, il rifiuto della guerra come strumento per dirimere controversie. Così, mentre tornano indietro le lancette dell’orologio della storia, le lancette dell’orologio dell’apocalisse (che non indica più il solo rischio nucleare, ma anche altri rischi globali come quello climatico) sono fissate, dal 2020, a soli 100 secondi dalla mezzanotte. Pozzi ripercorre poi  i rapporti economici fra la Russia e l’Europa e in particolare l’Italia “Dalla guerra fredda alle partnership commerciali, industriali, energetiche” chiedendosi infine se sia “possibile prescindere dalle fonti fossili?”.

Seguono quattro contributi dedicati all’attualità politica in occasioni di importanti scadenze elettorali in Europa.

Da Parigi Alberto Toscano si sofferma sulle prospettive del secondo quinquennio di Emmanuel Macron alla Presidenza della Repubblica francese in un articolo “La democrazia di Giove, una nuova sfida per il secondo mandato all’Eliseo[30]. L’ex presidente dell’Associazione della stampa estera a Parigi non esclude nel futuro di Macron “la tentazione neo gollista della Grande Europa”, avendo ancora – come precisato nell’occhiello – a differenza dei suoi predecessori , data la giovane età che avrà fra cinque anni – “tutta una vita davanti” e non essendo più prevista la possibilità di esercitare un terzo mandato consecutivo.

Da Atene l’economista portoghese Luis Ferro esperto di diritto audiovisivo e di comunicazione istituzionale, nel suo articolo “La ritrovata stabilità politica del governo in Portogallo dopo le elezioni politiche[31]” spiega “Per quale ragione [il premier uscente] Antonio Costa, smentendo i sondaggi ha conquistato la maggioranza assoluta” alle elezioni legislative tenutesi lo scorso 30 gennaio in  Portogallo sottolineando come si sia trattato di “Un risultato inatteso” almeno nelle proporzioni che consentano in questa legislatura ai socialisti di governare da soli.

Bruno Somalvico, per parte sua,  commentando i risultati dei due turni delle elezioni presidenziali francesi che hanno visto la riconferma del presidente uscente Emmanuel Macron si chiede “Dove va la Francia? Quale futuro per Macron?”[32] evidenziando – come recita l’occhiello – “Lo spostamento a destra derivante dal primo turno delle elezioni presidenziali e i margini del riconfermato premier alle prese con le elezioni legislative in un nuovo quadro tripolare”. Le indicazioni del primo turno  confermano la tendenza al Voto utile intorno a tre poli e la disfatta delle formazioni politiche tradizionali della Droite e della Gauche[33]. “Nessuna sorpresa al secondo turno” con una vittoria con un ampio margine del presidente uscente sulla sfidante di estrema destra Marine Le Pen. Ma rimane invece quella che Somalvico definisce  “L’incognita delle legislative sul nuovo quinquennio di Macron all’Eliseo”[34].

Mario Baccianini analizza infine “Il rinnovo di gran parte dei consigli comunali di Sua maestà e del Parlamento dell’Irlanda del Nord”[35] chiedendosi se il voto del 5 maggio in “Gran Bretagna [nelle]  elezioni locali [segni] il tramonto di Boris Johnson?”.  Per Baccianini siamo di fronte a “Un panorama completamente cambiato rispetto alle elezioni politiche del 2019”

Storie di geopolitica: Italia

Di fronte ad un quadro politico interno molto frammentato e diviso nel giudicare l’invasione russa dell’Ucraina e gli effetti delle misure prese dall’Occidente a sostegno dell’Ucraina e delle sanziono contro la Russia il quadro italiano sembra tanto composito quanto confuso. Per non dire incero soprattutto a fronte della scadenza l’anno prossimo della Diciottesima Legislatura

Abbiamo chiesto a Gianfranco Pasquino di tornare sul tema della riforma elettorale a men o di un anno dalle prossime elezioni legislative dopo la drastica riduzione del numero dei parlamentari. In  polemica con i sostenitori di un “ritorno alla proporzionale” – che in realtà già esiste nella legge elettorale attualmente in vigore – l’Accademico dei Lincei ribadisce le ragioni già espresse da uno dei suoi maestri, Giovanni Sartori, evidenziando “Le virtù di una concezione maggioritaria della democrazia italiana”[36] e scagliandosi contro “il compromesso storico di Enrico Berlinguer che fu una pericolosa sfida alla democrazia competitiva” ma anche contro Aldo Moro difensore “della democrazia proporzionale che garantiva alla DC un profittevole ruolo di centralità politica e istituzionale” che non favoriva la “democrazia dell’alternanza”.

Stefano Rolando argomenta sulla posizione dell’Italia nel nuovo quadro emerso dopo l’invasione russa dell’Ucraina analizzando La “derivata italiana”.  Quando il gioco si fa duro[37], ovvero le dichiarazioni di Mario Draghi in riferimento alle ipotesi di razionamento energetico reso necessario dalle sanzioni imposte contro Vladimir Putin. Rolando dopo essersi chiesto nell’occhiello Ma l’Italia è davvero ‘fuori gioco’?, invita ad aprire un dibattito che riguarda la nostra “democrazia futura” (argomento che conta anche nel breve e medio termine).

Michele Mezza denuncia la “scottatura israeliana in un pezzo polemico: “Gramsci. Kiev: : una sinistra geneticamente separata”[38] dichiarando nell’occhiello che “La trappola di Tucidide scompone nel suo DNA il movimento progressista”. Per il direttore di PollicinAcademy.it. I tre fattori che portano alla guerra secondo lo storico greco stanno esplodendo nella testa di una sinistra che confonde gli interessi con il timore e l’orgoglio con la vendetta: “nulla sarà come prima in Europa, nulla sarà come prima nel mondo, nulla sarà come prima nella rete, nulla sarà come prima a sinistra. Le bombe sull’Ucraina stanno deflagrando in mezzo a noi, creando macerie e baratri nelle nostre relazioni e nella credibilità delle nostre identità.  Si tema un conflitto globale, sicuramente è in corso una polverizzazione dell’infrastruttura ideologica della sinistra”.

Stefano Rolando presenta alcune considerazioni su “La rappresentazione e la percezione del conflitto. Quattro punti”[39] scritte a caldo lo scorso 9 maggio commentando le commemorazioni della vittoria russa nella seconda guerra mondiale e della Dichiarazione di Robert Schuman all’origine dell’Unione europea. A 75 giorni dall’inizio dell’invasione russa, nel giorno in cui Russia e Unione europea si contendono il valore simbolico del 9 maggio, il tema resta certamente quello della guerra, dei morti e delle distruzioni. Ma l’arma più inquietante e onnipresente si conferma essere la propaganda e la manipolazione. Si ampliano le attenzioni e le discussioni sul ruolo della comunicazione (media, tecnologie, informazione, disinformazione, propaganda) nel quadro degli sviluppi della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina.

A meno di un anno dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento italiano Roberto Amen inizia per Democrazia futura un viaggio fra quel che rimane dei partiti e dei movimenti politici in Italia. La prima analisi riguarda “La Lega tra vecchio misticismo e nuova incoerenza[40]” in cui l’ex conduttore del TG2 evidenzia “L’humus instabile e precario dell’antipolitica. All’ora delle grandi scelte”, ripercorrendo la storia del movimento politico dalla Festa dei Popoli Padani alla rottamazione della vecchia classe dirigente del Carroccio e alle contraddizioni emerse in quest’ultima legislatura

Long Form.

Un giovane dottore di ricerca in storia contemporanea, Giulio Ferlazzo Ciano, inaugura un long form  per Democrazia futura con un saggio che, rievocando la lunga storia delle relazioni fra i due paesi risalenti alla nascita della nazione francese con Clodoveo nel V secolo, si chiede se il recente accordo italo francese siglato a Roma nello scorso novembre che preconizza una “cooperazione rafforzata” fra i due Paesi “Serve davvero all’Italia il Trattato del Quirinale?”[41],  o se piuttosto nasconda quella che nell’occhiello chiama “La tentazione neo bonapartista di Emmanuel Macron [esercitata sull’Italia da parte della diplomazia transalpina] ostile ad un accordo triangolare con la Germania”. Nei prossimi mesi Democrazia futura aprirà un dibattito ospitando pareri diversi sul valore di questo trattato e sull’importanza degli interventi di “cooperazione rinforzata” bilaterale o multilaterale, fra Paesi membri in seno all’Unione europea.

Parte seconda In primo piano  Storie di media e società

In primo piano Manifesto per i media di servizio pubblico e per l’Internet di Servizio pubblico

Il focus di approfondimento di questo numero di Democrazia futura è dedicato alla pubblicazione della traduzione italiana curata dal nostro direttore Giacomo Mazzone, del Manifesto per i Media di servizio pubblico e per l’Internet di servizio pubblico[42], i cui Primi firmatari sono Christian Fuchs, Regno Unito, London University of Westminster Klaus Unterberger, Austria, Austrian Broadcasting Corporation, ORF Public Value, Jürgen Habermas, Germany, Starnberg Goethe University Frankfurt e Noam Chomsky, Stati Uniti d’America, Cambridge, MA, Massachusetts Institute of Technology. 

Giacomo Mazzone spiega “Le ragioni di un appello. Presentazione del Manifesto. Da John Reith a Juergen Habermas e Noam Chomsky”[43]. Gli estensori del documento PSMI sono convinti che oggi ci ritroviamo nella stessa situazione del 1926. Laddove allora il mezzo superpotente e ultra persuasivo si chiamava “radio”, oggi invece si chiama “social media”, ed è ancor più persuasivo e potente del suo lontano antesignano. Di qui la rinnovata necessità di imbrigliare questa potentissima nuova tecnologia, al fine di metterne l’uso al servizio del cittadino e di un nuovo patto sociale, anziché lasciarlo agli “animal spirits” del capitalismo globale o agli appetiti di controllo degli stati totalitari. Di qui l’idea di elaborare un sistema di regole e di principi che riconduca questa potente innovazione al servizio del bene comune e della società, anziché del solo profitto di alcune corporation mondiali, riannodando il concetto di servizio pubblico a quello di “open internet” (Internet aperto) sostenuto dagli inventori della rete globale. In estrema sintesi il manifesto sostiene che gli attuali Media di Servizio Pubblico (e cioè le varie BBC, RAI, France Télévisions, ARD/ZDF, RTVE, …) debbano evolversi verso una dimensione europea e trasformarsi in servizi pubblici digitali ed interattivi. E preconizza in parallelo l’avvento di nuove regole del gioco del mondo digitale, che orientino lo sviluppo di internet verso il perseguimento del bene comune, assicurando il rispetto dei diritti umani fondamentali: dalla protezione dei dati dei cittadini al rispetto della diversità, delle minoranze, alla promozione della pace e della tolleranza.

Il Focus di approfondimento ospita in questo numero i primi due interventi. Da un lato, Francesca Bria, membro del Consiglio di Amministrazione della Rai su indicazione del Partito Democratico invita a “Riappropriarsi di uno spazio pubblico nel mondo digitale”[44] considerando che – come recita l’occhiello – “I media di servizio pubblico [devono tornare] al centro di una politica industriale in grado a sua volta di agire] per una sovranità digitale europea”. Dall’altro Vincenzo Vita, giornalista e politico già sottosegretario al ministero delle Comunicazioni, dichiara “Internet un bene pubblico da regolare e sottrarre alle nuove oligarchie”[45] ponendosi altresì Due interrogativi sul futuro della Rete e per una guerra pacifica” promossa dei promotori di  questo manifesto contro gli Over-the-Top. Seguirà nei prossimi. Numeri un ampio dibattito in parallelo alla raccolta delle firme dei sottoscrittori italiani del Documento.

Parte seconda. 2. Comunicazione e guerra. Italia – Europa – Mondo

Guido Barlozzetti apre l’altra sezione della seconda parte proponendo, a più di un mese dall’avvio del conflitto, alcuni “Appunti sulla Guerra. Tra voyeurismo, rimozione e invisibilità[46]” in cui sono evidenziate, come recita l’occhiello, “Similitudini con il Covid-19 e strategie di comunicazione e marketing para-bellico”. “La Guerra sta funzionando come il Covid dal punto di vista della comunicazione? – si chiede lo scrittore orvietano osservando “In entrambi i casi, nel contesto πnazionale, europeo e occidentale (tre piani che si sovrappongono ma con sfasature e attriti) si è consolidato un discorso mainstream […] nei talk-show, come durante la fase più acuta della Pandemia si cercavano i no-vax da contrapporre ai virologi e alla maggioranza-vax, così nella Guerra si cercano i dissidenti dal pensiero dominante per alimentare il dibattito e costruire una squadra di Antagonisti che alimenti il discorso. Si parla di Guerra e, con qualche paradosso, il modello è lo scontro, l’attacco, la difesa, l’avversario da sconfiggere sia pure in un dibattito”.     

Per parte sua Michele Mezza nel suo pezzo “Il rostro di Salamina[47]  si chiede nell’occhiello “Come la comunicazione sia motore di una dinamica sociale che modifica anche la guerra”. “Più che la trappola di Tucidide – come i geopolitici definiscono l’inevitabile conflitto fra potenze declinanti e ascendenti – che spesso viene richiamata nelle analisi sulla guerra in Ucraina, sono forse Le Storie di Erodoto, per la parte dedicata alla battaglia di Salamina, del 480 a.C., che ci può aiutare a penetrare l’imprevedibile epilogo che sta avendo questo scontro così impari in corso fra Mosca e Kiev. […] Tecnologia e struttura sociale dei combattenti oggi sono le due vere armi che stanno contenendo e persino respingendo l’avanzata delle divisioni putiniane.

Torniamo poi sul tema del rischio della fine di una Internet globale con due contributi curati da Giacomo Mazzone. Da un lato esce la traduzione in italiano di un testo delloo studioso di diritto coreano Eun Chang Choi, “Splinternet. La guerra in Ucraina divide l’Internet”[48]. L’Internet come infrastruttura globale che unisce tutta la Terra, rischia di frantumarsi lungo  confini nazionali, a causa dell’escalation dei conflitti geopolitici, ultimo in ordine di tempo l’invasione russa dell’Ucraina e la risposta dell’Occidente. Le forti sanzioni occidentali imposte alla Russia e le contromosse della Russia rischiano di accelerare la frammentazione di Internet, il cosiddetto “Splinternet”. “Il confronto tra l’Occidente e la Russia, precipitato con il conflitto in Ucraina, fa compiere un altro passo in avanti sulla strada della divisione fra l’Internet  dei paesi democratici e quello dei paesi autoritari, e sembra  accelerare il fenomeno della cyberbalcanizzazione. Solo fino a metà febbraio 2022, l’accesso ad Internet in Russia era relativamente libero e i cittadini di Mosca potevano navigare nello stesso mondo online che vedeva il mondo intero. Dall’inizio del conflitto, il governo russo sta isolando il suo Internet, blocca le piattaforme di social media globali all’interno della Russia  e applica leggi eccezionali sull’informazione ed i media.

Sullo stesso tema  Giacomo Mazzone ed Erik Lambert ne loro articolo “Dalla ‘Cortina di ferro? alla ‘Cortina di Silicio’: sarà l’Internet globale la principale vittima del conflitto russo-ucraino?”[49] esaminano quella che i due esperti definiscono la dichiarazione di guerra lanciata dall’Ucraina alla Russia nel mondo di Internet ovvero le quattro richieste che riporterebbero la Russia nel mondo pre-digitale. In base alle misure e contromisure e prese di posizione da parte dei vari attori politici e tecnici ben ricostruiti nell’articolo Mazzone e Lambert ritengono – come recita l’occhiello – che i siamo incamminando verso  “La probabile frammentazione di Internet in più blocchi determinati dalla geopolitica”.

Per parte suaCarlo Rognoni nell’articolo “Le due guerre in Ucraina fra bombe e cyber-attacchi silenziosi della Rete[50], prendendo spunto dall’inchiesta voluminosa scritta dalla giornalista del New York Times Nicole Perlroth su La corsa agli armamenti cibernetici e il futuro dell’umanità, si sofferma su quella che definisce “Una guerra ibrida sempre più micidiale”, La richiesta agli hacker di collaborare al fianco dell’Ucraina per far fronte ai cyberattacchi nemici”, “Le fake news come arma politica”, nonché – come recita l’occhiello – su “La guerriglia degli hacker, la guerra ibrida russa attraverso le fake news via Internet e l’ottima risposta comunicativa di Zelenskyj” alla parata sulla piazza Rossa, passeggiando solo per le strade vuote di Kiev.

Questa sezione su “Comunicazione e guerra” si conclude con un altro pezzo di Michele Mezza,” Il dopoguerra della Rete. Metaversi e metadati”[51], in cui il giornalista nolano – come recita l’occhiello – spiega  “Perché Twitter con Elon Musk può diventare laboratorio della profilazione globale. Per Mezza “Nello scenario del conflitto russo-ucraino l’eventuale integrazione di Twitter nel multiforme impero industriale e finanziario costruito da Elon Musk, ci fa intendere quale visione il miliardario americano abbia del dopo guerra: controllare il principale spazio di validazione delle informazioni, con i relativi flussi di link alle fonti”.

Parte terza Storia di comunicazione pubblica e società

Venti di guerra, tempeste comunicative: formare l’opinione pubblica in tempi di conflitto ucraino.

Con questo titolo abbiamo raccolto le Storia di comunicazione pubblica e società che raccolgono alcuni contributi in larga parte prodotti dal  nostro condirettore Stefano Rolando  e dal confronto con i suoi allievi al corso di Comunicazione pubblica presso l’Università IULM di Milano. Apre una raccolta di Note e commenti scritti a caldo per il quotidiano online L’Indro fra il 28 febbraio e il 28 marzo “Sulla guerra di assedio e invasione della Russia di Putin in Ucraina “soprattutto nei suoi aspetti di rilevanza comunicativa, di rappresentazione mediatica, di percezione e di orientamento del dibattito pubblico” Raccoglie nove articoli “L’Ucraina, la Russia e tutti noi. Venti di guerra, tempeste comunicative” (28 febbraio 2022, “Resistenza ucraina e salto di qualità della percezione occidentale” (5 marzo 2022), “Il discorso alla nazione del presidente Putin alla vigilia dello scatenamento della sua offensiva. Corsi e ricorsi della retorica politica” (7 marzo 2022), “Un frammento della nostra “generazione Z”. In grande maggioranza contro la guerra, ma ora teme il peggio” (8 marzo 2022) ovvero un Sondaggio sulla percezione della guerra russo-ucraina tra studenti universitari, “Alle radici del giustificazionismo dell’invasione. Stereotipi che per un secolo hanno identificato nella Russia valori che appartenevano solo alla sua propaganda[52], “Tre brevi note” [su Aleksandr Dugin, Leopoli, La Bandiera di Putin] (18 marzo 2022), “La preparazione del Consiglio europeo di Bruxelles di giovedì 24 marzo” (21 marzo 2022), “Unione europea, NATO e G7. Obiettivo lo sgretolamento reputazionale di Vladimir Putin (25 marzo 2022) in cui osserva come “L’agenda di Bruxelles non ferma ancora Putin, ma lo isola forse in modo cruciale. Il potenziale euroatlantico dà prova di forza e unità e consolida misure politiche, finanziarie e militari”, e infine “Ucraina invasa dalla Russia. Mancano quaranta giorni al 9 maggio” quest’ultima essendo considerata la “Data di un ipotetico armistizio che andrebbe bene per russi ed europei. Ma manca anche un’architettura credibile per arrivare al risultato” (28 marzo 2022).

Segue un contributo di Guido Barlozzetti che proseguendo l’analisi della comunicazione del Presidente del Consiglio avviata nel maggio 2021 esamina ora La stagione della maturità. Ritornando sull’immagine e sul discorso di Mario Draghi[53], definendo il nostro Premier “come il Nocchiero, sicuro e affidabile, della nave del governo, consapevole della rissosità reale e potenziale dell’equipaggio e tuttavia capace non solo di confinare le polemiche sotto coperta ma, grazie alla persistente autorevolezza, di rimuovere anche la possibilità che qualcuno della plurale compagine governativa si affacci e pretenda un ruolo di interlocutore/provocatore o addirittura antagonista nei suoi confronti”. Fra le “Progredienti novità” Barlozzetti indica il “consolidamento dell’immagine, sia una maggiore competenza dei meccanismi della comunicazione – tempi e rituali – sia del rapporto di volta in volta da gestire”, una “crescente competenza nella comunicazione” e “un’attenzione inedita agli effetti della comunicazione, con la consapevolezza che l’esercizio della parola deve essere sorvegliato e adeguato” dando prova appunto di una “progredente maturità”

Concludono questa terza parte due commenti sempre di Stefano Rolando ad indagine demoscopiche Nel primo Emergenza e pandemia non rafforzano molto il senso civico degli italiani[54] evidenzia cosa emerge dall’Indagine Ipsos per Comieco sulla civicness: “tolta la Scuola e la Presidenza della Repubblica tutto il resto del sistema pubblico non riscuote una fiducia maggioritaria. I cittadini vedono meglio di loro stessi (si autostimano meritevoli di fiducia il 43 per cento) gli intellettuali (48 per cento).I media stanno tra il 36 per cento e il 41 per cento. Governo e imprenditori sono affiancati al 31 per cento. Si fidano dei social networks solo il 27 per cento degli italiani (degli influencer il 25 per cento). La politica chiude la classifica al 22 per cento, dato che va preso un po’ con le pinze perché risulta il doppio del valore reputazionale assegnato annualmente dalle rilevazioni di Demos”.

Nel secondo commento “L’ottimismo batte il pessimismo fra i cittadini europei. E in Italia? L’indagine dell’Eurobarometro sul sentiment degli Europei dopo due anni di pandemia[55]  Rolando commenta la fotografia del sentiment degli europei dopo due anni di pandemia così come emerge dall’analisi di Eurobarometro (pubblicata l’11 aprile 2022), inchiesta svolta prima che scoppiasse la guerra in Ucraina. In tema di percezione dell’appartenenza all’Europa, situazione economica e fiducia nelle prospettive, il sentimento europeo tiene, l’ottimismo batte il pessimismo. Ma, quanto all’uscita economica dalla crisi, essa è vista male da quasi il 60 per cento. In ogni caso in Italia tra fiducia e sfiducia nell’Unione europea la partita è ancora pari mentre in Francia (come si vede dal dato elettorale emerso al primo turno delle presidenziali il dato sulla sfiducia è il più alto in Europa (56 per cento).

Parte quarta  1. Rassegna di varia umanità. Elzeviri, interviste, analisi, commenti,  interpretazioni, ricordi e altre amenità dello spirito, del pensiero e del gusto

Questa prima sezione della quarta parte contiene quattro contributi molto diversi e per molti versi ancora legati al Novecento se non addirittura come nel caso di Mazzini all’Ottocento, ma che rimangono utili per capire il mondo l’Europa ed anche l’Italia di questo inizio di millennio in tante diverse quanto significative sfaccettature.

Roberto Cresti ripercorre la vita e il pensiero di Hermann von Keyserling esponente della cosiddetta Scuola di Darmstadt in questo breve saggio intitolato Moto a luogo. Hermann von Keyserling e la scuola della saggezza: La filosofia come arte. Die Philosophie als Kunst[56]. “Perché questo accada bisogna che il filosofo sia indotto ad agire ‘da’ e insieme ‘oltre’ il proprio ego, come fa l’artista, che è impegnato a realizzare una forma, la quale viva di vita propria, e che costituisce il paradigma di chi cerca una verità che non gli appartiene, ma alla quale appartiene. Ecco in che senso un’opera d’arte o di pensiero è ‘forma’ o ‘stile’: «Il problema della filosofia, come di ogni arte – afferma Keyserling – è di tipo formale». Essa cioè costituisce un incontro fra l‘espressione’ e la ‘stilizzazione’ di un ‘senso’ che deriva dall’«essere nel mondo» (Dasein). Solo ciò che non posso cedere ‘a un altro’, ma assumere sempre e di nuovo ‘da altro’, affinandolo in me, è il mio Io: solo la ‘mia biografia’ può divenire uno ‘stile’ condiviso: «chi vuole la verità deve prima muovere tutto sé stesso all’espressione»”.

Marco Severini dedicato uno vero e proprio mini-saggio a “La modernità di Mazzini[57] mettendo in rilievo come recita l’occhiello “Un secolo e mezzo dopo l’attualità del pensiero e dell’azione di un grande patriota”. “Se un secolo e mezzo fa si fece il possibile nell’Italia monarchica per onorare Mazzini, oggi […] Mazzini meritava molto di più e non solo perché in un secolo e mezzo è stato screditato da tutte le culture politiche dominanti (liberale, nazionalista-fascista, comunista e più in generale di sinistra) senza che le sue opere venissero effettivamente lette e rese il perno di un processo di civilizzazione degli italiani, ma soprattutto perché, orfano in patria, ci ha indicato quale strada avremmo dovuto percorrere per diventare i cittadini di un’Italia democratica, moderna, pienamente inserita negli organismi internazionali, a partire dall’Unione europea […] La storia dell’unità europea ha radici lontane e, ancor prima che ai protagonisti del Novecento, appartiene ad alcuni intellettuali dell’età contemporanea: tra questi un posto di primissimo piano è occupato da Mazzini. E non tanto per aver fondato, nel 1834, la Giovine Europa, quanto per essere stato il primo – pensatore e insieme politico – ad aver parlato esplicitamente di unità tra nazioni con uguale dignità (e non di unificazione forzata o eterodiretta) e ad aver auspicato il superamento del concetto di nazione in favore di una federazione fra i popoli europei. Al centro della visione europeista mazziniana, tuttavia, c’è sempre la convinzione che non esiste alcuna gerarchia tra le nazioni e che tutte hanno un eguale valore morale – conclude lo storico marchigiano.

Ad un anno dalla sua scomparsa proponiamo “La lezione di Marc Ferro: le Annales e il rinnovamento storiografico”[58] Si tratta come recita l’occhiello di “Due interviste del 1980 al condirettore della celebre rivista francese” realizzate da Serge Cosseron e Bruno Somalvico allo storico contemporaneista francese, all’epoca condirettore della celebre rivista Les Annales fondata nel 1929 a Strasburgo da Marc Bloch e Lucien Febvre, e poi a lungo diretta da Fernand Braudel. In quegli anni era esplosa la cosiddetta “Nouvelle histoire” che rompendo con la storiografia tradizionale esplorava nuovi territori e campi di indagine ricorrendo anche all’uso di nuove fonti, tra cui il cinema e la televisione. Per decenni Marc Ferro produrrà poi per la rete culturale franco tedesca Arte Histoire Parallèle analizzando i cinegiornali trasmessi nelle sale cinematografiche di tutto il mondo nel Novecento sino agli anni Settanta. Ma anche i cine-documentari e le fiction dei primi decenni di quel secolo. Grazie alle immagini cercherà di sfatare alcune leggende storiografiche sulla Rivoluzione russa e sul mondo sovietico che conosceva bene e frequentava regolarmente. Ad una nostra domanda “Sulla storiografia italiana e le sue relazioni con le Annales” Ferro rispondevanel 1980: “In Italia la doppia appartenenza mi pare essere rimasta a lungo dominante. La storia è stata troppo al servizio delle organizzazioni, essa era tipicamente ideologica e dipendeva dal Partito Comunista, non come organizzazione, ma come ideologia, o dal Partito socialista o dai trotskisti, o da altre formazioni, eccetera. E’ questo è stato decisivo quanto alla metodologia di lavoro. A ciò si è opposta chiaramente la linea delle Annales che si erano scagliate contro questo tipo di approccio negli anni Venti e non certo per approvarlo 50, 60 o 70 anni dopo”. Dunque Lei non ritiene ancora possibile in Italia lo sviluppo di una storiografia che segua le orme delle Annales? Gli chiedevo: “Io penso che in Italia la società politica sia molto più separata dalla società civile che non lo sia in Francia. Vi è una classe dirigente estremamente chiusa, ermetica, una classe di dirigenti, di universitari e di scienziati, vi è una divisione sociale più ampia persino rispetto alla Spagna. Questo accademismo degli universitari e dei politici che appartengono ad una élite sociale molto più delimitata che non in Francia o in Inghilterra”.  

Nel luglio 2021, in morte di Raffaella Carrà, una delle star più popolari della canzone e dello spettacolo televisivo italiano dell’ultimo mezzo secolo, i nostri media si sono fatti eco di opinioni e narrazioni che in Europa e nel mondo, soprattutto in Spagna e nel continente latino-americano, hanno onorato e celebrato in “Raffaella Carrà: la pop star italiana che ha insegnato all’Europa la gioia del sesso”, un’“icona culturale” planetaria i cui “inni pop sessuali sono nella maggior parte un prodotto della tv italiana degli anni Settanta” (The Guardian). Una simile considerazione dell’artista e del contesto editoriale e produttivo dell’impresa, la Rai, che in Italia ha lanciato e portato al successo le canzoni (con i loro testi) e le performance televisive della Carrà, non ha riscontro nell’opinione da noi corrente, allora come oggi, e neppure nel giudizio consolidato fra gli specialisti italiani della comunicazione. Celestino Spada, nel suo pezzo“A proposito di Raffaella Carrà” [59]L’’intrattenimento Rai dal gruppo dirigente democristiano ante Riforma sino alla Seconda Repubblica” propone qui considerazioni sul diverso ruolo del contesto (italiano e spagnolo) nella percezione delle valenze socio-culturali e simboliche della comunicazione che ha visto protagonista la Carrà. E dà informazioni circa la continuità, da tutti gli anni Sessanta alla fine degli anni Ottanta, delle scelte editoriali e produttive della Rai, stante la persistenza di manager di orientamento cattolico nei ruoli dirigenti del varietà televisivo. Fatti rimossi o ignorati dai nostri media e dalla nostra ricerca, col risultato di “cancellare” nel pensiero unico corrente l’apporto, in quei decenni, di settori non marginali della cultura e della classe dirigente cattolica alla modernizzazione della società italiana.   

Parte quarta. 2. Rubriche

Licia Conte rievoca nella rubrica Visti da vicino il concorso in cui venne assunta alla Rai in pieno Sessantotto tratteggiando un “Ritratto di Ettore Bernabei” definito nel titolo come “Il monarca della Rai[60]. “Non so quanti fossimo a sostenere quell’esame, ma certo agli scritti nell’autunno precedente ci eravamo presentati in oltre mille. Alla fine degli esami eravamo 59 [..]. Ci fu gente di valore anche nel mio concorso […]. Ma era il ’68. La Rai lo ignorava ancora, ma alcuni di noi, e non i peggiori, erano stati fra i protagonisti di Valle Giulia e altri stavano a Firenze ma con il cuore a Parigi, dove ormai c’era il “Maggio” e dove loro si recavano nel fine settimana”. Secondo la Conte “Bernabei fu un grande, grandissimo capo della Rai che era un’azienda moderna e straordinaria. Come il suo mentore Amintore Fanfani capì in forte anticipo una nuova politica, quella che sarebbe stata chiamata del “compromesso storico” […].  Rinnovò la programmazione. Si devono alla sua gestione le intuizioni più felici. Come il suo mentore Fanfani, che appoggiò il referendum contro il divorzio e perse tutto, non capì i tempi nuovi della società italiana […] se fosse che era stata proprio la sua televisione a contribuire in modo non irrilevante ai cambiamenti non desiderati? 

Massimo De Angelis nella rubrica Tiro a segno recensisce il romanzo autobiografico di Maria Chiara Crisoldi Cammina leggera (Lecce, Manni, 2021, 160 p.) in un articolo “Bye bye Freud? Che rimane oggi della psicoanalisi: una via senza ritorno[61]. Per De Angelis “La psicoanalisi dopo essere stata per la protagonista la via ascendente per diventare ciò che è, la via per svolgere il proprio Sé, si rivela essere una gabbia, il meccanismo sofisticato di falsificazione del proprio più autentico Sé dal quale dunque liberarsi”, aggiungendo poi: ” Ciò da cui ci si libera è infine sempre una falsa coscienza. Per le passate generazioni questa è stata legata agli imperativi di una morale. Contro di essi ci si è liberati appunto attraverso le teorie della liberazione tra le quali appunto la psicoanalisi. Senza veder bene che dietro a ogni pensiero e pratica di liberazione vi è il rischio di una nuova oppressione la quale però, ecco il punto, non risiede tanto nella suddetta teoria ma nell’uso che se ne fa. È in genere perciò che ogni razionalità va maneggiata con cura, rischiando sempre di diventare ideologia e quindi guscio difensivo”.

Con Claudio Sestieri che è prima di tutto un regista cinematografico prestato alla televisione e uno scrittore autore di romanzi oltre che di inchieste giornalistiche, inauguriamo una nuova rubrica di fotografie, Un certain regard. Con questa nuova rubrica ci proponiamo di offrire ogni trimestre un’istantanea dello stato in cui versa il mondo attraverso immagini rubate di una città, di un monumento, piuttosto che di una spiaggia, di una nave o di un rinoceronte in un giardino zoologico piuttosto che in un museo o in un sito archeologico. Il regista romano propone “Un certo sguardo” della capitale “Con Il nitore dell’assenza. E Roma torna a splendere[62], attraverso sei fotografie scattate durante la quarta ondata della pandemia nel corso del gennaio 2022.

La rubrica ‘Riletture’ propone una riflessione di Venceslav Soroczynski, pseudonimo di uno scrittore e critico letterario e cinematografico, “La forza di un saggio vent’anni dopo. Le riflessioni di Noam Chomsky su Capire il potere[63], pubblicato nel 2002. “Se mi chiedete qual è il miglior libro che ho letto negli ultimi anni – non il più bello, ma il più importante per acquisire una conoscenza del mondo – non ho dubbi: è “Capire il potere”, di Noam Chomsky. Per fare una “grande democrazia”, non basta un parlamento, una giustizia, delle regolari elezioni. È necessario che i valori costituzionali vengano rispettati (e questa è la ragione per cui, se l’America non è una grande democrazia, l’Italia è una piccola non-democrazia)”.

Silvana Palumbieri rievoca per la rubrica “Almanacco d’Italia e degli italiani” la figura di “Dino Villani, maestro di pubblicità”[64]. “Un artista imprenditore della Bassa pianura padana”, che ha accompagnato la crescita economica del Paese, noto per aver inventato alcuni famosi manifesti pubblicitari dando vita alle prime campagne di comunicazione integrata e ideato concorsi tra cui spicca Miss Italia: L’iniziativa diventa quasi un fatto nazionale di cui si occupa anche la radio. I soldati al fronte portano in trincea le foto delle ragazze ritagliate dai giornali. Conservano quei sorrisi come un dono e forse se ne innamorano: “Mia cara ……..” Scrivono alle miss nelle loro lettere semplici. L’immediato e grande successo fece si che l’azione pubblicitaria fosse travolta dall’evento al punto da assumere una propria vita oltre la sponsorizzazione iniziale. Secondo la Palumbieri “la pubblicità poteva cambiare il paese, insegnare a lavarsi i denti tutti i giorni, usare la lavatrice, mangiar bene,  stendere  la cera sui pavimenti, far trascorrere  a tutti le vacanze al mare”.

Dalle pesanti notti sotto le bombe di questi giorni accampati nella metropolitana di Kiev a quelle spensierate della Dolce Vita romana di sessant’anni fa il contrappasso è enorme. Ma fa bene allo spirito un momento di distensione leggendo la cronistoria che per la rubrica Passato prossimo non venturo, Lucio Saya propone ai nostri lettori relativa all’evoluzione dei costumi nella nostra capitale rievocando l’episodio de “Il Rugantino e la Dolce Vita. Quella notte romana dello spogliarello” [65] attraverso come recita l’occhiello “Una testimonianza attendibile su come andarono veramente le cose”.

Nella rubrica “Il piacere dell’occhio” rendiamo omaggio a Monica Vitti con due contributi

Italo Moscati rievoca brevemente il suo rapporto con Monica Vitti in quella che, richiamandosi alla lezione di Michelangelo Antonioni, chiama nell’occhiello “Cronaca di un amore” in un breve pezzo  intitolato dal noto scrittore e sceneggiatore milanese  “Io e  Monica Vitti. E mi nascondo in lei[66]: “Non vorrei  citare nemmeno uno dei film che ho visto con Monica, tra grandi o piccoli regista e attori. Non vorrei appartenere allo spietato mondo del cinema di ieri e… domani, e alle sue celebrazioni da cimitero degli assi, donne e uomini. Lascio al passato la favola del cinema che spera di non di morire mai, e non è vero: il cinema ha riempito un mondo felice, se sta andando perché gioca male o poco con i produttori e  con il resto della settima arte […] Troppe mani e teste sbagliate stanno distruggendo un gran cimitero di felicità durato un lungo secolo e oltre di ciak e schermi” conclude Moscati.

Nella stessa rubrica Venceslav Soroczynski, invita i lettori di Democrazia futura a rivedere a 60 anni dall’uscita in sala l’Eclisse[67], il capolavoro di Michelangelo Antonioni interpretato con “fascino silenzioso” da una giovane quanto straordinaria Monica Vitti. È un cinema che non tornerà, perché queste atmosfere non si girano più … e forse non si cercano neppure nella vita vera, perché la velocità ha dissipato la bellezza e i soldi l’intelligenza”

Sempre per “Il piacere dell’occhio” Claudio Sestieri, all’epoca adolescente, ricorda una Catherine Spaak diciassettenne in un pezzo intitolato “Catherine Spaak. Un’altra donna era possibile[68]. “Difficile oggi, abituati come siamo a un cinema per lo più standardizzato e genuflesso alle logiche della televisione, rendersi conto – scrive il regista romano – di quanto spiazzanti e complessi fossero, anche nelle commedie, i personaggi di quei film. Per fare non uno, ma tre passi avanti nei confronti del costume del nostro Paese. Questa elegante signora belga è stata Attrice libera, anticonformista, trasgressiva … ma anche cantante, scrittrice e conduttrice televisiva di successo.

Lo scrittore poeta e drammaturgo Luca Archibugi analizza per la rubrica “Fresco di stampa”  quelli che definisce nel titolo Versi in fumo. Una pipa per ricominciare sempre da capo a meditare sulla propria esistenza”[69] esprimendosi Sulle poesie di Filippo Pogliani raccolte ne Le Charatan nera (Milano, PuntoaCapo, 2021)”. “Una pipa è anche un punto di vista per guardare il mondo. Un compasso che gira a raggiera nella bocca e che si sposta in maniera impercettibile a seconda di ciò che incontra. Un piccolo periscopio personale che determina la nostra visione. In tantissimi hanno sentito il bisogno di impossessarsi della pipa come oggetto simbolico […] Non è facile racchiudere la poesia di Filippo Pogliani in epiteti, occorre assecondare il suo movimento, senza forzare la mano, dato che il poeta non forza mai. Scorre l’andirivieni delle immagini su un terreno abbastanza scivoloso. Tutto ha la sua voce, di volta in volta cambia il punto di vista e, un’altra voce che fino a quel momento sembrava dovesse tacere, si manifesta”.

Infine per Memorie Nostre Giampiero Gramaglia la figura di Franco Venturini, scomparso il 31 marzo 2022, all’età di 75 anni in un pezzo “Un gran signore, figlio d’arte della diplomazia, prestato al giornalismo”[70] in cui dopo aver rievocato brevemente la figura del grande esperto di politica internazionale offre ai nostri lettori un sunto de L’intervento di Franco Venturini al dibattito su Le democrazie in biblico tenuto il 23 febbraio pochi giorni prima della sua scomparsa. “Il disprezzo che Vladimir Putin ha mostrato nei confronti dell’Ucraina dandole un contorno storico molto discutibile fa sì che per la Russia l’Ucraina non sia un interlocutore, quasi neppure un’entità statale certamente non un’entità sovrana. Infatti, Putin la considera una semplice creatura degli Stati Uniti e dell’allargamento verso Est della Nato dopo la caduta del muro e la dissoluzione dell’Urss nel 1991. Putin non è nuovo a spiegazioni storiche di tal fatta – aggiungeva Venturini -: Una volta, pubblicò sul Financial Times un articolo molto argomentato nel quale sosteneva che le democrazie occidentali e liberali avevano perso la loro forza propulsiva – proprio come Enrico Berlinguer diceva che la rivoluzione d’ ottobre aveva perso la sua – ed erano ormai condannate a un declino irrimediabile. Mentre gli Stati dove il potere centrale è più forte avrebbero invece avuto il futuro dalla loro”.

Le illustrazioni di questo sesto fascicolo

Anche per questo  sesto fascicolo (il primo del 2022), la copertina, la quarta di copertina e le pagine interne rimaste bianche sono illustrate attraverso monografie di artisti contemporanei. La selezione delle opere curata da Roberto Cresti che riproducono esclusivamente opere artistiche pubblicate – alla stregua del resto dei testi degli autori di questo numero – a titolo puramente amichevole con il loro esplicito consenso o con quello degli eredi – questa volta è ricaduta su Gianfranco Ferroni  (Livorno, 1927-Bergamo, 2001), uno dei maggiori pittori italiani dell’ultimo Novecento  di cui il professor Cresti ci presenta un profilo “Gianfranco Ferroni o del realismo anamorfico”[71], seguito dalla bibliografia e da un’informativa sulla Galleria Ceribelli di Bergamo di cui viene sottolineata la sintonia intellettuale con la ricerca dello stesso Ferroni e la tutela  dell’opera e della memoria a 21 anni dalla scomparsa del pittore livornese. Per Cresti “La pittura di Gianfranco Ferroni “riflette e riformula simultaneamente fin dagli anni Cinquanta, il legame con il reale in senso esistenziale, come una risposta interiore, la quale toglie all’immagine ogni luce diurna legata al verosimile, e anche quando rappresenta soggetti e oggetti riconoscibili lo fa con un inquadramento interdetto, ove pare di rivedere i ‘rinvii’ fra arte e materia di Alberto Giacometti e di certo informale segnico (con qualche influenza di Roberto Sebastian Matta) o quelli del cubismo realista-espressionista di Francis Bacon o para-tecnologico di Graham Sutherland”.


[1] Con l’autorizzazione dell’autore e del quotidiano israeliano liberale Haaretz abbiamo tradotto l’articolo scrittto  originariamente in ebraico e tradotto anche in inglese per l’edizione internazionale del quotidiano di Tel Aviv. Come la maggior parte dei contributi qui raccolti è stato anticipato dalla news letter del sito di Key4biz: cfr. https://www.key4biz.it/democrazia-futura-la-politica-russa-del-bastone-sempre-piu-grosso-sullucraina/395023/

[2] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-le-onde-del-mar-baltico-perche-la-finlandia-vuole-aderire-alla-nato/399911/

[3]Scritto per il blog de Il Fatto Quotidiano e pubblicato il 25 gennaio 2022. Vedilo al seguente link: https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/25/ucraina-basta-un-piccolo-errore-a-far-precipitare-la-situazione/6467509/

[4] Scritto, in versioni diverse, per la Voce e il Tempo uscito il 27 gennaio 2022 in data 30 gennaio 2022, per il Corriere di Saluzzo del 27 gennaio 2022 e per il blog di Media Duemila il 27 gennaio 2022. https://www.media2000.it/ucraina-la-guerra-puo-attendere-i-giochi-tanta-nato-poca-ue/,riprendendo anche articoli già pubblicati

[5] Scritto per Il Fatto Quotidiano del 28 gennaio 2022 https://www.giampierogramaglia.eu/2022/01/28/ucraina-cina-turchia-mediatori/

[6] https://www.giampierogramaglia.eu/2022/02/03/ucraina-crisi-protagonisti-mediatori/

[7] Scritto in versioni diverse per La Voce e il Tempo uscito il 17 febbraio 2022 in data 20 febbraio 2022, per il Corriere di Saluzzo del 17 febbraio 2022 e per il blog di Media Duemila https://www.media2000.it/ucraina-europei-lucidi-mentre-putin-il-cattivo-fa-lagnello-e-biden-il-buono-ringhia/

[8] Scritto per il blog del Fatto Quotidiano il 22 febbraio 2022 https://www.ilfattoquotidiano.it/2022 febbraio22/crisi-ucraina-tutte-le-lugansk-e-le-donetsk-deuropa-prima-allarmano-poi-si-dimenticano/6503642/

[9] Scritto per La Voce e il Tempo uscito il 24 febbraio 2022 in data 27 febbraio 2022 e, in altra versione, per il Corriere di Saluzzo del 24 febbraio 2022 e per il blog di Media Duemila

[10] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-perche-occorre-aiutare-lucraina-a-difendersi-con-forza/400356/.

[11] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-la-sconfitta-di-una-pluridecennale-politica-europea/400015/.

[12] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-la-guerra-a-poche-ore-da-casa/400871/.

[13] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-la-mossa-del-cavallo-dello-zar-putin-e-il-suo-grande-gioco-nello-scacchiere-internazionale/393681/.

[14] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-la-risposta-europea-alla-mossa-del-cavallo-e-lincognita-della-cina/393851/.

[15] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-la-russia-al-bivio-accettare-la-mediazione-cinese-o-tentare-la-roulette-del-lascia-o-raddoppia/394060/

[16] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-lavanzata-militare-russa-e-il-rischio-per-putin-di-una-vittoria-di-pirro/394645/.

[17] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-le-due-partite-a-scacchi-pensando-alla-ricostruzione-e-al-nuovo-scacchiere-multipolare/395320/.

[18] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-dalla-guerra-al-confronto-diplomatico-come-far-partire-un-negoziato-credibile/395860/

[19] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-5-aprile-2022-leccidio-di-bucha-una-brutta-pagina-per-lumanita/398978/

[20] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-cina-e-russia-convergenze-e-divergenze/395122/

[21] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-le-pagelle-a-vladimir-putin-e-agli-altri-protagonisti-in-ricerca-della-pace/400710/.

[22]Articolo uscito inizialmente nel quotidiano indipendente online L’Indro in data 30 marzo 2022. Cfr. https://lindro.it/guerra-in-ucraina-lista-provvisoria-dei-nostri-apprendimenti/#prettyPhoto/0/

[23] Scritto per il blog de Il Fatto Quotidiano il 24 febbraio 2002 https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/24/ucraina-svegliarsi-nelleuropa-del-1939-sembra-inspiegabile-sotto-ci-devessere-dellaltro/6506254/.

[24] Scritto per Il Fatto Quotidiano del 25 febbraio 2022

[25] Scritto per Il Fatto Quotidiano del 28 febbraio 2022

[26] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-il-futuro-dellunione-europea-dopo-la-guerra-in-ucraina%e2%80%af%e2%80%af/396075/.

[27] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-crisi-alimentare-il-terzo-cavaliere-dellapocalisse/401292/.

[28] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-ucraina-sussulti-di-negoziato-dopo-la-quaresima-della-diplomazia/403557/.

[29] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-a-100-secondi-dalla-mezzanotte-nucleare/399253/ (prima parte) e https://www.key4biz.it/democrazia-futura-la-necessita-di-un-approccio-critico-interdipendente-e-interdisciplinare/399431/ (seconda parte).

[30] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-la-diplomazia-di-giove-una-nuova-sfida-per-il-secondo-mandato-alleliseo/404312/.

[31] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-la-ritrovata-stabilita-politica-del-portogallo-dopo-le-elezioni-politiche/394229/.

[32] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-macron-vs-le-pen-duello-allultimo-voto-per-il-secondo-turno/399573/ (primo turno) e https://www.key4biz.it/democrazia-futura-lincognita-delle-legislative-sul-nuovo-quinquennio-di-macron-alleliseo/401102/ (secondo turno).

[33] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-macron-vs-le-pen-duello-allultimo-voto-per-il-secondo-turno/399573/

[34] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-lincognita-delle-legislative-sul-nuovo-quinquennio-di-macron-alleliseo/401102/

[35] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-gran-bretagna-elezioni-locali-il-tramonto-di-boris-johnson/403833/

[36] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-le-virtu-di-una-concezione-maggioritaria-della-democrazia-italiana/404647/.

[37] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-la-derivata-italiana-quando-il-gioco-si-fa-duro/399661/.

[38] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-la-scottatura-israeliana-una-sinistra-geneticamente-separata/395477/.

[39] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-la-rappresentazione-e-la-percezione-del-conflitto-quattro-spunti/404788/.

[40] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-la-lega-tra-vecchio-misticismo-e-nuova-incoerenza/401850/.

[41] Testo anticipato suddiviso in tre parti su Key4biz:

Democrazia Futura. Serve davvero all’Italia il Trattato del Quirinale?;

Democrazia Futura. Serve davvero all’Italia il Trattato del Quirinale? (Parte Seconda):

Democrazia Futura. Serve davvero all’Italia il Trattato del Quirinale? (Parte Terza).

[42] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-manifesto-per-i-media-e-linternet-di-servizio-pubblico/403246/.

[43] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-le-ragioni-di-un-appello/403401/.

[44] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-riappropriarsi-di-uno-spazio-pubblico-nel-mondo-digitale/404188/.

[45] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-internet-un-bene-pubblico-da-regolare-e-sottrarre-alle-nuove-oligarchie/404011/.

[46] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-appunti-sulla-guerra-tra-voyeurismo-rimozione-e-invisibilita/397962/.

[47] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-la-comunicazione-come-motore-di-una-dinamica-sociale-che-modifica-anche-la-guerra/397375/.

[48] https://www.key4biz.it/splinternet-la-guerra-in-ucraina-divide-linternet/396648/.

[49] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-dalla-cortina-di-ferro-alle-cortine-di-silicio-sara-linternet-globale-la-principale-vittima-del-conflitto-russo-ucraino/398412/

[50] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-le-due-guerre-in-ucraina-fra-bombe-e-cyber-attacchi-silenziosi-alla-rete/403701/.

[51] All’origine di questo articolo un post pubblicato da Mezza sulla sua pagina di Facebook.

[52] Questo testo è uscito nel mese di marzo 2022 sul blog del mensile Mondoperaio

[53] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-la-stagione-della-maturita/405797/.

[54] L’Indro 4 aprile 2022. https://lindro.it/emergenza-e-pandemia-non-rafforzano-molto-il-senso-civico-degli-italiani/.

[55] L’Indro 11 aprile 2022. https://lindro.it/la-ue-fotografia-il-sentiment-degli-europei-dopo-due-anni-di-pandemia/.

[56] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-moto-a-luogo-hermann-von-keyserling-e-la-scuola-della-saggezza/402987/

[57] https://www.key4biz.it/democrzia-futura-la-modernita-di-mazzini/401491/.

[58] https://www.key4biz.it/democrzia-futura-la-modernita-di-mazzini/401491/.

[59] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-a-proposito-di-raffaella-carra/394731/.

[60] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-il-monarca-della-rai/406104/.

[61] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-bye-bye-freud-che-rimane-oggi-della-psicoanalisi-una-via-senza-ritorno/398609/.

[62] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-il-nitore-dellassenza-e-roma-torna-a-splendere-sei-foto/402508/.

[63] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-la-forza-di-un-saggio-ventanni-dopo-capire-il-potere-di-noam-chomsky/395632/.

[64] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-dino-villani-maestro-di-pubblicita/404445/.

[65] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-il-rugantino-e-la-dolce-vita-quella-notte-romana-dello-spogliarello/394394/.

[66] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-io-e-monica-vitti-e-mi-nascondo-in-lei/402165/.

[67] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-60-anni-fa-usciva-in-sala-leclisse-di-michelangelo-antonioni/402326/.

[68] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-catherine-spaak-unaltra-donna-era-possibile/400404/.

[69] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-versi-in-fumo-una-pipa-per-ricominciare-sempre-da-capo-a-meditare-sulla-propria-esistenza/398720/.

[70] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-franco-venturini-1946-2022-figlio-darte-della-diplomazia-prestato-al-giornalismo/405444/

[71] https://www.key4biz.it/democrazia-futura-gianfranco-ferroni-o-del-realismo-anamorfico/405384/

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