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Democrazia Futura. Perché è importante essere attore e non fare l’attore

Sempre nella rubrica Visti da Vicino un regista e sceneggiatore formatosi nella boutique di Carlo Rambaldi e Riccardo Paladini, Lucio Saya, autore della copertina e della quarta di copertina di questo fascicolo, rievoca tra il serio e il faceto tre scambi di battute avuti con “Sua grandezza Gigi Proietti” come lo definisce ricordando una sua celebre frase: “E’ importante essere attore, non fare l’attore”. “Non avevo ancora visto un Gigi “drammatico”. Poi nel 2017, era di luglio, si presentò l’occasione. […] “Ma non ti vergogni ogni tanto 5 minuti … solo 5 minuti, di fare sempre tutto esaurito?!”  Proietti “Si mise a ridere e rispose: “Qualche volta” poi scendendo di un paio di ottave e con tono confidenziale: “Però fa piacere!”.

Lucio Saya

E’ importante essere attore, non fare l’attore” (Gigi Proietti)

Probabilmente dico una banalità, ma mi piace rendere edotto chi ancora non lo fosse, riguardo un uomo che giù dal palcoscenico non ha mai “recitato”. Sempre Vero, sempre sé stesso: Sua grandezza Gigi Proietti.
E rispolvero quindi un piccolo, recente ricordo.
Non avevo ancora visto un Gigi “drammatico”. Poi nel 2017, era di luglio, si presentò l’occasione. Lui aveva la Direzione Artistica del Globe Theatre di Villa Borghese a Roma e nella programmazione estiva aveva riservato per sé 10 giorni, se non ricordo male. Avrebbe messo in scena “Edmund Kean”.
Con una certa difficoltà riuscii a mettere le mani sui sospirati biglietti. Poi gli telefonai e, come sempre, chiesi subito se era un momento inopportuno. Gigi rispose: “Si … no … vabbè, dimmi, dimmi”.
Io, avvertita la titubanza, dissi che avrei richiamato in un altro momento. Lui però insistette perché continuassi. Allora, scusandomi, chiesi in cosa lo avessi interrotto.
Qui rifletto. In più di 50 anni trascorsi nell’ambiente del Cinema e della Televisione, ho conosciuto alcuni personaggi noti o famosi. E mi chiedo quanti di loro avrebbero risposto con la semplicità (e modestia) con cui rispose Gigi.

“E’ che fra tre giorni debutto e me stavo a studià la parte, che nun m’aricordo un tubo!”
Dissi che lo sapevo (del suo debutto …) e che telefonano proprio per dire che ero finalmente riuscito a trovare i biglietti. E aggiunsi:  “Ma non ti vergogni ogni tanto 5 minuti … solo 5 minuti, di fare sempre tutto esaurito?!”
Si mise a ridere e rispose: “Qualche volta” poi scendendo di un paio di ottave e con tono confidenziale: “Però fa piacere!”
Non so quanto durò l’applauso alla fine della rappresentazione quella sera al Globe Theatre. Lasciai passare qualche giorno poi gli telefonai: “Non sono io che devo dirti quanto sei stato bravo, ma te lo dico lo stesso. E meno male … che nun te ricordavi un tubo!!”
Rise ancora. Del resto gli è sempre piaciuto ridere e far ridere.

Una volta, però, senza ridere, mi raccontò una faccenda.
La marca di un noto prodotto alimentare aveva concluso l’annuale Campagna promozionale di programmazione televisiva. Volendo cambiare il protagonista degli Spot, era stato proposto a Gigi Proietti di essere il nuovo Testimonial. A lui però la precedente linea pubblicitaria non era affatto piaciuta, né per l’idea né per il resto. E mi confidò:  “Non avrei mai pensato, ti giuro … mai, che per una pubblicità qualcuno mi potesse offrire tanti soldi!”

Stavo per dire qualcosa a proposito del suo essere un Numero Uno, del gradimento e cose del genere, ma non dissi nulla:  “Com’è che la gente spesso pensa che uno per i soldi sia disposto a fare qualsiasi cosa?! Se una cosa non mi piace, non mi piace e basta! Cerco di evitarla. Questa pubblicità per esempio non m’è piaciuta. Allora o si cambia completamente rotta (magari posso dare una mano pure io) oppure, nonostante i tanti quattrini, rifiuto la proposta”. La rotta venne invertita

Stava tornando l’estate in quel disgraziato 2020 quando un giorno telefonai a Gigi. Aveva visto su Youtube il video di un posto[1] dove da molti anni ci incontriamo in tanti amici, anche suoi. Chiesi la sua impressione.
Quanti amici! Mi hai fatto ricordare di quando avevamo i capelli neri! Vediamo se stavolta, appena se ne va ‘sto Virus, ce la faccio a cenare e fare musica con voi“.
Qualche giorno fa nella rubrica del mio cellulare ho visto il numero di Gigi e ripensando a quella telefonata ho sentito l’impulso di chiamarlo. Sapendo benissimo che non mi avrebbe risposto nessuno … ho inoltrato la chiamata. Ho anche dato un’occhiata all’orologio a muro controllando, per abitudine, che fosse un’ora opportuna. Erano le 18 in punto.

“Pronto!” La sua voce!!! … E come ti sbagli?! “Pronto? … pronto…. sono Gigi, chi parla?” “Gigi?! … ma…”. “Ah, sei tu? … che bello sentirti!” “Si, ma … dove … dove sei?” “Sto su ‘na nuvola molto comoda direi, con tutti i confort. Lo sai, no? che fuori dalla scena sono sempre stato un po’ pigro” “E come … come stai?”. “Sto bene, davvero! Certo, mi mancano … però mi vengono a trovare tanti amici, sai … pure loro …”.

“Va bene, ma noi qui … pronto, Gigi? … pronto …”
Guardo il cellulare, lo riporto all’orecchio, c’è solo silenzio. Guardo l’orologio a muro, dice sempre le 18. La lancetta dei secondi si è appena spostata!
E’ stato un lampo della mia fantasia o era tutto vero?!
Una volta Gigi ha detto: “E’ vero che ve l’ho raccontato”.


[1] Lo Spotorno club: vedilo a https://www.youtube.com/watch?v=vRKnqQyB6sc

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